In Congo RD, i missionari della Consolata lavorano con il popolo pigmeo, minoritario, discriminato ed emarginato. Come strumento di emancipazione da qualche tempo hanno iniziato una scuola itinerante che va incontro ai bambini e alle loro comunità sparsi nella foresta.
La nostra presenza a Bayenga si deve alla scelta di accompagnare il popolo pigmeo, da sempre minoritario e sottomesso. La parrocchia si trova a 23 km a Sud di Wamba, che a sua volta si trova a 140 km a Sud Est di Isiro, capitale della nuova provincia dell’Alto Uele situata all’estremo Nord Est del Congo RD.
Limitata a Ovest dal fiume Nepoko e a Est dalla riserva forestale dell’Okapi, la nostra parrocchia copre una superficie di 1.600 km2 (poco più della superficie dell’intera provincia di Milano, ndr).
Se si dà uno sguardo alla zona con google earth si nota che i nuclei abitati sono circondati dalla giungla. La maggioranza dei pigmei sono originari del luogo, gli altri arrivarono con i loro padroni bantu in cerca di lavoro nelle piantagioni di epoca coloniale. Terminate le piantagioni, oggi Bantu e Pigmei cercano un modo per sopravvivere in un ambiente bellissimo ed esigente.
Così i Bantu si dedicano all’agricoltura e a un po’ di commercio e i Pigmei vivono della raccolta di frutti e prodotti della foresta mentre vengono sottopagati nei campi dei loro datori di lavoro.
Pigmei: minoranza discriminata
La relazione tra Pigmei e Bantu è verticale. Questi ultimi considerano i Pigmei come animali o «quasi umani» a causa dell’habitat in cui vivono, delle loro condizioni di vita, della loro statura, della mancanza di igiene, e del loro modo di vivere e organizzarsi.
La mancanza di formazione e i decenni di disprezzo subito ed emarginazione hanno quasi ridotto a zero la dignità del Pigmeo. Segno ne è il fatto che a volte i membri di questo gruppo insultino i propri familiari apostrofandoli «Pigmei», replicando così il disprezzo subito dai Bantu.
È evidente la necessità e urgenza per i Pigmei di recuperare la loro dignità di essere umani e figli di Dio. Per realizzare questo fine consideriamo prioritaria l’educazione: ecco perché è nata la scuola itinerante di alfabetizzazione.
Per 30 anni la diocesi di Wamba ha creato scuole miste Pigmei-Bantu, considerate come strumento per l’integrazione del Pigmeo nella società bantu. Ascoltando i Pigmei passati per esse e i bambini che le frequentano attualmente però constatiamo che l’emarginazione persiste. Spesso infatti i bambini bantu molestano quelli pigmei facendo commenti sul loro odore o sul loro modo di vivere provocando reazioni violente che vengono sanzionate con castighi.
Un giorno dopo l’altro i bambini pigmei si stancano e abbandonano la scuola, anche per la mancanza di creatività e di attività educative capaci di instaurare relazioni diverse.
La scuola itinerante
Osservando il grande numero di bambini non scolarizzati e il desiderio di alcuni giovani e adulti di imparare a leggere e scrivere, abbiamo iniziato la scuola itinerante di alfabetizzazione: vogliamo usare una pedagogia creativa, semplice e adattata alla cultura pigmea, che permetta loro di imparare a leggere e scrivere nello stesso tempo in cui giocano e rafforzano la loro dignità.
Vogliamo prenderci molta cura delle relazioni partendo dal valorizzare i bambini.
A grandi linee la nostra scuola funziona così: negli accampamenti pigmei cerchiamo un luogo adatto, in ombra, in cui appendere un telo che riporta un numero, una lettera, illustrati con un disegno che si riferisce al loro ambiente. Quando i bambini arrivano per guardare il disegno, intoniamo un canto o due che sono già diventati delle hit tra di loro e che ricordano loro, attraverso le parole, che sono figli di Dio. Dopodiché li invitiamo a descriverci quello che vedono e, gradualmente, accompagniamo le loro risposte fino al numero, alla lettera o al colore che vogliamo insegnare loro. In poco tempo tutto l’accampamento si riunisce attorno al telo-lavagna.
Dopo il breve dialogo che facciamo in lingua swahili e in kidjombe, la loro lingua nativa, li invitiamo a colorare delle schede preparate con lo stesso disegno del telo. Tutto l’accampamento si coinvolge nell’attività assieme ai bambini.
Correggiamo poi sempre le schede disegnando un cuore o una stella sorridente, dopodiché dipingiamo loro il viso con il numero o la lettera imparate e con alcuni motivi tipici delle loro pitture corporali. Concludiamo con qualche biscotto e con un breve video educativo legato alla lezione imparata.
Poco per volta vediamo che gli incontri suscitano in bambini e adulti il gusto di incontrarci e di stringere legami di amicizia, e questi stimolano a loro volta il desiderio di continuare.
Consideriamo molto importante il fatto che nella nostra équipe siamo due e diversi: un sacerdote e una laica missionaria. La differenza di genere e il diverso ruolo che abbiamo ci permette di portare in modo migliore affetto, sicurezza, dignità.
Crediamo che l’amore offerto loro li educhi, li costruisca, li ricrei: «Solo l’amore genera meraviglia, solo l’amore trasforma in miracolo il fango», cantava il cubano Silvio Rodríguez.
Al di là dell’efficacia e dei programmi, desideriamo trasmettere questo amore che dà dignità, rigenera e trasforma, rivelando in ciascuno il volto di Dio.
In pochi mesi vediamo già un atteggiamento molto positivo verso di noi e verso la scuola itinerante, così come tra di loro e con la popolazione bantu che li circonda.
Il nostro impegno è seminare amore, vita, gioia, dignità, Regno di Dio. Altri raccoglieranno.
Andrés García Fernández
Andres Garcia Fernandez
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