Kenya, Portogallo, Polonia, Italia. Giovani missionari in cammino sulle strade del mondo. Ciascuno a modo suo, con il suo passo e i suoi tempi, tutti sotto lo stesso cielo, sotto lo stesso sguardo amorevole della Consolata.
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ESPERIENZA MISSIONARIA IN KENYA
Non «se», ma «quando»
Due giovani del Centro missionario Imc di Bevera (Lc), raccontano la loro esperienza estiva in Kenya, accompagnate da padre Stephen Otieno, presso la missione di Ugunja.
Dovevano essere in 8, e partire nell’estate del 2020, ma la pandemia ha cambiato le carte in tavola.
Le quattro settimane trascorse a Ugunja le ha segnate: la fede,
l’accoglienza della gente, gli occhi felici dei bambini li ricorderanno per molto tempo.
Partiamo da lontano, da settembre 2019: due anni fa. Eravamo in sette, più padre Stephen, pieni di entusiasmo e con un obiettivo nel cuore: partire, nell’estate 2020, per un’esperienza missionaria in Kenya, più precisamente nel villaggio di Ugunja, a 400 km a Nord Ovest di Nairobi, a Nord del Lago Vittoria, quasi al confine con l’Uganda. È stato un tempo pieno di progetti, incontri e tanta voglia di fare.
Poi è arrivata la pandemia: «Il viaggio non è saltato, ma solo rimandato», ci siamo detti per consolarci, anche se il rinvio ci faceva male.
Più il tempo passava, più le incertezze sembravano aumentare: come sarà la situazione del Covid? Riusciremo a partire o il volo verrà cancellato di nuovo?
È stato un periodo difficile per tutti noi e, purtroppo, alcuni del gruppo non sono più riusciti a partire, anche se hanno continuato a sostenerci.
Noi due, entrambe ventenni, non ci siamo scoraggiate e, grazie a padre Steve, che non ha mai mollato (e per questo gli siamo profondamente grate), siamo arrivate fino in fondo: il 28 luglio 2021, infatti, abbiamo lasciato l’Italia per l’avventura più emozionante della nostra vita.
Accoglienza
A Ugunja siamo state ospitate dalla parrocchia di St. Joseph, gestita dalla Consolata. Il parroco è padre Joseph Oguok, ma fanno parte della comunità anche p. Chrispin Agunja, p. Lukas Ogola e p. Dionicius Mugo.
L’intera comunità del villaggio ci ha accolte con canti e balli durante la messa (a dire il vero, tre messe, tutte di fila, da due ora ciascuna), ed è stato bellissimo. Tutto sprizzava allegria. E durante tutta la nostra permanenza non c’è stato un momento in cui ci siamo sentite rifiutate, messe da parte o ignorate. Anzi, ovunque ci voltassimo ci sentivamo dire «Feel at home» (sentitevi a casa)… Ed è proprio così che ci siamo sentite: a casa.
Incontri e occhi
Di tutto quello che abbiamo visto e vissuto, la cosa più indimenticabile sono gli occhi delle persone che abbiamo incontrato, soprattutto quelli dei bambini che frequentavano la scuola dei Missionari della Consolata. Piccoli e puri, pieni di uno scintillio che ti rimane nel cuore, e di una gioia contagiosa che ti fa sentire speciale, capaci di un amore immenso.
Bambini felici
Il nostro compito era semplice: fare un po’ di animazione nei momenti liberi, e magari assistere alle loro lezioni.
Nelle quattro brevi (così ci sono sembrate) settimane che abbiamo passato con loro, ogni giorno sembrava il primo.
Anche se facevamo fare loro sempre gli stessi balletti (andavano matti per «Chu chu ua» e «Soku bate vira»), anche se si trattava solo di fare «Giro giro tondo», o di tenerci per mano, loro non si stancavano mai, sembrava che potessero stare con noi all’infinito. Quei bambini avevano a malapena un pallone per giocare, ma erano i più felici che abbiamo mai visto. Ed erano felici che noi fossimo lì, con loro.
Tornare con più forza
È stato triste lasciarli. Loro ci chiedevano quando saremmo tornate. Non «se», ma «quando».
Quei piccoletti ci hanno rubato un pezzetto del nostro cuore e ci hanno donato qualcosa che non sappiamo definire, un calore nel petto, una scintilla negli occhi che non si spegnerà mai.
