Il 13 marzo 2015, nella Basilica Vaticana, durante l’omelia della liturgia penitenziale, Papa Francesco fece un annuncio che colse tutti di sorpresa e che riguardava l’apertura dell’«Anno Santo della Misericordia».
Il pontefice esordì con queste precise parole: «Cari fratelli e sorelle ho pensato spesso a come la Chiesa possa rendere più evidente la sua missione di essere testimone della misericordia. È un cammino che inizia con una conversione spirituale. Per questo ho deciso di indire un Giubileo straordinario che abbia al suo centro la misericordia di Dio». L’Anno Santo straordinario della Misericordia ha avuto inizio con la solennità dell’Immacolata Concezione, l’8 dicembre 2015, e si concluderà il 20 novembre del 2016, Domenica di Cristo Re. La data d’inizio è stata scelta in coincidenza di un importante commemorazione: il cinquantesimo anniversario della conclusione del Concilio Vaticano II.
Ma che cos’è un Anno Santo, anche detto Giubileo? Perché si celebra periodicamente? Come mai esso si distingue in ordinario e straordinario? Che cosa si fa durante questo periodo che porta con sé una connotazione eminentemente e integralmente religiosa? Inoltre, che cos’ha di così particolare l’attuale Giubileo straordinario in corso, incentrato sulla Misericordia?
Un Anno Santo tutto particolare
Il Giubileo, o Anno Santo, sia quello ordinario, sia quello straordinario (ne comprenderemo più avanti la differenza), è a prima vista un’esperienza di fede importante vissuta per un intero anno.
In questo periodo, secondo la prassi tradizionale nella Chiesa cattolica, ogni cristiano è invitato non solo a fare penitenza, recitare preghiere particolari, svolgere determinati esercizi di pietà suggeriti dalla Chiesa, ma anche a incarnare ogni giorno la propria fede in Cristo, cercando di vivere il più possibile in spirito fraterno con gli altri, dimostrandosi un po’ più attento del solito ai vari bisogni del prossimo, condividendone ansie, problemi e difficoltà. In modo più intenso e convinto rispetto al solito.
E ciò viene praticato in modo particolare attraverso il pellegrinaggio, che da sempre ha caratterizzato ogni Giubileo e conferma il suo valore anche nell’«edizione straordinaria» 2015-2016. Molti si metteranno in cammino verso le Basiliche romane o le proprie Cattedrali, secondo le innovative indicazioni di Francesco. Lo faranno come gli antichi «romei», i pellegrini che, partendo dal centro Europa raggiungevano la Città Eterna lungo percorsi famosi, come la Via Francigena.
Il pellegrinaggio è anche l’immagine della fede: secondo papa Francesco «è icona del cammino che ogni persona compie nella sua esistenza. La vita è un pellegrinaggio e l’essere umano è viator, un pellegrino che percorre una strada fino alla meta agognata». In poche parole, occorre convertirsi sempre.
In relazione all’Anno Santo straordinario che stiamo vivendo in questi giorni e in questi mesi, essendo la Misericordia il suo tema cardine, il Papa, come ha suggerito nella Bolla Misericordiae Vultus, esorta con calore i fedeli a mettere in pratica le tradizionali opere di misericordia spirituali e corporali, dando così un senso concreto e tangibile alla pratica religiosa quotidiana.
Ordinariamente il papa proclama e apre l’Anno Santo ogni 25 anni. È in questo specifico caso che il Giubileo, con una cadenza fissa venticinquennale, viene definito ordinario.
Perché si chiama Giubileo
Il termine Giubileo deriva dal vocabolo latino iubilaeum, a sua volta fatto discendere dalla parola ebraica yōbēl, che significa e sta a intendere il “suono del corno” (di un ariete). Esso risale a una tradizione israelitica del Vecchio Testamento. Il popolo ebraico, all’udire il suono di questa tromba, era avvertito che stava per incominciare un periodo dell’anno considerato sacro e solenne dalla Legge di Mosè.
