Offrire il senso profondo della Quaresima. Indicare la sua dimensione luminosa e gioiosa. Sottolineare il suo legame stretto con l’esperienza quotidiana di ciascuno, con il desiderio di pienezza e autenticità che abita in tutti, cristiani, non cristiani, e nel creato intero. E suggerire quali strumenti usare per riportare il cuore ad ardere.
Ecco cosa fa papa Francesco con il suo messaggio intitolato: «Per il dilagare dell’iniquità, si raffredderà l’amore di molti» (Mt 24,12). Poche righe per invitare tutti a vivere appieno il periodo quaresimale, sempre uguale di anno in anno nella sua forma, eppure sempre nuovo nella sostanza sotterranea che scorre nel cuore di ciascuno.
I falsi profeti e il cuore ghiacciato
Il titolo poco promettente (in apparenza) è tratto dal versetto 12 del brano di Matteo 24 che ha ispirato il papa nella stesura del suo messaggio di quest’anno. Un brano duro, in cui Gesù parla ai suoi discepoli dei segni che precederanno la fine dei tempi:
«Molti infatti verranno nel mio nome […] e trarranno molti in inganno. E sentirete di guerre e di rumori di guerre. […] vi saranno carestie e terremoti in vari luoghi: ma tutto questo è solo l’inizio dei dolori. Allora vi abbandoneranno alla tribolazione e vi uccideranno, e sarete odiati da tutti i popoli a causa del mio nome. Molti ne resteranno scandalizzati, e si tradiranno e odieranno a vicenda. […] per il dilagare dell’iniquità, si raffredderà l’amore di molti».
Gesù pronuncia queste parole sul monte degli ulivi, nello stesso luogo in cui inizierà la sua passione. Non lo fa per spaventare i suoi discepoli, ma per avvertirli: il cammino di gioia piena intrapreso dietro a Lui non eviterà loro di passare attraverso grandi tribolazioni. E il papa ci introduce alla Quaresima facendo una cosa simile: nomina alcune delle grandi tribolazioni del nostro tempo, non per spaventarci, ma per indicarci la possibilità della salvezza anche dentro gli eventi dolorosi, qui e ora, in questo tempo.
«Ascoltiamo questo brano e chiediamoci: quali forme assumono i falsi profeti? Essi sono come “incantatori di serpenti”, ossia approfittano delle emozioni umane per rendere schiave le persone. […] Altri […] offrono soluzioni semplici e immediate alle sofferenze […], offrono cose senza valore [e tolgono] ciò che è più prezioso come la dignità, la libertà e la capacità di amare. […] da sempre il demonio, che è “menzognero e padre della menzogna” (Gv 8,44), presenta il male come bene e il falso come vero, per confondere il cuore dell’uomo».
I falsi profeti sono anche quelli interiori: «Quanti vivono pensando di bastare a se stessi e cadono preda della solitudine!».
«Ognuno di noi, perciò – scrive papa Francesco –, è chiamato a discernere nel suo cuore ed esaminare se è minacciato dalle menzogne di questi falsi profeti». La conseguenza della mancanza di discernimento è il cuore freddo, il ghiaccio di Cocito descritto nella Divina Commedia: «Dante Allighieri, nella sua descrizione dell’inferno, immagina il diavolo seduto su un trono di ghiaccio; egli abita nel gelo dell’amore soffocato», e l’amore soffocato conduce a una vita senza Dio, alla desolazione, alla violenza «contro coloro che sono ritenuti una minaccia alle nostre “certezze”», all’avvelenamento del Creato, alla disgregazione delle comunità.
Verità, preghiera, elemosina e digiuno
Cosa fare allora? Quali sono gli strumenti utili per affrontare le grandi tribolazioni della vita di ogni giorno?
«Se vediamo nel nostro intimo e attorno a noi i segnali appena descritti, ecco che la Chiesa, nostra madre e maestra, assieme alla medicina, a volte amara, della verità, ci offre in questo tempo di Quaresima il dolce rimedio della preghiera, dell’elemosina e del digiuno».
La verità per capire chi siamo, cosa ci circonda, da dove partiamo. La preghiera per scoprire le menzogne con le quali inganniamo noi stessi e per cercare la consolazione e la vita in Dio. L’elemosina per liberarci dall’illusione triste che ciò che ho è solo mio, per scoprire nell’altro un fratello, per «prendere parte alla Provvidenza di Dio verso i suoi figli». Il digiuno per «togliere forza alla nostra violenza», per disarmarci, per sentire la fame del nostro spirito che cerca la comunione con gli altri e la vita in Dio.
Il brano di Matteo al versetto 13, dopo la descrizione delle tribolazioni, è consolante: «Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato. Questo vangelo del Regno sarà annunciato in tutto il mondo, perché ne sia data testimonianza a tutti i popoli; e allora verrà la fine». «Se a volte la carità sembra spegnersi in tanti cuori – conclude papa Francesco –, essa non lo è nel cuore di Dio! Egli ci dona sempre nuove occasioni affinché possiamo ricominciare ad amare».
Buona Quaresima da Amico,
Luca Lorusso
Luca Lorusso
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