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Catechisti nella selva

Tra foresta e grandi fiumi, un progetto missionario di formazione, solidarietà e pace nel dipartimento del Putumayo.  — 

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Il Progetto


Finalità:
Il progetto punta a migliorare l’accompagnamento pastorale degli insediamenti più distanti della Parrocchia di Nuestra Señora del Carmen di Puerto Leguizamo, dipartimento del Putumayo (Colombia), formando leader (catechisti e animatori) capaci di evangelizzare e animare le comunità cristiane nella loro crescita umana e di fede.


Contenuto:
il progetto include quattro punti fondamentali.

1. Convivenza e formazione dei catechisti e degli animatori. Due settimane di formazione per gruppi di 50 leader comunitari in cui proporre un incontro personale del catechista con Cristo e la sua missione, fornirgli materiale didattico e formarlo a una solida catechesi inculturata e a una catechesi sacramentale.

2. Materiale didattico, biblico e catechetico.

3. Visita alle comunità da parte degli agenti di evangelizzazione.

4. Programmi radio che, con cadenza settimanale, continuino i programmi di formazione delle comunità, creino fra di esse legami di collaborazione ed informino su modalità e contenuti delle convivenze ed altre eventuali attività.

In linea con il suo specifico indirizzo educativo e formativo, Amico appoggerà quest’anno il Progetto Catechisti Colombia, promosso e seguito da padre Eduardo Reyes, missionario della Consolata. Attraverso il sito e l’inserto che pubblicheremo sulle pagine di Missioni Consolata daremo aggiornamenti e approfondimenti sull’iniziativa.

 


 

 
 

Fiumi e frontiere

Tutte le volte che Padre Eduardo lascia la parrocchia per andare a visitare una delle piccole comunità a lui affidate, sparse per l’immenso territorio che circonda il paese, guarda la barca e il fiume su cui essa galleggia. Vi sono, nei suoi occhi, una certa a curiosità e quel pizzico di rassegnazione che, normalmente, fanno parte del bagaglio di ogni missionario che si rispetti.  Quest’ultimo sentimento nasce dalla consapevolezza che il viaggio, ancora una volta, non sarà dei più corti ed agevoli, mentre la curiosità, beh, senza quella la missione perderebbe molto del suo fascino, soprattutto se si lavora in questo sperduto angolo del pianeta.

Sepolta mollemente in piena selva amazzonica, Puerto Leguízamo, cittadina fluviale del dipartimento del Putumayo, estende i limiti del suo territorio fino a lambire i confini di altre regioni colombiane (Caquetá e Amazonas) e a fronteggiare, al di là del grande fiume, i territori del Perù e dell’Ecuador.

Il sistema politico amminitrativo colombiano che considera i corsi d’acqua come criterio di divisione territoriale entra in conflitto con la logica amazzonica per la quale i fiumi uniscono, non dividono. Lungo i fiumi gli abitanti (coloni o indios che siano) stabiliscono rapporti sociali, economici, culturali e ludici. Al di là delle divisioni sociopolitiche e dei limiti internazionali, dipartimentali e municipali legalmente stabiliti, gli abitanti di questa regione si orientano verso quei conglomerati umani che offrono risposte alle loro necessità basilari come salute, comunicazione, educazione… Per questa logica,  da Puerto Leguízamo, La Tagua e Puerto Ospina si attendono le persone (coloni e indios), che appartengono a differenti paesi (Ecuador, Perú), differenti dipartimenti (Caquetá, Putumayo, Amazonas) e giurisdizioni ecclesiastiche (Diocesi di Mocoa – Sibundoy,  Vicariato Apostolico di Leticia, Vicariato Apostolico de San José del Amazonas, Perú) trascendendo quelli che sarebbero i limiti ufficiali creati dal diritto internazionale.

Lavorare a Puerto Leguízamo, significa oggi accettare una logica pastorale diversa, più aperta e  sfidante visto e considerato che il territorio su cui si lavora coinvolge comunità e persone abituate a muoversi secondo direttrici tracciate dalle esigenze di mercato e di trasporto ed incuranti dei confini disegnati sulla carta dalle autorità, tanto politiche quanto ecclesiali. Si aggiunga a tutto ciò, il fatto che molte comunità sono indigene e quindi abbastanza portate a seguire un concetto di zonalità flessibile ed incentrato più sulla tradizione e la consuetudine.

 

Una nuova porzione di chiesa

È questo il contesto ambientale in cui si inserisce il progetto di padre Eduardo Reyes, giovane missionario della Consolata colombiano, già da tempo impegnato  nella pastorale indigena della zona amazzonica del paese e oggi parroco e incaricato, insieme all’equipo pastorale che lo coadiuva, della Parrocchia di Nuestra Señora del Carmen di Puerto Leguízamo. Un contesto non facile, che la chiesa locale ha deciso di affrontare attraverso un processo, graduale ma continuo, che sta conducendo alla creazione di un nuovo vicariato apostolico in grado di offrire un servizio pastorale migliore, più inculturato e più vicino alla gente di questa zona. È un progetto ambizioso e difficile, impostato sulla «pastorale «di frontiera», strumento di relazione, riconciliazione, solidarietà e pace per una terra che, oggi e già da molti anni, è teatro di una delle più lunghe e sanguinose guerre contemporanee.

Mentre si attende la nomina del nuovo vescovo, le parrocchie della zona sono chiamate a preparare il terreno, coinvolgendo le forze pastorali già presenti sul territorio nello sforzo di formare tanto agenti pastorali (catechisti), quanto operatori sociali (animatori) in grado di accompagnare il cammino integrale delle comunità. Queste, a prevalenza indigena, sono composte anche da coloni provenienti da altre parti del paese e insediatisi in passato nel territorio.

Padre Eduardo sa che non è un compito facile, soprattutto per la difficoltà di spostamento dovuta alla particolare geografia del posto che rende estremamente difficile il trasporto delle persone, costrette a muoversi quasi esclusivamente sui corsi d’acqua.

Il problema riguarda in modo particolare le piccole comunità che vivono nelle zone meno raggiungibili e più distanti dal centro abitato e dalla parrocchia. «Non si tratta di comunità numerose, a volte sono composte soltanto da poche famiglie – dice padre Eduardo – ma ciò non significa che debba venir meno l’accompagnamento pastorale. Anzi, a maggior ragione, dobbiamo avvicinarci a questi nostri fratelli che vivono lontani da tutto e con il rischio di venire da tutti dimenticati».

Per questa ragione diventa cruciale procedere alla formazione di persone capaci di offrire un orientamento umano, sociale e cristiano alle piccole frazioni che sono venute creandosi sulle rive dei grandi fiumi amazzonici della zona. «Con l’equipe che mi accompagna in questo lavoro ci siamo seduti a pensare a come intensificare l’accompagnamento pastorale delle nostre comunità, nonostante la difficoltà che sempre si incontra, nell’accedere a risorse economiche. Abbiamo provato a scrivere un progetto triennale che speriamo, con l’aiuto di tanti, di riuscire a portare avanti. Vogliamo offrire un servizio qualificato anche alla gente che vive lontano dalla parrocchia, sulla riva dei grandi fiumi Caquetá e Putumayo; includendo anche alcune comunità indigene che risiedono nel territorio peruviano. In nome di un Vangelo che sia davvero senza frontiere».

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Ugo Pozzoli

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