Ora affrontiamo la vita con più forza e più serenità, e ogni sera un pensiero e una preghiera tornano sempre a loro, ai nostri bambini con la pelle color cioccolato e le stelle negli occhi.
di Maria Corti e Sofia Riva
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ESPERIENZA MISSIONARIE DAL PORTOGALLO
Mozambico e non solo
Il lavoro di animazione missionaria della comunità Imc di Zambujal, a Lisbona, quest’anno ha portato come frutto un gruppo di ventisei giovani partiti durante l’estate per quattro diverse missioni: in Mozambico, nelle Azzorre e in due località del Portogallo.
Esperienze di servizio che hanno allargato i loro cuori.
La comunità dei Missionari della Consolata di Zambujal, nella periferia di Lisbona, svolge attività con diversi gruppi di giovani, tra i quali l’Equipa d’África, il Gruppo di Formazione (Jmc) e i Volontari della Consolata (Vmc).
L’Equipa d’África
L’Equipa d’África è un gruppo di giovani volontari. Dalla sua fondazione nel 1998, ha fatto servizio in Portogallo, Mozambico e a São Tomé e Príncipe. Da diversi anni realizzano progetti nelle missioni Imc in Mozambico.
Nei mesi di agosto e settembre 2021, dopo una preparazione che si è prolungata per quasi due anni a causa del coronavirus, sono stati inviati ventisei giovani, divisi in quattro gruppi, in Mozambico (a Mavila), nelle Azzorre e in Portogallo (a Gavião e Peniche). Un gruppo di volontari, che non è potuto partire, ha scelto di vivere la missione nel suo quotidiano con un progetto personale.
Non è la prima volta che l’Equipa d’África organizza esperienze missionarie in Portogallo. Tra le attività realizzate, vi sono state sensibilizzazione sul cambiamento climatico, formazione ad abitudini alimentari sane, un concorso di talenti, giochi tradizionali per bambini, canzoni tradizionali portoghesi e varie attività ricreative. Si sono privilegiate le visite nelle case delle persone, per parlare con quelle più isolate e anziane.
Un gruppo è stato accolto in una Casa della Misericordia dove si è dedicato a curare, servire e stare con i pazienti.
Un altro ha animato i giovani mediante la preghiera, la condivisione di idee e giochi.
Il gruppo del Mozambico, oltre a proporre attività ricreative, ha dato lezioni di portoghese, inglese, biologia e chimica; lezioni sui problemi ambientali, lezioni di teatro, musica e danza, di computer (Word, Excel e PowerPoint), di primo soccorso e altro. Nella capitale, hanno collaborato con la «Casa Mateus 25» distribuendo pasti ai senzatetto.
Uno dei volontari si è espresso così: «Questa missione ci ha permesso di mettere in pratica lo “stare”, la semplicità dello stare che ci permette di rinunciare alle aspettative e di contemplare ciò che il giorno ci porta, e di essere disponibili strumenti di Dio. Per questo, ora, abbiamo un cuore più attento e preparato per la nostra missione di ogni giorno, grazie agli esempi di servizio, forza, gioia e donazione della comunità che abbiamo conosciuto».
Gruppo di formazione
Il Gruppo di formazione (Jmc) è un gruppo composto da una quindicina di giovani provenienti da diverse parti di Lisbona.
Durante il periodo della pandemia, hanno fatto la loro formazione attraverso la piattaforma Zoom, accompagnati dalla comunità missionaria di Zambujal. Questo gruppo segue un cammino di preparazione triennale: nel 1° anno, formazione, nel 2°, spiritualità e servizio e nel 3°, missione.
Volontari missionari
Il gruppo dei Volontari missionari della Consolata è composto da 13 giovani che si sono preparati per un servizio missionario a Marandallah (in Costa d’Avorio), ma che, a causa del Covid, non è potuto partire. Quest’anno riprenderanno la loro preparazione per poter realizzare il loro sogno durante la prossima estate.
di Augusto Faustino
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L’ESTATE MISSIONARIA IN POLONIA
Io sono, ricordo,veglio
Il Covid ha impedito sia nell’estate del 2020 che in quella del 2021 le esperienze in missione in altri continenti. Ma non ha impedito i campi estivi dell’Opera Nuovo Millennio nei quali i Missionari della Consolata di Polonia seminano l’amore per la missione ad gentes tra i giovani.
Anche quest’anno, come gli anni scorsi, noi Missionari della Consolata in Polonia abbiamo partecipato ad alcuni dei sedici campi estivi per giovani organizzati in diverse zone del paese dalla Fondazione Opera del nuovo millennio, Fundacja Dzieło Nowego Tysiąclecia.
