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Al pozzo di Giacobbe

Incontrare Cristo impone una revisione della propria cultura e tradizioni.

L’incontro con Cristo impone una revisione e una rivalutazione della propria cultura e delle proprie tradizioni. La donna Samaritana che Gesù incontra al pozzo di Giacobbe è un modello eccellente per la nostra riflessione.

L’incontro tra Gesù e la Samaritana (Gv 4,1-42) è un dialogo appassionante. Esso inizia con la donna che prende le distanze dall’interlocutore per il semplice motivo che egli è un Giudeo: si meraviglia infatti che Gesù le dica «dammi da bere», perché le relazioni tra Samaritani e Giudei generalmente non erano amichevoli. I primi avevano subito la deportazione da parte degli Assiri e avevano avuto un gran numero di matrimoni misti, i secondi, per questo motivo, li consideravano non Ebrei e, dal punto di vista religioso, semi-pagani (2Re 17,24-41). Le relazioni tra i due popoli si erano poi ulteriormente compromesse quando Giovanni Ircano, sommo sacerdote e re dei Giudei morto nel 104 a.C., aveva distrutto il tempio samaritano sul monte Garizim. Per questo la donna reagisce con diffidenza alla domanda di Gesù che le chiede da bere. Tuttavia Gesù è il Signore itinerante, e il suo passaggio ha sempre una ragion d’essere.

OLTRE LE BARRIERE
Gesù passa per tutti coloro che hanno desiderio di cambiare, non importa a quale razza, religione, tradizione appartengano. La Samaritana puntualizza la differenza tra sé e il Giudeo che ha di fronte, ma Gesù è lì per eliminare tutte le barriere: la barriera di genere – la Legge mosaica vietava ai rabbini di intrattenersi in pubblico con una donna -, la barriera etnica – Samaritani vs Giudei -, la barriera della nazionalità – dai Giudei i Samaritani erano considerati stranieri, e viceversa -, la barriera della religione – i Samaritani erano considerati un popolo scismatico ed eretico -.
Per Gesù non esiste più alcuna divisione e non si fa alcun problema a chiedere da bere a una donna samaritana, per di più di dubbia reputazione.

CHI È COSTUI?
La reazione della donna alla richiesta del Maestro si può parafrasare con la domanda: «Chi è costui?», cioè, chi è costui che non rispetta le tradizioni e i confini tra i popoli? Il vero problema della donna è conoscere l’identità dello strano Giudeo che ha di fronte. Gesù si presenta come colui che sostituisce alcune istituzioni dell’Antico Testamento. Propone, ad esempio, una lettura nuova del significato teologico dell’acqua. Alla domanda della Samaritana, «Come mai tu, che sei Giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?», Gesù risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu stessa gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva». L’acqua viva che egli sta offrendo alla donna è di natura diversa da quella che si può attingere dal pozzo di Giacobbe. Giacobbe provvide acqua per la vita naturale della sua gente, mentre Gesù è disposto a dare un’acqua per la vita spirituale. Qui Gesù si presenta come uno superiore al grande patriarca Giacobbe, che poté dare solo acqua per estinguere la sete fisica. L’acqua viva che Gesù può offrire deve essere vista sulla scorta della triplice tradizione della Legge mosaica, del profetismo e della letteratura sapienziale: l’acqua di Gesù è la sua stessa rivelazione e il suo insegnamento. Ambedue queste componenti sono antitetiche al pensiero dell’Antico Testamento che considerava la Legge mosaica come l’unica sorgente della rivelazione. Nell’insegnamento dell’Antica Scrittura l’acqua simboleggiava la Legge che purificava, dissetava e promuoveva la vita. L’acqua era un simbolo della legge, e riguardava un ordine terrestre di esistenza, mentre l’acqua offerta da Gesù riguarda un ordine superiore: la vita eterna. Va qui ricordato quanto il Prologo del Vangelo di Giovanni annota: «La Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo» (Gv 1,17).
Il simbolo dell’acqua è usato anche nella tradizione profetica. Per i profeti «l’acqua viva» simboleggia l’azione salvifica di Dio nel contesto dell’alleanza (Ger 2,13; 17,3). Lo stesso valore simbolico si ritrova anche nella letteratura sapienziale. Significativo quanto si legge nel libro dell’Ecclesiastico (24,23-29): qui la Legge è paragonata a fiumi straripanti.

ACQUA VIVA
La Samaritana, dunque, deve capire che l’acqua viva che Gesù le sta offrendo sostituisce definitivamente la Legge di Mosè, la corrente profetica e quella sapienziale.
A questo punto del dialogo si verifica un cambio di ruoli. Ora è Gesù che, dopo aver aperto il dialogo chiedendo da bere, offre acqua viva. Da parte sua la donna, anche se in grado di offrire da bere allo sconosciuto perché in possesso di un secchio, finisce per chiedere l’acqua a sua volta. Tuttavia l’esaudimento della sua richiesta presuppone due condizioni molto importanti: che lei conosca la vera identità di colui con cui si sta intrattenendo, e che la sua domanda venga fatta in modo esplicito. A questo punto la donna non ha esitazione e subito dice: «Signore, dammi di quest’acqua perché non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». Cosa si aspetta la donna? A livello pratico, con tutta probabilità, ella sta chiedendo un’acqua mitica e straordinaria che possa estinguere la sua sete fisica per sempre permettendole di non andare più giornalmente al pozzo per attingere acqua.

UNA NUOVA DIREZIONE
La donna, con la sua richiesta, mostra di aver cambiato atteggiamento, ma non chiede ancora di sapere, quanto piuttosto di avere (l’acqua). Si trova ancora su un livello diverso da quello di Gesù, e così l’acqua che lei richiede non coincide con quella che Lui vuole donarle. Per questo Gesù decide di cambiare tattica e di puntare alla sua vita privata, e senza esitazione le dà un comando: «Va a chiamare tuo marito e poi ritorna qua». A ben riflettere sul comando di Gesù, è evidente che l’enfasi cade sulle ultime parole: «Poi ritorna qua». La donna è invitata a tornare al pozzo di Giacobbe, non per attingervi acqua, ma per confrontarsi ancora con lui. Deve tornare da lui che sostituisce Giacobbe, il padre antico. Gesù le comanda di fare un viaggio a ritroso dentro i meandri della sua vita privata e di tornare poi per confrontare con lui il suo passato. In tal modo potrà riconoscere finalmente la vera identità del Giudeo con cui parla, colui che può imprimere alla sua vita una nuova direzione.
Il dialogo con Gesù guida la Samaritana a riconoscere la sua vera identità. I titoli cristologici che appaiono nel testo segnano i vari momenti del suo percorso di fede: il Giudeo (v. 9), il Signore messo a confronto con Giacobbe (vv. 11-13), diventa per lei finalmente il profeta (v. 19), e infine «colui che le ha detto le cose che lei aveva fatto» (v. 29).
Il Giudeo Gesù e la donna di Samaria, distanti per cultura e storia, si incontrano e dialogano. La voce e le parole di Gesù la guidano per mano in un viaggio di trasformazione personale che supera le barriere etniche e religiose.

Antonio Magnante

di Antonio Magnante

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