Il Giubileo nell’antico mondo ebraico
Nel Libro del Levitico si legge: «Dichiarerete santo il cinquantesimo anno e proclamerete la liberazione nel Paese per tutti i suoi abitanti. Sarà per voi un giubileo; ognuno di voi tornerà nella sua proprietà e nella sua famiglia. Il cinquantesimo anno sarà per voi un giubileo; non farete né semina, né mietitura di quanto i campi produrranno da sé. Né farete la vendemmia delle vigne non potate. Poiché è il giubileo, esso vi sarà sacro; potrete però mangiare il prodotto che daranno i campi. In quest’anno del giubileo ciascuno tornerà in possesso del suo».
Presso gli antichi Ebrei, dunque, tale ricorrenza religiosa si celebrava ogni 50 anni. Per tutta la sua durata cessavano le attività agricole, gli schiavi ebrei erano liberati, i debiti venivano rimessi e le terre e le abitazioni vendute tornavano ai proprietari precedenti.
Questa legge, benché in realtà mai applicata, era stata concepita con l’intento di ribadire che la Signoria sul creato doveva rimanere nelle mani del Creatore, e per indicare una prassi di equità sociale.
L’idea di papa Francesco riguardo al Giubileo da lui indetto
È importante notare che il Giubileo voluto da Papa Francesco si rivela, anche in linea con l’enciclica Laudato sì, il cui contenuto si collega con forza al rispetto e alla salvaguardia del creato, affinché gli uomini tornino a essere veri custodi responsabili della creazione, minacciata dall’inquinamento, dall’impazzimento del clima e dei fenomeni naturali e da processi economici ingiusti.
In sintonia con i costanti richiami di Papa Francesco, questo Giubileo della Misericordia propone, dunque, con forza anche la liberazione dalla schiavitù del peccato, oltreché dalle nuove schiavitù, come quella del consumismo, del denaro, o quella terribile del traffico di esseri umani. L’attenzione che Francesco sta dimostrando per i profughi, infatti, rappresenta in modo emblematico una linea di condotta intimamente coerente con lo spirito proprio di questo Giubileo.
Il Giubileo per i cristiani, secondo la Chiesa Cattolica
Ora, se il Giubileo celebrato ogni cinquant’anni dagli ebrei conservava originariamente, nella sua osservanza, un significato contadino e agreste, il giubileo per i cristiani, in particolare quelli appartenenti alla Chiesa Cattolica, assunse un significato differente, rappresentando un Anno speciale dedicato interamente a Cristo.
Nei Vangeli Gesù è introdotto come «Colui che porta a compimento l’antico Giubileo, essendo venuto a predicare l’anno di grazia nel Signore», secondo la profezia di Isaia. Nel ribadire questa considerazione, il santo papa Giovanni Paolo II, nel suo scritto Tertio Millennio Adveniente, riportò questa frase molto significativa: «Gesù Cristo è lo stesso, ieri, oggi, sempre». L’Anno Santo o Giubileo celebra, di conseguenza, ogni volta l’Incarnazione redentrice del Figlio di Dio.
Il Giubileo Straordinario voluto da Papa Francesco, dedicato alla Misericordia, trova in questa fondamentale predisposizione interiore e spirituale una chiave di lettura della nuova conversione a Cristo, richiesta a tutti i fedeli e pellegrini da parte dello stesso pontefice.
I Giubilei nella Storia
Il primo Giubileo celebrato nella Chiesa cattolica avvenne nel 1300. Fu bandito da papa Bonifacio VIII allo scopo di incrementare il numero dei fedeli e dei pellegrini che giungevano a Roma. Questo papa aveva stabilito che ogni Giubileo dovesse celebrarsi ogni 100 anni. Ma nel 1342, il popolo di Roma volle chiedere all’unanimità a papa Clemente VI di stabilire la periodicità giubilare a 50 anni. Il secondo Giubileo si tenne così nel 1350. Avvenne poi un ulteriore cambiamento: nel 1389 papa Urbano VI intese cadenzare i Giubilei ogni 33 anni per commemorare gli anni di vita di Cristo sulla Terra, e proclamò un Giubileo che fu aperto nel 1389 o 1390, sotto il pontificato di Bonifacio IX. Quest’ultimo, tuttavia, nel 1400, ripristinò il ciclo giubilare ai 50 anni.
