Nella scuola tecnica della Consolata a Mgongo, i giovani possono trovare una via di fuga dalla povertà. I missionari vogliono avviare un nuovo corso di lavorazione della pelle, accanto a quelli già esistenti.
La scuola tecnica della Consolata a Mgongo è nata diversi anni fa per rispondere al bisogno di accoglienza e formazione dei giovani più vulnerabili della zona. Si trova sugli altopiani meridionali della Tanzania a circa 1.500 metri di altitudine, a 10 km da Iringa, sulla strada che porta verso la capitale Dodoma (che dista 264 km a Nord), e a 510 km da Dar es Salaam.
«Ci troviamo in un luogo dove le persone sono soggette a estrema povertà», dice il responsabile del progetto, padre Vitalis Omuhumbwa Oyolo. «C’è un’alta percentuale di disoccupazione, molti ragazzi non sono scolarizzati a causa delle spese scolastiche, e il numero di bambini di strada è in rapido aumento».
I ragazzi che non possono andare a scuola e che vivono in condizioni di povertà sono facili prede di alcol, droghe, prostituzione, criminalità. Il centro di formazione professionale della Consolata è una delle attività che i nostri missionari hanno messo in campo per affrontare queste minacce.
«Nel nostro centro offriamo corsi di sartoria, falegnameria, meccanica, computer, zootecnia. Vorremmo far partire anche dei corsi sulla produzione di articoli in pelle perché ci sono molti studenti interessati, ma non siamo ancora riusciti a farlo a causa della mancanza di fondi per acquistare macchine e materiali necessari. Ci sono molti bambini che vogliono studiare ma i loro genitori non hanno i soldi necessari. Alcuni iniziano, ma a un certo punto sono costretti a rinunciare. Ecco perché abbiamo intenzione di iniziare corsi brevi di tre, sei mesi e un anno. Questo aiuterà i ragazzi a imparare a produrre scarpe, palle, divani e borse, anche quando non possono frequentare per lunghi periodi».
Il progetto, che ha come obiettivo immediato quello di acquistare le macchine e i materiali necessari, ha tre obiettivi a lungo termine: prima di tutto, migliorare gli standard di vita dei ragazzi facendoli diventare autosufficienti; in secondo luogo, ridurre il livello di disoccupazione e, quindi, le sue negative ricadute sociali. In terzo luogo, ridurre il numero di giovani analfabeti, grazie al fatto che il centro di formazione non insegna solo materie pratiche, ma anche morali e aiuta lo sviluppo dell’imprenditorialità e del vivere bene e integrati nella società.
di Luca Lorusso
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Luca Lorusso
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