Opera nuovo millennio
Questa fondazione è nata con lo scopo di aiutare i giovani provenienti dai piccoli villaggi del paese a sviluppare i loro doni e talenti. Sono giovani con buoni risultati nello studio, ma poveri: la fondanzione li aiuta a pagare gli studi e in più organizza dei campi estivi, incontri e altre attività, come concerti musicali, perché si integrino con gli altri ragazzi di tutta la Polonia.
La fondazione è nata come frutto dell’ultimo pellegrinaggio di papa Giovanni Paolo II in Polonia nel 1999. Durante quel viaggio, il papa aveva chiesto di non costruire delle statue per commemorarlo, ma di fare una statua viva: questi ragazzi sono la statua viva in sua memoria.
Noi Missionari della Consolata animiamo missionariamente le attività estive organizzate dalla Fondazione: facciamo conoscere la nostra congregazione, teniamo conferenze, animiamo giochi e canti missionari.
Quest’anno siamo stati ai campi di Wałcz, Zembrzece e Opole. Il tema era «Io sono, ricordo e veglio».
«Dzieło na Misji»
Uno dei frutti della nostra partecipazione a questi campi, è la nascita della fondazione «Dzieło na Misji», «L’opera in missione».
Alcuni di questi ragazzi hanno voluto impegnarsi lavorando con noi per aiutare la missione, soppratutto nei paesi in cui lavora l’Imc.
La prima volta, otto ragazzi sono andati con padre Ashenafi
Abbebe in Ethiopia, poi con padre Juan Carlos in Argentina nel 2018. Nel 2019 sono andati in Mongolia con padre Luca Bovio. Poi è arrivata la pandemia del coronavirus, e non sono stati organizzati altri viaggi. Abbiamo la speranza, però, che con il tempo tutto ritornerà alla normalità e potremo di nuovo organizzare la missione oltre i confini della Polonia.
Che la santissima vergine Consolata, san Giovanni Paolo II, il beato Giuseppe Allamano e le beate Irene Stefani e Leonella Sgorbati intercedano per noi.
di Ditrick Julius Sanga
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MARTINA FRANCA (TA). CAMPO ARCO1
Arcobaleno dopo la tempesta
Un campo scuola per ragazzi dai 10 ai 14 anni a tema Olimpiadi, per scoprirsi atleti del bene comune, della pace, delle relazioni, della fede e dell’allegria.
Dal 27 luglio al 3 agosto si è svolto a Ceglie Messapica (Br) il campo missionario del gruppo Arcobaleno 1, rivolto a ragazzi dai 10 ai 14 anni.
Organizzato dal Centro di animazione missionaria di Martina Franca, il campo si intitolava «Arcolimpiadi» e, come suggerisce il titolo, ha avuto come filo conduttore le Olimpiadi, data la coincidenza con i giochi di Tokyo.
Allenamento interiore
Durante la settimana, ricca di insegnamenti ed emozioni, abbiamo imparato ad «allenarci» a migliorare noi stessi, perché l’allenamento che dovremmo fare ogni giorno non riguarda solo il nostro aspetto esteriore, ma anche quello interiore, fondamentale per stare bene da soli, con gli altri e con Dio.
Attraverso varie attività, come la preghiera, l’approfondimento del tema, i lavori di gruppo, i giochi e i diversi momenti di convivialità, abbiamo conosciuto valori essenziali come l’impegno, che deve sempre essere sostituito alla via più semplice, la pigrizia. Abbiamo compreso l’importanza di accogliere l’altro, primo fra tutti il Signore, invece di chiuderci e costruire barriere che non ci permettono di aprirci al mondo.
Durante la condivisione nei gruppi, ognuno di noi ha avuto modo anche di mostrare i veri aspetti del proprio carattere, perché non ci sentivamo giudicati, ma ci impegnavamo a migliorarci reciprocamente.
Ci siamo mostrati agli altri per come siamo veramente, senza fingere o indossare maschere che spesso nascondono le nostre vere emozioni, i nostri pensieri e le nostre opinioni.
Verso la pace
Un altro dei temi affrontati è stato il passaggio dalla violenza alla pace: abbiamo ragionato sulle nostre azioni quotidiane e ci siamo accorti che molte volte una semplice battuta o qualche comportamento negativo può cambiare in peggio la giornata di qualcuno. Noi possiamo essere il cambiamento, e con un semplice gesto possiamo rendere felici gli altri.