Per iniziativa del papa Martino V fu indetto un altro Giubileo nel 1425, con la caratteristica che, per la prima volta, la prima Porta Santa a essere aperta fu quella della Basilica di San Giovanni in Laterano (tra breve vedremo il senso dell’apertura della Porta Santa e del suo accesso interno, secondo la tradizione cattolica). Seguì nel 1450 un altro Giubileo, voluto dal papa Niccolò V.
Infine, papa Paolo II fissò definitivamente la periodicità dell’Anno Santo a 25 anni, al fine di consentire a ogni generazione di cristiani di vivere questa particolare ed esaltante esperienza religiosa almeno una volta nella vita, e il suo successore papa Sisto IV indisse quello del 1475.
L’Anno Santo o Giubileo ordinario iniziava generalmente poco prima o in prossimità del Natale a Roma. Al tempo delle guerre napoleoniche non si poterono celebrare i Giubilei del 1800 e del 1850. Inoltre, in seguito all’annessione della città di Roma al Regno d’Italia, il Giubileo del 1875 fu sì celebrato, ma con una più ridotta solennità.
C’è da aggiungere ora che un pontefice può dichiarare anche un Anno Santo cosiddetto straordinario, in occasione di importanti e particolari motivi di ordine religioso. Esso, inoltre, può durare anche meno di un anno.
L’Anno Santo voluto da papa Francesco, come ben sappiamo, è definito straordinario.
La consuetudine di proclamare Anni Santi o Giubilei straordinari risale al XVI secolo. E furono tanti i Giubilei straordinari voluti dai papi di quell’epoca per aumentare e rinvigorire la sensibilità religiosa nei fedeli in tempi difficili per la Chiesa e per l’umanità, o per varie solenni e importanti occasioni di pietà e devozione religiosa.
Tra gli ultimi Giubilei straordinari ricordiamo quello del 1933, indetto da papa Pio XI per celebrare i 19 secoli della Redenzione; l’altro, avvenuto nel 1983, per volontà di papa Giovanni Paolo II, per celebrare i 1950 anni della Redenzione. Un altro Giubileo straordinario avvenne nel 1966 per celebrare, invece, la chiusura del Concilio Vaticano II.
Anni Santi o Giubilei particolari sono stati anche altri due indetti dal santo papa Giovanni Paolo II e papa Benedetto XVI. Si trattava dell’Anno Mariano celebrato nel 1987 e dell’Anno Paolino (28 giugno 2008-29 giugno 2009), dedicato a Paolo di Tarso, in occasione dei due mila anni dalla sua nascita.
Il Pellegrinaggio a Roma
Con il diffondersi della fede cristiana, si andò incrementando anche il culto e la devozione a Pietro e Paolo, martirizzati a Roma, e considerati i fondatori della Chiesa. Per tale ragione, la Città Eterna divenne ben presto una meta di pellegrinaggio privilegiata, che superò in importanza la stessa città di Gerusalemme.
I pellegrinaggi nel medioevo godevano di molta importanza. Uno era quello di Santiago di Compostela, un altro era quello che si sviluppava lungo un’immaginaria linea retta che collegava la Normandia (mont saint Michel), il Piemonte (Sacra di San Michele, in Val di Susa) e il monte sant’Angelo (santuario di San Michele Arcangelo) sul Gargano in Puglia. Ma il pellegrinaggio a Roma, durante il Giubileo, per tutto il medioevo, sovrastava di gran lunga tutti gli altri, come testimoniano tante cronache del tempo e addirittura mappe, guide, itinerari, diari, agende utili a decantare il numero sempre esorbitante dei pellegrini che vi giungevano e la speciale solennità religiosa che lo contraddistingueva.
