A trenta chilometri dal confine russo, la città di Charkiv è ancora sotto attacco. Mco offre il proprio aiuto alla popolazione tramite l’opera della Caritas locale e del nostro padre Luca Bovio, missionario in Polonia, che dal marzo 2022 ha già compiuto 5 viaggi in Ucraina.
Il progetto Amico Caritas Charkiv ha l’obiettivo di fornire 50 stufe di ghisa ad altrettante famiglie bisognose di cuocere i cibi e scaldare le abitazioni anche nella fredda primavera e in vista del prossimo autunno e inverno.
Sono tante le immagini e i ricordi che restano dopo ogni viaggio fatto nella martoriata Ucraina. Tra questi c’è l’incontro con la direttrice della scuola elementare del villaggio di Koroboczyny, a poche decine di chilometri da Charkiv, nell’estremo Est del paese, vicino alla frontiera con la Russia.
Incontriamo la direttrice, una donna di giovane età, all’esterno della scuola. Ci invita a entrare per mostrare quello che i soldati russi hanno fatto.
L’edificio, che era stato appena ristrutturato prima dell’invasione, appare oggi semidistrutto. Tutte le finestre e le porte di vetro sono esplose così come parti del soffitto e delle pareti.
I bambini sono riusciti a scappare prima delle esplosioni andando in altre città ucraine oppure in altri paesi.
Alla nostra domanda per sapere quali siano le cose di cui ha più bisogno in questo momento, la direttrice risponde: “Che i bambini possano al piu presto tornare qui in condizioni di sicurezza”. Le lezioni in tutto il Paese vengono fatte per lo più in modalità online da più di un anno.
Laddove si prova a fare le lezioni in presenza, spesso gli alunni, al suono delle sirene di allarme, devono scendere nei rifugi.
Finché la guerra continua, non c’è possibilità di dare inizio a ricostruzioni in quest’area. Essendo ancora soggetta a nuovi bombardamenti, sarebbe inutile.
Attualmente stiamo lavorando con la Caritas di Charkiv per mettere a disposizione dei bambini rimasti in città alcuni locali negli scantinati, essendo questi i luoghi piu sicuri.
Villaggi abbandonati
Viaggiare per i villaggi in questa parte del Paese non è possibile se non accompagnati da persone che hanno il permesso dei soldati. Anche noi siamo accompagnati da un volontario, un uomo sulla sessantina che si dedica alla distribuzione degli aiuti umanitari da quando è scoppiata la guerra.
Appare difficile trovare persone nelle poche case ancora in piedi nei villaggi vicini al confine russo.
Ci aiuta a individuarle da lontano il fumo prodotto dalle stufe che esce dai comignoli dei tetti.
Ci avviciniamo a una casa suonando il clacson.
Dopo alcuni minuti, un anziano con uno sguardo sospettoso si affaccia chiedendoci chi siamo.
Indichiamo il simbolo della Croce rossa sulla macchina e rispondiamo che siamo volontari.
Allora l’uomo prende coraggio e ci incontra sulla soglia della casa. Gli lasciamo delle conserve dopo esserci assicurati che la stufa della sua casa è ancora funzionante.
Prima di salutarlo, lasciamo un numero di telefono da chiamare nel caso di richieste di aiuto.
Morire a 24 anni
Durante il viaggio in questo contesto surreale che alterna trincee scavate nel terreno, macchine distrutte lasciate sulla carreggiata e rovine di case, il nostro accompagnatore ci mostra le foto di suo figlio di 24 anni, pilota militare.
Dopo soli due mesi di matrimonio, durante un’azione aerea è stato colpito. Per evitare che l’aereo cadesse in città, il giovane, invece di catapultarsi fuori per salvarsi la vita, è rimasto al comando del velivolo per guidarlo in una zona disabitata.
Per questo motivo è stato premiato come eroe nazionale.
La tragicità della storia mi sorprende, ma ancora di più il modo con cui il volontario accanto a me la racconta, lasciando trasparire solo il suo grande orgoglio.
di Luca Bovio
Leggi anche:
- I resoconti dei viaggi di padre Luca Bovio in Ucraina sul sito di MC, nella rubrica «Fuori carta».
- Gli articoli di MC marzo alle pagg. 56 e 74.
Luca Bovio
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