Durante l’anno siamo stati accompagnati nel nostro cammino dall’enciclica «Fratelli tutti», scritta da papa Francesco: nonostante non ci fosse la possibilità di vederci dal vivo, i nostri incontri e la nostra voglia di rimanere uniti non si sono fermati, continuando online. Il campo scuola perciò è stato la conclusione di un anno complicato, ma pur sempre in compagnia del Signore e dei compagni che ci sono stati vicini.
È stato l’arcobaleno dopo la tempesta!
Atleti della vita
Alla fine della settimana siamo tornati a casa con degli insegnamenti che porteremo per sempre con noi. Siamo diventati degli «atleti» in grado di affrontare le difficoltà di ogni giorno.
Il campo ci ha dato l’opportunità di riscoprire la bellezza dello stare insieme. «Dalla pigrizia all’impegno ci vuole una scossa, dalla violenza alla pace basta una mossa, dall’apparenza ai valori non serve un miraggio, per amare per primo non è solo coraggio. Nel deserto quel fuoco ci guiderà e non si consumerà», è una strofa dell’inno del campo.
di Chiara Raguso
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CASA MILAICO (NERVESA – TREVISO). CAMPO ADOLESCENTI
#Rileghiamoci
Diciassette ragazzi dai 16 ai 18 anni per cinque giorni in montanga, tra giochi, preghiera, faccende domestiche, servizio e molta ricerca di relazione profonda.
Il campo proposto da Casa Milaico è stato un’occasione forte per #rilegarsi dopo i mesi di restrizioni.
Il campo estivo di Milaico 2021 è stato una rinascita. Dopo tanto tempo di restrizioni, abbiamo ritrovato gioia e normalità.
Quando siamo arrivati nella casa vacanze ad Arabba (Bl), martedì 20 luglio, ci hanno accolto il sole, i monti, l’animatrice Sara e padre Noè. L’eucaristia di inizio campo è stata breve ma intensa, divertente e, soprattutto, cantata. Mi piace definire la messa di Noè un «discorso alle anime».
Poi abbiamo giocato: con Lupus in fabula abbiamo passato tutte le serate tra omicidi, bugie, e un tocco di magia.
Mercoledì ci siamo svegliati presto per una camminata.
Il tema del campo di quest’anno era «#rileghiamoci», ed è quello che abbiamo fatto. Abbiamo intrecciato relazioni nuove, consolidato quelle vecchie e anche conosciuto meglio noi stessi.
L’acqua fredda del ruscello, i raggi del sole, risate spensierate e conversazioni profonde ci hanno accompagnato attraverso il bosco, andata e ritorno.
Dopo le docce, ci siamo buttati nelle «faccende domestiche»: chi ha cucinato, chi ha apparecchiato, chi ha pulito, chi ha preparato giochi per tutti.
Giovedì è stata una giornata nuvolosa ma non per questo meno bella. La mattina abbiamo fatto una caccia al tesoro nel paese, poi abbiamo impastato la pizza. Al pomeriggio è piovuto, ma abbiamo passato il tempo chiacchierando, giocando e creando la nostra carta d’identità. Il venerdì, con il desiderio di lasciare un segno, anche se molto piccolo, in questo paese per cui siamo passati, siamo andati a trovare due anziane signore: Anna e Rita. Dopo tanto tempo passato in solitudine, un po’ di compagnia giova alle anime. Ci hanno raccontato come sia difficile la vita in questo posto distante da tutto. Le piccole grandi difficoltà della vita quotidiana, ma anche le sue bellezze. Il pomeriggio abbiamo creato una «costellazione» delle nostre relazioni. Noè studia psicologia oltre a teologia, e ci ha aiutati in questo percorso profondo. Poi, come ultima serata al campo, Sara e Noè ci hanno proposto un’incantevole veglia sotto le stelle.
Sabato è stato l’ultimo giorno. Tra scherzi e risate abbiamo fatto le pulizie finali, poi la messa di fine campo, un po’ commovente questa volta.
Non volevamo che tutto questo finisse. Poi c’è stata una sorpresa: Sara e Noè avevano preparato un video ricordo con tutti i momenti del campo. Ci siamo commossi.
Quello che abbiamo vissuto in questo campo resterà senza dubbio nei nostri cuori. Abbiamo imparato a convivere, ricavandoci ogni tanto uno spazio personale, ma aprendoci agli altri, alle novità e alle diversità. Abbiamo imparato tante cose pratiche come cucinare, ma anche la bellezza di donare il nostro tempo per fare del bene. Abbiamo riflettuto e ci siamo divertiti. E abbiamo fatto tesoro di tutto.
di Valentina Beltrame
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Giovani IMC
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