I pellegrini diretti a Roma non si limitavano solo a visitare i luoghi di culto, ma eseguivano anche alcune pratiche di pietà, voti e penitenze. Per essi si era predisposto e pianificato un articolato ed efficiente sistema organizzativo di accoglienza, servizio e assistenza, attraverso monasteri, alberghi, locande, ospizi, taverne, ospedali, che fornivano e garantivano ogni cura e ospitalità per fare fronte a esigenze e disagi fisici o morali, compreso anche il soccorso in caso di insidie naturali o provocate da banditi, per esempio, impaludamenti, frane, precipizi, furti e aggressioni lungo il cammino o la sosta. A ciò pensavano anche varie associazioni di solidarietà e confraternite, tese a soddisfare i bisogni e le necessità dei pellegrini.
A partire dall’XI secolo la strada che conduceva direttamente a Roma era chiamata Via Francigena o più semplicemente Via Romea.
Il tragitto partiva dal Brennero, attraversava il Veneto e la Romagna, Forlì e Cesena, si oltrepassavano gli Appennini e si arrivava in Toscana, si proseguiva poi verso il Casentino, Arezzo o Firenze, o anche Urbino e Gubbio fino alla destinazione finale: Roma. Chi proveniva dalla Francia doveva oltrepassare, invece, il Moncenisio e altri valichi alpini a sud del Gran San Bernardo, discendendo verso la Val Susa.
L’identità del pellegrino
I pellegrini che giungevano a Roma in occasione del Giubileo erano chiamati nel medioevo Romei, o per essi si usava anche l’espressione latina: homo viator. Anche le donne, che erano molto numerose, pure accompagnate dai loro figli, partecipavano a questi viaggi come pellegrine o viatores.
Tali viaggiatori disponevano di un bagaglio leggero, che li faceva riconoscere all’istante: una borraccia contenente acqua; una corona del rosario; un lungo mantello senza maniche per proteggersi dalla pioggia e dal freddo e usato di notte come coperta, durante il sonno; un cappello a larga tesa su cui pendeva un’insegna simboleggiante il pellegrinaggio a Roma per il Giubileo, talvolta conservato in una tasca; un bastone nodoso dall’impugnatura liscia, che serviva come sostegno lungo tragitti impervi o nell’attraversare corsi d’acqua. E poteva servire anche come arma di difesa, in caso di aggressioni di animali o uomini malintenzionati.
Tappe del Giubileo a Roma
Il percorso giubilare che aveva come meta Roma si articolò secondo una serie di tappe fisse stabilite a tavolino da san Filippo Neri nel 1548. Esso consisteva nella visita alle sette Basiliche Maggiori: San Pietro, San Giovanni in Laterano, San Paolo fuori le mura, Santa Maria Maggiore, San Sebastiano, Santa Croce in Gerusalemme, San Lorenzo fuori le mura.
Altri momenti di sosta e preghiera erano previsti in diversi monasteri e chiese particolari. I Romei, inoltre, percorrevano anche una sorta di via sacra, che collegava l’Appia Antica (una Strada romana principale) con il Santuario del Divino Amore, conducendo in aperta campagna verso le catacombe di Domitilla, Commodilla e San Callisto.
Si trattava di un tragitto a raggiera molto articolato, che aveva come fulcro la Basilica di San Pietro, un tracciato di circa 50 km da percorrere in almeno 4 giorni. Gli stessi cronisti del tempo avevano calcolato che un pellegrino (o romeo o viator) percorreva in media un tragitto a piedi (ma pure a cavallo o a dorso di un quadrupede) lungo una trentina di chilometri al giorno.
Una particolare reliquia, inoltre, era fonte di attrazione di pellegrini durante il Giubileo a Roma: il velo della Veronica (XIII secolo), un’icona sacra molto venerata.
La Porta Santa
A Roma il Giubileo è caratterizzato in modo peculiare dalla apertura delle Porte Sante e dall’atto devozionale di varcarle. Queste ultime sono considerate simbolo di Cristo. Mete di pellegrinaggio, danno l’opportunità ai fedeli che le varcano di godere di un tempo di grazia e di favori spirituali.
