La gioia di rispondere sì… a 25 anni.
Lo scorso giugno abbiamo pubblicato un articolo a firma di Francesca e p. Nicholas che parlava della felicità del sentirsi amati. Ora p. Nicholas intervista Francesca sulla sua decisione di diventare missionaria della Consolata, sulla gioia di rispondere «sì».
«Il Signore mi chiama a dare tutto e la mia risposta è ormai chiara e riempie le mie preghiere e le mie riflessioni: voglio dargli tutto. Voglio affidarmi a Lui ed essere strumento missionario nelle sue mani. È Lui quell’ Amore grande di cui faccio esperienza. È solo Sua la bellezza che gli altri dicono di vedere in me, ed è sempre Lui a rendermi “luogo accogliente” per le persone. È con Lui che mi piace semplicemente stare, assaporando la sua presenza nel silenzio. È Lui che voglio annunciare e testimoniare con la vita. Ed è nella famiglia della Consolata che voglio dire a Lui il mio sì…».
Queste sono alcune frasi della lettera che hai scritto per chiedere di iniziare il percorso per diventare missionaria della Consolata.
Sì, in tutta la lettera vi sono 242 parole, quelle che daranno una svolta fondamentale alla mia vita.
Chi è Francesca Allasia?
Ho 25 anni, la laurea magistrale in filosofia, e sono animatrice al Centro di Animazione Missionaria dei missionari della Consolata a Torino.
Com’ è cominciato il cammino che ti ha portato alla decisione di dedicare la tua vita al Signore diventando missionaria?
Premetto che ogni cammino è personale e ciascuno ha la propria storia e i propri tempi. Quando avevo 17 anni, ero impegnata in oratorio, facevo doposcuola e frequentavo un gruppo di coetanei. Nonostante tutto questo, sentivo una certa inquietudine, cercavo qualcosa di più, qualcosa di diverso al quale ancora non riuscivo a dare un nome. Avevo bisogno di allargare i miei orizzonti e ho cominciato a cercare… Dopo aver girato un po’ di posti sono approdata dai missionari della Consolata e da lì non mi sono più mossa.
Sono arrivata al Centro di animazione per curiosità, vi sono rimasta perché mi sono sentita a casa e ho iniziato il discernimento perché mi sono sentita chiamata a impegnare la mia vita per la Missione.
Vi sono stati un episodio, una lettura o un incontro particolarmente significativi che ti hanno fatto pensare a questa scelta di vita?
Gli incontri con padri e suore impegnati «sul campo» sono stati per me molto importanti. Mi ha colpito la loro immediatezza, la loro capacità di accoglienza, la loro schiettezza e semplicità, il loro essere presenti, pronti all’ascolto e all’incontro. Mi ha stupito la costanza con la quale continuano a camminare accanto alla gente, nonostante le difficoltà e le sfide che la missione pone loro. Mi sono detta: «Da dove viene tutta questa forza? Chi è o dov’è la sorgente della gioia, dell’accoglienza, della consolazione e della testimonianza che queste persone quotidianamente danno?
Ho capito che è il Signore, è il continuo rivolgersi a Lui che rende possibile tutto ciò, è lo stare alla Sua presenza; è l’aver donato a Lui la propria vita con abbandono fiducioso ed entusiasta, felici di immergersi in quell’Amore grande e di dire: «Signore, eccomi!».
Riflettendo su questi aspetti mi sono accorta che riguardavano anche la mia vita, anche io mi sentivo coinvolta da quello sguardo paterno carico di tenerezza che mi chiedeva di mettermi in cammino, cercando di capire quale fosse il mio progetto da costruire con Lui. La preghiera è stata il sostegno fondamentale delle mie riflessioni.
Si sente spesso parlare di «discernimento» in che cosa consiste?
A un certo punto diventiamo grandi e ci interroghiamo su ciò che stiamo facendo, sulle nostre scelte future, su ciò che dà senso alla nostra vita e su ciò che ci rende davvero felici. La vita diventa progetto e il discernimento è mettersi in cammino per cercare di realizzarlo. È un percorso di scoperta, di riflessione e di valutazione delle diverse possibilità che si aprono davanti a noi per trovare quella che è davvero giusta per la nostra vita. Bisogna essere disposti ad affrontare un percorso serio di ricerca, a mettersi in discussione, ad andare in profondità e a cercare qualcuno con cui potersi confrontare. lnfine bisogna avere il coraggio di concretizzare, in una scelta coerente, quanto si è maturato nella ricerca.
