Bevera. Tanzania 2017 /2
Agosto 2017. Dieci giovani amici dei missionari di Bevera (Lecco), partono per la loro prima missione, accompagnati da padre Nicholas Odhiambo. Destinazione Sadani, Tanzania.
Ciao Iven,
sì, scrivo proprio a te, che sei una bellissima bambina che vivi a quasi 10.000 Km da me, a Sadani, in Tanzania. Ti scrivo in italiano, non capirai mai cosa voglio dirti, ma nel tempo che abbiamo vissuto insieme mi hai insegnato a parlarci con la lingua degli occhi, del cuore, senza usare la voce.
Dopo mesi che sono a casa non ti ho dimenticata, perché tu e tutte le persone che ho incontrato avete lasciato un segno profondo dentro di me, che non andrà via facilmente. È un segno che si trasforma in ferita quando penso alle ingiustizie in cui sei cresciuta, alla capanna di mattoni in cui vivi, ai vestiti che non hai, al cibo che a volte manca.
Ti rivedo correre dopo scuola per andare a prendere l’acqua al fiume per la tua famiglia, ed è doloroso perché non è giusto che tu non abbia possibilità nella vita, che fra pochi anni sarai già mamma.
Però nonostante questo tu e tutte le persone che ho conosciuto che vivono come te, avete sempre qualcosa per ringraziare Dio, anche se non avete nulla.
È un paradosso che stride, che fa male. Fra la tanta gioia non vorrei essere nata qui, fra la malattia e la povertà di questo mondo così povero, così ingiusto ma che voglio chiamare casa.
Mi avete aperto il cuore e siete venuti ad abitarci, e io non ho nemmeno capito di avervi dato il permesso. Mi mancate. Mi manca il sorriso aperto dei bambini come te, che ti fanno capire che la vita è un dono e tu fai parte di quello. Mi mancano anche gli adulti e gli anziani che passando per strada non negano un saluto, ma nemmeno qualche parola in una lingua incomprensibile. Mi hanno insegnato che l’Amore è qualcosa di grande grande, e che posso starci anche io in un pezzettino, io insieme a loro. Mi avete insegnato cosa vuol dire avere fede ma non solo in Dio, anche nel prossimo, nel vicino, nel povero, nell’amico. Vuol dire farsi avvolgere completamente, con sicurezza, perché insieme ce la facciamo, da soli non siamo nulla.
Mi mancate perché mi avete insegnato che bisogna lasciar esprimere la parte più profonda dell’essere umano, quella fatta di canti e balli, perché solo così le emozioni possono uscire, e diventiamo tutti uguali, non c’è più pelle bianca, pelle nera, ricco o povero, felice o triste. Tutti siamo collegati dallo stesso filo rosso perché siamo persone.
Mi avete insegnato che ogni incontro non è casuale; Dio ha messo sulla nostra strada alcune persone perché ti sta parlando, vuole dirti qualcosa. Forse non lo capisci, forse non lo capirai, ma è il suo tentativo di farti sentire parte di una storia universale, di farti sentire che il tuo posto nel mondo c’è.
E ora tornata a casa ho voglia solo di urlare, di dire a tutti come state perché è giusto che lo si sappia. Vorrei dire ai tuoi coetanei che sono qui che la vita è bellissima ma che è corta e che bisogna impegnarsi per vivere veramente, subito e io lo farò anche per te.
Le mie orme si sono confuse con le vostre, i nostri fili si sono attorcigliati e ho paura di non aver fatto abbastanza per voi, ma qualcuno mi ha detto di non preoccuparmi perché tutto passa, ma l’Amore resta.
Ti voglio bene, piccola. Piccola anche se sei più grande di me perché forse, anche senza averlo mai capito, sei l’incarnazione del Vangelo di Cristo. E si sa che Lui amava i piccoli, gli ultimi, i poveri. Forse come me, che mi sono innamorata di te e di tutti gli altri, anche se non credevo fosse possibile un amore così.
Asante Iven, kwaheri,
di Chiara Bonfanti, “Ciara”, Bevera
Chiara Bonfanti
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