Le Porte Sante per eccellenza sono quelle delle Basiliche principali di Roma: la Basilica Vaticana (San Pietro), la Basilica Ostiense (San Paolo), la Basilica Lateranense (San Giovanni), la Basilica Mariana (Santa Maria Maggiore).
In San Pietro, l’apostolo Pietro fu giustiziato presso l’obelisco vaticano e sepolto nella necropoli adiacente.
Presso la Basilica di San Paolo fuori le mura si commemora la decapitazione di San Paolo, il luogo dove avvenne la condanna a morte è quello detto delle “Acque Salvie”, che prende il nome di “Tre Fontane”. Secondo la leggenda, infatti, immediatamente dopo l’esecuzione, scaturirono tre sorgenti o zampilli d’acqua dai punti su cui cadde, per tre volte, la testa del santo dopo la decapitazione. Un’edicola è stata eretta dove è sepolto San Paolo.
La Basilica Lateranense è la Cattedrale di Roma, ed è considerata la prima Basilica cristiana in assoluto edificata nella storia della Chiesa, essa rappresenta la madre e il capo di tutte le chiese erette e sparse nel mondo.
Nelle vicinanze della Basilica è situata la Scala Santa, importante meta di pellegrinaggio, che, secondo la tradizione cristiana, corrisponderebbe all’autentica salita di Gesù durante il processo quando dovette affrontare Pilato prima della Crocifissione.
Alla sommità della gradinata vi è posta la cappella privata dei Papi o “Sancta Sanctorum”.
La Basilica Mariana fu eretta per esaltare la divina maternità di Maria (432, papa Sisto III): si tratta del primo santuario mariano nella storia della Chiesa, e anche chiamata con l’appellativo sacro di “Piccola Betlemme” o “Santa Maria del Presepe”, perché all’interno di essa fu realizzato il primo presepio in pietra.
Non solo Roma
Roma ha sempre costituito, dunque, la meta privilegiata di tanti pellegrini, in particolare durante il Giubileo, perché è il luogo dove furono martirizzati san Pietro e san Paolo (tra il 64 e il 67 d.C.).
Il Giubileo indetto da Papa Francesco, fra le tante novità che lo riguardano, presenta un’innovazione non da poco: Roma non è più considerata la meta obbligatoria per celebrare il Giubileo. Per volontà di Francesco, infatti, ogni Cattedrale o chiesa principale, scelta dal vescovo di ogni diocesi, in tutto il mondo, diventa tout-court una tappa giubilare al pari di Roma, benché la città eterna rimanga ugualmente la meta privilegiata. Per esempio, a Torino, le chiese, in cui entrando si può celebrare il Giubileo, varcandone la Porta Santa, sono la Cattedrale dedicata a San Giovanni Battista, e la chiesa del Cottolengo.
Non solo Roma, dunque. Il pellegrinaggio giubilare non è più inteso come un lungo viaggio fisico verso una meta sacra. Si tratta di un cammino essenzialmente spirituale, che ha come obiettivo una conversione continua e quotidiana a Cristo, simbolicamente visitato nell’atto liturgico di attraversare la Porta Santa della chiesa della propria diocesi.
La prima Porta Santa in Africa
Francesco ha dato un nome alla Porta Santa del suo Giubileo: Porta della Misericordia. La prima a essere aperta e varcata è sempre stata quella della Basilica di San Pietro. Successivamente, venivano aperte quelle della Basilica di San Giovanni in Laterano, di San Paolo Fuori le Mura e di Santa Maria Maggiore. Ma Francesco ha voluto stupire di nuovo. Per la prima volta nella storia, la prima Porta Santa di un Giubileo a essere varcata non è stata quella di Roma, ma quella di una chiesa edificata in Africa. Lo scorso 29 Novembre, infatti, anticipando la stessa data ufficiale dell’Apertura del Giubileo della Misericordia, Papa Francesco ha fatto tappa nella Repubblica Centrafricana, nazione martoriata da lungo tempo dalla guerra, varcando la Porta Santa nella Cattedrale di Bangui, capitale del paese.
