A Marandallah lo sviluppo integrale della persona è «il secondo nome» dell’evangelizzazione.
Da fratel Rombaud, referente del progetto Atelier, un piccolo scorcio delle attività missionarie della sua comunità.
Il nostro contesto fa rifletere e interrogare colui che desidera lo sviluppo dell’uomo e della donna. La nostra gente fino a quando rimarrà indietro? Sarà sempre dipendente a causa della mancanza d’istruzione?
Da quando la missione si è istallata a Marandallah ci siamo scontrati con la difficoltà della lingua. Noi missionari devremmo imparare la lingua locale. La gente del posto parla diverse lingue, ma non sanno scrivere né leggere. Sono pocchissimi quelli che sono in grado di farlo, e questo influenza molto la vita della missione e la pastorale.
Fin da subito abbiamo organizzato dei corsi serali di alfabetizzazione: inizialmente erano rivolti ai ragazzi della missione che svolgevano il servizio di chierichetti, e ad alcuni adulti. Quando hanno preso forma siamo passati a corsi di alfabetizzazione con maestri preparati, seguendo il programma nazionale di alfabetizzazione. Adesso seguono i bambini che durante la giornata aiutano i genitori nei campi, e anche alcuni adulti.
In Costa d’Avorio la scuola elementare è obbligatoria e gratuita ma nella nostra zona i genitori non lasciano andare i bambini a scuola perché questi sono una buona mano d’opera. Scelgono tra i figli uno, oppure due, perché vadano a scuola, mentre gli altri vanno nei campi.
Grazie all’iniziativa della missione anche i bambini che lavorano possono ricuperare l’istruzione.
Nella pastorale abbiamo delle cappelle in cui nessuno sa leggere o scrivere. A volte coinvolgiamo nella pastorale persone non cristiane. A volte catechumeni che svolgono il ruolo del catechista perché sanno leggere nella lingua locale.
Quest’anno il nostro vescovo Mgr Antoine Koné ha proposto come tema per l’anno pastorale: “Lo sviluppo dell’uomo, altro nome dell’evangelizzazione”.
Il caso di Daniel Konè
Daniel Konè è un nostro catechista e lavora con noi. Non sa leggere né scrivere. Dopo avergli proposto per molto tempo di seguire il corso di alfabetizzazione, senza mai riuscire a convincerlo, finalmente quest’anno ha deciso di frequentarlo assieme alla figlia. La figlia non aveva ancora mai studiato perché la sua mamma aveva bisogno di lei per i lavori di casa. La stessa situazione è capitata e Soro Fatoumata che lavora per le pulizie del dispensario. A 16 anni segue il primo anno di corso. Sono tanti i casi come questi.
di Fr. Rombaut Ngaba
Rombaut Ngaba
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