Vedevo negli occhi degli altri gli stessi sentimenti che si agitavano in me. Lì fuori c’era gente di ogni nazione che è sotto il cielo. Parti, Medi, Elamìti, Romani, Cretesi, Libici, Arabi, Asiatici. Lui ci aveva detto di andare fino agli estremi confini della terra, e noi, che avevamo deciso di ascoltare la sua parola, eravamo ancora lì, rinchiusi.
Se mi guardavo nello specchio trovavo di fronte a me un’immagine confusa: il volto che Lui amava era intersecato dal volto che da una vita ero abituato a scrutare e, all’occorrenza, giudicare. In quello specchio mi si mettevano costantemente di fronte, amplificati, tutti i miei fallimenti, tutte le mie decisioni scadute in velleità. In fondo mi convincevo che ogni decisione di quelle "strane", di quelle che Lui ci aveva abituati a prendere con semplicità, di quelle elaborate per amore, fosse velleità.
Anche gli altri lo pensavano e lo sussurravano continuamente ciascuno alle proprie orecchie.
Lui ci aveva sostenuti molte volte nello scoraggiamento, e ora che era partito iniziavo a convincermi di dovermi togliere dalla testa la credenza che sia possibile camminare e diventare liberi davvero.
Quanto anni avevo lottato per vincere lo scoraggiamento? Mi pareva di non esserci ancora riuscito.
Eppure fino a poco tempo prima avevo avuto Lui accanto! Ora che non c’era più, iniziavo a pensare che il mio cuore fosse troppo duro perché Lui e il Padre vi potessero trovare uno spiraglio dal quale entrare per abitarvi. Le mie chiusure forse erano troppo forti anche per loro.
In ogni caso il nemico era certamente più in gamba di me. Riusciva ad aggirare ogni mia difesa.
Forse è per questo che fui preso da uno stupore traboccante quando sentii il fragore del vento e percepii la casa colmata e rigonfia di Spirito, come un grembo gravido che stabilisce sulla terra l’umanità.
Dei bagliori, come lingue di fuoco, si dividevano per raggiungere il capo di ciascuno di noi.
Qualcuno aveva provato a scacciare la propria fiamma con le mani, come si fa con una mosca. Quelle si erano stabilite in noi, e si erano fatte le tende.
Quando sentimmo accalcarsi gente fuori della porta, ci accorgemmo che il silenzio in cui ci eravamo rifugiati si era tramutato in un battito cardiaco che pompava fuori della casa il nostro fuoco. Una voce si alzò per cantare: "Mandi il tuo spirito, sono creati, e rinnovi la faccia della terra". E qualcuno ricordò le parole del Maestro che promettevano l’edificazione di una dimora accogliente in ciascuno, e l’amore del Padre, e il "per sempre" dello Spirito.
Uscimmo. E la moltitudine in attesa era persone da incontrare.
Pensai che forse era stato a causa del nostro essere rimasti fermi senza partire verso i confini della terra, che i confini della terra si erano radunati a Gerusalemme.
Erano venuti a cercarci per prenderci con le nostre vite fragili e portarci ad abitare assieme a loro.
di Luca Lorusso
Luca Lorusso
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