Il gesto compiuto ha rotto solo apparentemente la tradizione, perché in realtà ne ha rafforzato il profondo significato religioso. Il pontefice ha dichiarato che è stata sua ferma intenzione «manifestare la vicinanza orante di tutta la Chiesa a questa nazione così afflitta e tormentata ed esortare tutti i centroafricani a essere sempre più testimoni di misericordia e di riconciliazione».
Il Perdono Generale o Indulgenza (plenaria o parziale)
Ed ecco l’altra novità di questo Giubileo: la possibilità di ottenere il perdono generale di tutti i peccati (vale a dire l’indulgenza plenaria), non solo venendo a Roma, ma entrando pure in altre chiese sparse nel mondo.
Restando in tema di novità dell’attuale Anno Santo Straordinario in corso, papa Francesco ha inoltre scelto, fra tutti i sacerdoti, alcuni in modo speciale, per nominarli Missionari della Misericordia: questi ultimi, infatti, hanno ricevuto l’autorità dal papa di perdonare tutti i peccati, persino quelli più gravi, che solo la Santa Sede poteva rimettere, come era previsto dalla tradizione.
L’indulgenza è una peculiarità di tutti i Giubilei della Chiesa: ne costituisce, sul piano religioso, un’intima essenza. Nella Chiesa dei primi secoli, la penitenza, o pena temporale, data per un peccato perdonato in confessione era piuttosto pesante da adempiere. Con l’Indulgenza, che si distingueva in plenaria e parziale, il fedele poteva sperimentare una penitenza più lieve, più sopportabile. La formula di una preghiera recitata più volte, per esempio, poteva sostituire forme di penitenza più gravose, che sarebbero durate anche per più giorni. Si verificarono, tuttavia, con l’andare del tempo alcune devianze, come l’acquisto di indulgenze in cambio di offerte di denaro, che servivano alla ricostruzione della Basilica di San Pietro. Fu Lutero a contestare e denunciare questo abuso, che consisteva nell’eccessivo lucro o tornaconto economico di cui usufruiva la Chiesa con la vendita delle indulgenze.
Le condizioni per soddisfare l’Indulgenza plenaria
L’Indulgenza, cosiddetta plenaria, acquistabile una sola volta al giorno, ma anche per più giorni, durante il Giubileo, prevede oltre all’esclusione di qualsiasi attaccamento al peccato, anche veniale, la visita a una chiesa l’adempimento di altre tre condizioni:
– confessione sacramentale con assoluzione;
– comunione eucaristica fatta nel corso della settimana precedente;
– la preghiera secondo le intenzioni del Pontefice, consistente nella recita di un Padre Nostro, un’Ave Maria e un Gloria al Padre.
Il fedele è, però, libero di sostituire a queste, altre orazioni da lui preferite. L’indulgenza plenaria può essere concessa o conseguita in queste circostanze devozionali: adorazione del SS. Sacramento per almeno mezz’ora; pia lettura della Sacra Bibbia per almeno mezz’ora; pio esercizio della Via Crucis; recita del Rosario mariano in una chiesa o pubblico oratorio, oppure in famiglia o in una Comunità religiosa o in una pia Associazione; la visita a una chiesa nella festa della Porziuncola (2 agosto) e nella commemorazione dei defunti (2 novembre), con la recita di un Padre nostro e di un Credo; in articolo mortis (nel momento della morte) per chi invoca il santissimo nome di Gesù e di Maria e accetta la volontà del Padre celeste.
Durante il Giubileo è così concessa più volte ai fedeli l’indulgenza plenaria, che consente la remissione della pena temporale (momento di purificazione dell’anima nell’Aldilà davanti a Dio) per tutti i peccati già perdonati in confessione, che poi nell’Aldilà saranno purificati con pene più mitigate. Purché, però, si continui a vivere sempre in conformità al Vangelo e al servizio del prossimo, vivendo in prima persona il sentimento della Misericordia.
