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Noi, cristiani d’Arabia

Un libro di ritratti che gettano una luce nuova su una minoranza di cristiani e sulla loro convivenza, fianco a fianco e nella vita di tutti i giorni, con milioni di musulmani.
Un’inchiesta ricca di informazioni sulla comunità cristiana del Golfo Persico, stretta fra le grandi dinamiche geopolitiche da una parte e la fatica di affermare il proprio ruolo nel cuore del mondo islamico dall’altra.

Autore: Zappa Chiara
Giornalista, lavora al mensile del Pime "Mondo e Missione". Collabora stabilmente alle pagine culturali del quotidiano "Avvenire". Autrice di numerosi reportage dal Sud del mondo – tra Africa, Asia e America Latina – da qualche anno si occupa di Medio Oriente. Da un reportage per la sua rivista è nato questo libro, il primo nel suo genere.

Contenuti: Un libro di ritratti che gettano una luce nuova su una minoranza di cristiani e sulla loro convivenza, fianco a fianco e nella vita di tutti i giorni, con milioni di musulmani.
"Parole non crociate", appunto primo titolo di una nuova collana della Emi dedicata ai temi del dialogo, della convivenza e della cultura della pace.
Un’inchiesta ricca di informazioni sulla comunità cristiana del Golfo Persico, stretta fra le grandi dinamiche geopolitiche da una parte e la fatica di affermare il proprio ruolo nel cuore del mondo islamico dall’altra.
Il libro di Chiara Zappa non propone conclusioni né offre un giudizio finale sulla realtà dei "cristiani d’Arabia": si limita a consegnare al lettore una serie di dati e a delineare alcuni scenari sottolineando più volte che siamo di fronte a una situazione in evoluzione.
Come dimostrano le recenti rivoluzioni in Tunisia e in Egitto, le sabbie dei deserti arabi non sono mai ferme. Sotto di esse maturano grandi fermenti sociali, culturali e politici che, direttamente o indirettamente, coinvolgono anche le minoranze cristiane.

anno: 2011
formato:
14×21
pagg. 144
euro 12,00
 

INDICE

Prefazione, di mons. Bernardo G. Gremoli, 11

Introduzione. Dal deserto al petrolio… al melting pot in sacrestia, 15

1. Tra passato e futuro. Il laboratorio Emirati Arabi, 23
2. George e i lavoratori sfruttati degli Emirati Arabi, 31
3. Grace, la guerriera gentile. Un’ambasciatrice in difesa delle colf, 39
4. Il vescovo Paul, uno svizzero nel Golfo, 49
5. Nila, Winnie e le altre. Solidarietà femminile, 57
6. Suor Magdalen, un’ancora nella città delle illusioni, 67
7. Renato, l’architetto di Dio, 75
8. Ibrahim, il musulmano del dialogo, 85
9. Amanuel, il pastore con la kefiah, e Camillo, l’amico vescovo, 93
10. Scuole senza frontiere, 103
11. Arabia Saudita: la grande sfida, 111

Appendici
A. Chiese d’Arabia. I riti cattolici orientali nel Golfo Persico, 121
B. Schede dei paesi, 127


PRESENTAZIONE:

