Il progetto nato in Germania, sbarca in Italia.
Il progetto Madri di Quartiere (Stadtteilmütter – Neighbourhood Mothers) è nato in Germania, a Berlino nel distretto di Neukölln, un distretto ad alta percentuale di residenti stranieri, soprattutto Turchi, ma recentemente anche Romeni e Bulgari. È cominciato dieci anni fa come progetto di sensibilizzazione di base che mirava a promuovere l’accesso a informazioni e servizi tra le famiglie con bambini piccoli.
Madri di quartiere con esperienza migratoria e una buona conoscenza del tedesco sarebbero state opportunamente formate, diventando quindi agenti di integrazione, prima di essere inviate a incontrare e aiutare le famiglie (molto più spesso le madri) straniere appena arrivate, che spesso si trovano a vivere situazioni di isolamento e discriminazione. L’intervento delle madri aveva l’obiettivo di far conoscere ad altre madri e altre famiglie i servizi per l’infanzia, per la custodia e la cura dei figli, presenti sul territorio, l’importanza della conoscenza del tedesco e le strutture dove poterlo imparare…
La premessa del programma era molto semplice: le persone maggiormente in grado di aiutare le madri immigrate a integrarsi nelle loro nuove comunità sono coloro che hanno condiviso un’esperienza simile in passato, cioè altre madri. Il fatto che i consigli venissero dati da donne con un background culturale e famigliare simile era, infatti, uno dei punti di forza del progetto perché la comune esperienza di vita avrebbe potuto facilitare l’instaurarsi della fiducia reciproca.
Le madri prima si incontrano, informalmente, davanti a una tazza di tè. Parlano dei loro bisogni e delle difficoltà della vita quotidiana nel nuovo Paese, nelle loro nuove case, soprattutto parlano dei loro bambini e delle loro famiglie, della loro educazione e della salute. In seguito, si cercano di identificare i bisogni e i servizi disponibili nel quartiere. Con la loro attività le Madri si propongono come ponte, come facilitatori sociali, tra le famiglie straniere del quartiere e i servizi forniti dalla città e dalle associazioni locali. Il programma si svolge, infatti, in stretta collaborazione con i servizi per l’infanzia, i centri giovanili, le scuole e gli insegnanti. Queste partnership sono state fondamentali per il successo dell’iniziativa.
Partito come un piccolo gruppo di donne turche, oggi, in Germania, il network delle Madri di Quartiere conta più di 100 madri di diverse nazionalità e lavora in partnership con istituzioni locali e regionali arrivando ad intercettare più di 10,000 famiglie e ragazzi. Il progetto ha ricevuto diversi premi tra cui il Metropolis award (2008), il Citizenship Award (2011) e l’Helga and Edzard Reuter Foundation Award per l’obiettivo raggiunto nelle aree dell’integrazione e della comprensione interculturale (2012) ed è parso, fin dall’inizio, nelle parole, dei responsabili, perfettamente trasferibile non solo in altri quartieri della città o in altre città tedesche, ma anche in altre città europee, come è stato il caso della Danimarca, e non solo. E’ così che Torino ha deciso di fare sua l’esperienza berlinese, dando vita, grazie all’associazione il Mondo di Joele, al progetto Madri di quartiere prima nel quartiere di San Salvario e, recentemente, anche nella circoscrizione 7, entrambe zone di Torino ad alta concentrazione di immigrati.
Anche in Italia, il progetto ruota intorno all’attivazione di una figura professionale ibrida, la madre di quartiere, che, in un intervento a bassissima soglia, svolge un ruolo di cerniera tra la rete territoriale dei servizi e le comunità straniere che risiedono sul territorio.
Il progetto sostiene e rafforza le donne di entrambi i lati della relazione, e appare come una situazione win-win per tutte le parti coinvolte. Le nuove arrivate, infatti, altrimenti non raggiungibili direttamente dai Servizi Sociali, ricevono consigli, informazioni e fiducia, mentre le madri di quartiere ottengono un lavoro, un reddito e uno status all’interno della comunità.
di Viviana Premazzi
Viviana Premazzi
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