Le condizioni per soddisfare l’Indulgenza parziale
Nell’indulgenza parziale, invece, acquistabile più volte nello stesso giorno, la quantità di remissione della pena dovuta per il peccato è proporzionale al fervore e al distacco dal male che il fedele possiede.
Speciale menzione meritano quattro concessioni di indulgenza parziale: al fedele che, nel compiere i propri doveri e nel sopportare le avversità della vita, innalza l’anima a Dio, aggiungendo, anche solo mentalmente una pia invocazione (per esempio, «Sia fatta la tua volontà», «Sangue di Cristo, salvami», «Signore, pietà», ecc.); al fedele che, con spirito di fede e con animo misericordioso, pone al servizio di chi si trova in necessità materiale e spirituale i propri beni, la propria opera, le proprie doti di spirito; al fedele che, in spirito di penitenza, si priva spontaneamente di qualche cosa lecita e piacevole, la cui rinunzia comporta un sacrificio personale.
Misericordiae Vultus, la Bolla papale
Papa Francesco, nella sua Bolla in cui ha indetto il Giubileo, riflette sulla Misericordia subito esordendo con un caposaldo della fede: «Gesù Cristo è il volto della misericordia del Padre».
Nella misericordia si trova la sintesi del mistero della fede cristiana, che ha il suo culmine in Gesù di Nazareth. La Misericordia – ricorda Papa Francesco – è fonte di gioia, serenità e pace. E condizione della nostra salvezza.
«Misericordia: è la legge fondamentale che abita nel cuore di ogni persona quando guarda con occhi sinceri il fratello che incontra nel cammino della vita». «La via che unisce Dio e l’uomo, perché apre il cuore alla speranza di essere amati per sempre nonostante il limite del nostro peccato».
Il papa, inoltre, fa notare che quando aprirà la Porta Santa per inaugurare l’Anno Santo, essa sarà chiamata Porta della Misericordia, «dove chiunque entrerà potrà sperimentare l’amore di Dio che consola, che perdona e dona speranza».
Per volontà di papa Francesco, questo Giubileo ha un deciso e ben definito orientamento decentrato, periferico. L’attenzione maggiore è rivolta alle “periferie della fede”.
Papa Francesco, poi, nel ribadire la necessità di vivere, praticare e testimoniare la Misericordia, si collega a quanto disse il santo papa Giovanni XXIII all’apertura del Concilio Vaticano II, parlando della «medicina della Misericordia».
Non può essere altrimenti, sembra confermare Papa Francesco, dato che già nel Vecchio Testamento Dio è definito ed esaltato come “Paziente e Misericordioso”, ma anche nei Salmi ricorre questo binomio o la stessa parola: Misericordia. Vedi, per esempio, il ritornello del salmo 136 rivolto a Dio, che esulta con il versetto: “Eterna è la Sua Misericordia”.
La Misericordia, continua Papa Francesco, è un tema costante che ripercorre tutto il Nuovo Testamento; numerose sono, infatti, le volte in cui Gesù si richiama alla Misericordia del Padre, il suo stesso sguardo è carico di Misericordia, le parabole hanno come presupposto irrevocabile la Misericordia.
Tre parabole in particolare sono citate da Papa Francesco: «quelle della pecora smarrita, della moneta perduta, e quella del padre e i due figli (cfr Lc 15, 1-32)». Ma ne menziona anche altre, come quella del servo spietato (Mt 18,33).
Scrive ancora Papa Francesco in relazione al Vangelo: «La Misericordia nella Sacra Scrittura è la parola-chiave per indicare l’agire di Dio verso di noi». Il Papa fa presente che Dio rende visibile e tangibile la Sua Misericordia verso di noi, non si limita ad annunciarla, perché essa non è una parola astratta. «Per sua stessa natura è vita concreta: intenzioni, atteggiamenti, comportamenti che si verificano nell’agire quotidiano».
Insistendo su questo punto, il papa esorta la Chiesa a farsi carico dell’annuncio gioioso del perdono.