Prefazione di mons. Bernardo G. Gremoli

Cercando di riordinare alcuni ricordi della mia permanenza, per quasi trent’anni, nei paesi del Golfo Arabico, vorrei evidenziare le attività e le circostanze che più mi hanno coinvolto.
Ero il primo vescovo residente in quelle zone e dovevo affrontare una realtà molto complessa. Fu una sorpresa bella e incoraggiante quando, nel marzo del 1976, giungendo all’aeroporto di Abu Dhabi, fui accolto quale inviato del Vaticano da un ufficiale del protocollo del presidente degli Emirati Arabi, Zayed bin Sultan al-Nahyan, il quale per lunghi anni ci è stato sempre molto vicino, aiutandoci ad affrontare i nostri numerosi problemi.
Arrivai negli Emirati all’inizio del boom petrolifero. Decine di migliaia di tecnici e operai affluivano dalle più disparate parti del mondo per lavorare agli oleodotti, alle autostrade e alla costruzione di nuove città. Tra loro un buon numero erano cattolici, ma non esistevano luoghi di culto adeguati per accoglierli; avevamo pochi sacerdoti per assisterli spiritualmente e dovevamo far fronte a problemi gravi e urgenti.
Fin dall’inizio ho cercato di essere presente con discrezione, rispetto e attenzione, valutando bene le varie situazioni che mi si presentavano. Solo quando ho imparato a conoscere le diverse culture ho iniziato ad agire, nei confronti dei rappresentanti politici e religiosi del paese, sempre con molta riservatezza. È stato un lavoro difficile che ha richiesto da parte mia pazienza e umiltà, che alla fine hanno dato i loro buoni risultati.
Il mio atteggiamento verso le autorità è sempre stato improntato al rispetto sincero delle leggi, delle tradizioni, dei costumi e simboli locali. Questo mi ha permesso di intrattenere con tutti un buon dialogo, a seguito del quale ho potuto ottenere ottimi risultati, come i permessi per la costruzione di chiese e di scuole, ricevendo anche in dono i terreni su cui realizzarle.
Non è stato un trionfo, come potrebbe sembrare, ma un lungo periodo di intenso lavoro che ha richiesto impegno, molta pazienza e rispetto per superare le non poche difficoltà, insieme a lunghe attese.
Col passare degli anni, le mie relazioni con emiri e sceicchi si intensificarono. Riconoscevo con gioia le loro festività e quando era possibile vi partecipavo, in particolare durante il mese di Ramadan. Mi fu chiesto anche di unirmi, nelle grandi occasioni, al Corpo diplomatico che si recava in visita al presidente degli Emirati. Questo comportamento amichevole e rispettoso era spesso ricambiato con la partecipazione di esponenti politici ad alcune nostre ricorrenze come l’inaugurazione di scuole e chiese. In occasione del Santo Natale una rappresentanza del capo religioso veniva a porgerci gli auguri.
I buoni risultati ottenuti in questi anni non sono dovuti solo alla disponibilità delle autorità, ma anche alle nostre numerose comunità cattoliche che hanno fatto la loro parte con grande entusiasmo e generosità. Queste nostre comunità, nei paesi del Golfo, vivono con fervore la loro fede nonostante le molte difficoltà che, come immigrate, devono affrontare. Posso affermare che, più di una volta, musulmani di varie estrazioni sociali mi hanno chiesto come riuscivo a far affluire nelle nostre chiese tanti fedeli e soprattutto tanti giovani. Li ricordo tutti con nostalgia e gratitudine.
Vorrei anche accennare alle nostre scuole, aperte a tutti gli alunni di ogni nazionalità e fede religiosa e molto apprezzate dai governanti e dai genitori degli allievi. Prima della mia partenza per rientrare in Italia, il ministro per l’Educazione superiore degli Emirati Arabi, lo sceicco Nahyan bin Mubarak al-Nahyan, ha voluto esprimermi personalmente la sua riconoscenza per il grande contributo dato all’educazione. Su una fotografia che ci ritrae insieme, ha scritto questa dedica: «Al mio caro Bernardo, è stato un piacere conoscerti, un amico e uomo di pace e tolleranza, davvero un’ottima persona e uomo di Dio. Ti auguro ogni bene».
In questi anni trascorsi nel Golfo Arabico, i più importanti della mia vita, ho cercato sinceramente di far capire, in qualsiasi occasione, che la presenza cristiana in quelle terre era improntata al rispetto, alla fraternità e all’amicizia. Credo che il messaggio sia stato recepito e apprezzato.
Oggi sono felice di vedere pubblicato questo libro di Chiara Zappa: un lavoro che ho molto apprezzato perché presenta una realtà complessa con brillantezza e vivacità. Si tratta di un’opera che ritengo di estrema importanza per far conoscere la vera situazione di quei popoli e ciò che laggiù la chiesa ha fatto e sta continuando a fare.
 

EMI Editrice Missionaria Italiana

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