Si parla tanto in questi ultimi anni di arrivi via mare di migranti e rifugiati, di costruzione di muri ai confini, di contrasto all’immigrazione illegale, di ripristino dei controlli alle frontiere e, soprattutto, si parla di lotta al traffico e ai trafficanti di esseri umani.
Perché, fino a quando non ci saranno canali legali e sicuri per emigrare dal proprio paese, le persone continueranno a muoversi illegalmente rischiando di morire, nel deserto o nel mare, e i trafficanti continueranno a vedere crescere i loro guadagni. Il traffico di essere umani è infatti un business da 150 miliardi di dollari all’anno, secondo solo a quello della droga e delle armi.
Le responsabilità è condivisa
Le migrazioni, però non avvengono solo via terra o via mare, e non sono solo la polizia o la guardia costiera ad avere la responsabilità della lotta al traffico di essere umani. Come tante altre situazioni problematiche, anche questa richiede corresponsabilità: tra stati (e non solo tra quelli europei), tra le polizie e i servizi dei diversi paesi, tra le diverse agenzie che si occupano di sicurezza all’interno di uno stesso paese, tra settore pubblico e privato. Ma è necessaria anche la collaborazione di tutte le persone che si trovano in condizione di poter identificare un trafficante di esseri umani e le loro vittime.
Ci sono situazioni dove questa operazione può essere particolarmente difficile, sia perché si mischiano e si confondono trafficanti e trafficati, come nel caso degli arrivi via mare, sia perché le vittime sono ancora ignare del loro destino e credono ancora che la loro meta sia un posto di lavoro legale e ben pagato, come nel caso degli arrivi via aereo.
Per questo da diversi anni sono attive, soprattutto negli Stati Uniti, organizzazioni che si occupano della formazione e della sensibilizzazione del personale delle compagnie aree e degli aeroporti.
Per contrastare il traffico via aereo: il caso di Airline Ambassadors
Il personale di terra delle compagnie aree può infatti agire all’imbarco attraverso un rigoroso controllo dei documenti di viaggio, mentre il personale di cabina può vigilare in volo e identificare e segnalare atteggiamenti e comportamenti sospetti al comandante affinchè sia lui a prendere poi contatti con la polizia a terra perché prenda in carico il caso.
Purtroppo non tutte le compagnie aree sono rigorose nel controllo dei passeggeri. Quelle meno attente sono le preferite dai trafficanti.
Su entrambi questi fronti, negli ultimi anni è stato fatto molto: dal 1996, ad esempio, è attiva Airline Ambassadors, organizzazione creata da Nancy Rivard, ex assistente di volo che, nel 2009, ha lanciato i programmi di formazione del personale delle compagnie aeree americane al fine di combattere il traffico di esseri umani. Recentemente Airline Ambassadors ha anche lanciato una app che permette ai viaggiatori di connettersi direttamente alle hotlines del Dipartimento Usa di sicurezza nazionale. Nell’ottica della corresponsabilità, anche i passeggeri possono infatti riportare comportamenti sospetti al personale di volo o direttamente attraverso la app (secondo lo slogan, già usato per la prevenzione del terrorismo e l’identificazione di potenziali terroristi, «if you see something say something», «se vedi qualcosa, di’ qualcosa»).
Cresce la sensibilizzazione
Oltre ad Airline Ambassadors, altre organizzazioni e programmi che si occupano di formazione e sensibilizzazione sono Polaris Project, che gestisce attraverso una partnership pubblico-privato la National Human Trafficking Hotline, creata dal governo federale nel 2007, Innocents at Risk’s Flight Attendant Initiative, che riguarda soprattutto il traffico di bambini, o la Blue Lightning Initiative, un programma di formazione online del governo federale che fornisce alle compagnie aeree strumenti per identificare e segnalare casi sospetti di traffico di persone, che ha già formato più di 70.000 impiegati del settore. Nel 2016, inoltre il presidente degli Stati Uniti ha firmato il “Faa Extension, Safety, and Security Act” che prevede che le compagnie aeree forniscano formazione ai propri dipendenti in materia di riconoscimento e primo intervento per potenziali vittime di tratta di esseri umani. Le compagnie aeree possono inoltre usare tutti i materiali Blue Campaign e promuoverli all’interno dei propri aeromobili, oltre a trasmettere l’infografica Blue Campaign tra i video prepartenza per educare i passeggeri a riconoscere e segnalare il traffico di esseri umani.
Compagnie aeree in prima linea
Tra le compagnie aree, la più attiva sul tema è stata Delta che nel 2011 è stata la prima e l’unica negli Stati Uniti a firmare il codice di condotta ECPAT (End Child Prostitution, Pornography and Trafficking). Delta è stata inoltre una delle 12 compagnie fondatrici della Global Business Coalition against Human Trafficking nel 2012, mentre nel 2013, oltre a partecipare al Blue Lightning training, ha adottato anche la Human Rights Abuses policy che prevede tolleranza zero per chi partecipa o intraprende attività di favoreggiamento o sostegno della tratta di esseri umani. La policy riguarda tutti i dipendenti Delta così come i suoi partner commerciali nel mondo.
Anche i dipendenti di American Airlines e Alaska Airlines ricevono formazione e materiali di sensibilizzazione attraverso il programma Blue Lightning del Dipartimento Usa di sicurezza nazionale. Inoltre American Airlines e United sostengono Airline Ambassadors donando «miglia» che aiutano a coprire i costi del rimpatrio delle vittime o a permettere loro di assistere al processo contro i loro trafficanti.
Recentemente, nel mese di maggio di quest’anno, anche 20 compagnie aree del Medio Oriente si sono riunite a Beirut per una due giorni di formazione su “Combating Trafficking in Human Beings, Victim Identification and Protection“. La formazione mirava a migliorare la capacità e le competenze dei supervisori dell’equipaggio di cabina e delle agenzie aeroportuali per identificare efficacemente le vittime di tratta e accompagnarle ai servizi dedicati per un’adeguata assistenza in Libano. La formazione è stata facilitata da un team di esperti contro la tratta del ministero della giustizia libanese, delle forze di sicurezza interna e dell’Organizzazione Mondiale delle Migrazioni.
Più di 8mila casi in un anno
La formazione del personale delle compagnie aeree si è dimostrata importante non solo nell’ottica della corresponsabilità, ma anche per superare certi stereotipi e passare il messaggio che il trafficante e le sue vittime (così come il terrorista) possono essere chiunque indipendentemente dal colore della pelle, dalla nazionalità o dalla religione, uomini o donne, giovani o meno giovani. L’aumento delle segnalazioni (8.042 attraverso la National Human Trafficking Hotline nel 2016) a detta dei responsabili del dipartimento della sicurezza nazionale non va inteso come un segnale negativo di aumento di questa tipologia di crimini, ma può anzi essere considerato un segnale positivo che dimostra un aumento di consapevolezza del tema e di azioni per contrastarla con i mezzi a disposizione.
di Viviana Premazzi
Viviana Premazzi
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