Per avvalorare la necessità della pratica della Misericordia, Papa Francesco ricorre anche a quanto riportò il santo papa Giovanni Paolo II nella enciclica Dives in misericordia, in cui si faceva presente il bisogno vitale di questo concetto, che sembrava mettere a disagio gli uomini, invece essi si devono rendere conto che «Essa è dettata dall’uomo verso l’uomo, verso tutto ciò che è umano», perciò tale parola, Misericordia, non deve essere né dimenticata, né emarginata.
Ecco che, infine, Papa Francesco esorta a vivere questo Anno Giubilare alla luce della parola del Signore: «Siate misericordiosi come misericordioso è il Padre vostro» (Lc 6,36).
«Misericordiosi come il Padre» – invita Papa Francesco – sia dunque «il motto dell’Anno Santo». Le opere di misericordia corporale e spirituale tornino con maggiore intensità fra i cristiani nella vita di tutti i giorni, perché «i poveri sono i privilegiati della Misericordia divina».
Papa Francesco si rivolge anche a «quelle persone che si trovano lontane dalla grazia di Dio per la loro condotta di vita». Rivolge un invito alla conversione, a sperimentare la Misericordia di Dio. «In particolare agli uomini e alle donne che appartengono a un gruppo criminale, qualunque esso sia».
Un richiamo viene anche fatto «alle persone che sono fautrici o complici di corruzione. Questa piaga putrefatta della società è un grave peccato che grida verso il cielo». E le invita a cambiare il cuore, perché è giunto ora il momento favorevole e adatto.
Una riflessione viene fatta anche circa il rapporto tra giustizia e misericordia, affermando che «Dio va oltre la giustizia con la misericordia e il perdono». Il riferimento all’indulgenza conferisce alla Misericordia – scrive Papa Francesco – un rilievo particolare, «il perdono di Dio per i nostri peccati non conosce confini».
Papa Francesco si appella anche all’ebraismo e all’islam, affermando che la Misericordia si relaziona con queste due religioni monoteiste, entrambe le quali definiscono la Misericordia uno degli attributi più qualificanti di Dio. Ed ecco che il Papa auspica che «Questo Anno Giubilare vissuto nella misericordia possa favorire l’incontro con queste religioni e con le altre nobili tradizioni religiose; ci renda più aperti al dialogo per meglio conoscerci e comprenderci; elimini ogni forma di chiusura e di disprezzo ed espella ogni forma di violenza e di discriminazione».
Dopo un accalorato pensiero rivolto alla Madonna, Madre della Misericordia, Papa Francesco conclude il suo scritto, con l’auspicio che «in questo Anno Giubilare la Chiesa si faccia eco della Parola di Dio, che risuona forte e convincente come una parola e un gesto di perdono, di sostegno, di aiuto, di amore. Non si stanchi mai di offrire misericordia e sia sempre paziente nel confortare e perdonare».
Anni Santi proclamati nella Storia della Chiesa
1300 – Bonifacio VIII
1350 – Clemente VI
1390 – Urbano VI
1400 – Bonifacio IX
1423 – Martino V
1450 – Niccolò V
1475 – Paolo II/Sisto IV
1500 – Alessandro VI
1525 – Clemente VII
1550 – Paolo III/Giulio III
1575 – Gregorio XIII
1600 – Clemente VIII
1625 – Urbano VIII
1650 – Innocenzo X
1675 – Clemente X
1700 – Innocenzo XII/Clemente XI
1725 – Benedetto XIII
1750 – Benedetto XIV
1775 – Clemente XIV/Pio VI
1800 – Pio VI (non celebrato, a causa delle guerre in Europa)
1825 – Leone XII
1850 – Pio IX (non celebrato a causa delle guerre in Europa)
1875 – Pio IX (celebrato, ma senza particolare solennità)
1900 – Leone XIII
1925 – Pio XI
1929 – Pio XI
1933 – Pio XI
1950 – Pio XII
1966 – Paolo VI
1975 – Paolo VI
1983 – Giovanni Paolo II
2000 – Giovanni Paolo II
2015 – Papa Francesco
di Nicola Di Mauro
Nicola Di Mauro
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