Non hai valutato altre scelte possibili di vita come ad esempio la famiglia?
Come donna, sento la bellezza che vi è nel costruire una famiglia e nella gioia di poter godere del miracolo della vita che si manifesta nei figli. Il «sì» degli sposi è una risposta speciale all’amore del Signore. Io però sento che la mia famiglia è il mondo, vicino alla sofferenza, alla gioia, ai desideri, ai bisogni degli uomini.
Quanto è durato il tuo discernimento?
Parallelamente agli studi universitari ho portato avanti il discernimento. Sono stati anni ricchi di scoperta, di riflessione, di progressivo innamoramento della missione.
È bello riflettere sulla vita nella sua totalità, così nel mio cammino le esperienze di studio, di fede, di comunità si sono arricchite a vicenda, diventando complementari.
Durante il discernimento sei stata seguita da qualcuno con il quale hai condiviso le tappe della tua crescita spirituale?
Sì, sono stata seguita da una missionaria della Consolata con la quale mi incontravo ogni mese, condividendo riflessioni, domande e tappe del mio cammino. È importante avere una guida con la quale confrontarsi, ci vuole un riferimento che ti dia il suo punto di vista, che condivida la sua esperienza con te e ti aiuti a mettere a fuoco le difficoltà e le gioie che una determinata scelta di vita comporta. Solo avendo ben presente tutte queste cose, la scelta finale (che è sempre e comunque personale) sarà più libera e consapevole.
Inoltre un momento forte del discernimento è stata l’esperienza di due mesi che ho fatto un anno fa nelle missioni del Kenya.
Quando hai capito che il tuo discernimento era giunto al termine?
Quando mi sono accorta che la mia vita (interessi, sogni, attività) si stava muovendo tutta in quella direzione e ciò traspariva anche nei miei rapporti con gli altri.
Hai mai avuto dubbi?
Certamente, nel periodo di discernimento, i dubbi ci sono e ci devono essere!
Quali sono state le reazioni dei tuoi genitori quando li hai informati della tua intenzione di diventare suora?
Per fortuna ho sempre potuto contare sul loro appoggio. Sono stati disponibili a condividere con me questo percorso non solo manifestandomi le loro preoccupazioni e le loro ansie, ma anche lasciandosi coinvolgere nella mia scoperta del carisma consolatino. Adesso per loro è bello vedermi davvero felice.
Che cosa pensano i tuoi amici di questa tua scelta?
Ci sono state le reazioni più diverse: indifferenza, commozione, partecipazione, interesse, rifiuto. Vi è anche chi, pur frequentando la chiesa, mi ha chiesto tempo per elaborare la notizia e chi, pur non essendo credente, mi è particolarmente vicina.
Perché hai fatto una scelta di vita consacrata all’interno della Chiesa di oggi che sembra essere incapace di adattarsi al nostro tempo, che appare concentrata sulla ricchezza, su quelli che il Papa ha definito carrierismi e che è oggetto di scandali?
È vero, nella Chiesa vi sono molte cose che non vanno. Per fortuna nel corso del mio cammino, ho visto un altro volto della Chiesa: quello vicino ai poveri, agli ultimi, aperto al dialogo, all’accoglienza e alla consolazione. Una Chiesa veramente missionaria e anche io voglio esserne parte!
Come ti immagini tra 20 anni?
Citando i Blues Brothers, mi immagino serenamente in missione per conto di Dio.
Che cosa diresti ai tuoi coetanei che stanno cercando il senso della loro vita?
Non stancatevi mai di cercare e non siate superficiali. Tenete conto delle opinioni di chi è intorno a voi, non vanno accettate o rigettate a scatola chiusa, ma sono occasioni per approfondire la ricerca. Ricordatevi che ogni scelta è personale e che nessuno può decidere al vostro posto. E infine come ci ha detto papa Francesco: «La vita va messa in gioco per grandi ideali… Fidatevi di Gesù!».
di Nicholas Muthoka
Nicholas Muthoka
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