Posso augurarvi “Buona Pasqua”? No, non posso.
Lampi, tuoni e, fra poco, si apriranno le cateratte del cielo.
Così mi imbarco sul primo pullman che trovo.
– Questo bus va a Morogoro?
– Certo. Si parte subito.
Mi accomodo sull’unico posto ancora libero della corriera Dar Es Salaam-Morogoro.
D’un tratto mi trovo la testa bagnata. Sollevo lo sguardo: noto una rosa di buchi vistosi sul tetto del pullman, mentre la pioggia vi gocciola giù come una doccia.
Mi alzo, ma mi trovo di fronte ad una donna che mi apre un ombrello. “Grazie, signora!”.
Mi rimetto a sedere, anche perché non so dove andare. Una… gallina (anch’essa bagnata) mi struscia le gambe. “Beh – mi dico -, sono proprio capitato in un torpedone proletario! Forse troppo”.
Prima fermata. Non c’è posto, ma un ragazzo sale ugualmente, tirandosi dietro un aitante capretto, che però non vuole saperne di entrare. Allora il padrone lo prende per i “cosiddetti”. Scrosciano applausi e risate.
Non è finita, perché (lo credereste?) sale pure una capra.
Alla seconda fermata, gallina, capra e capretto se ne vanno.
Smette di piovere dentro, e chiudo l’ombrello.
Accanto a me due anziani (che hanno schivato la “doccia”) ragionano fra loro.
Ragionamenti niente affatto male.
“I nostri giovani – afferma uno – sono senza lavoro dal mattino alla sera. Ecco perché alcuni formano bande di ladri. Così sbarcano il lunario, consumando pure droga!”.
“E che dire dei ragazzi che vanno a scuola?” – interviene l’altro anziano – Non hanno aule, né libri, né banchi. Siedono su grossi sassi sotto un albero. I cessi? Non esistono!”. “Oppure – rincara la dose il primo – il maestro, invece di insegnare, li manda a zappare il proprio orto”.
Verità sacrosante, ma tristi. E non si parli di denaro, perché se ne sentirebbero di tutti i colori. Uno degli ultimi fattacci riguarda un deposito bancario (Tegeta Account Escrow), dal quale furono sottratti 153 milioni di euro e distribuiti a pezzi da “90” del Tanzania.
I due anziani bevono una coca-cola, offrendomi un sorso. Riprendono a conversare.
Dice uno: “Stiamo andando a Morogoro. Ma siamo sicuri di arrivarci? E se capitasse un incidente?”. “Ah, questo sarebbe una scarogna!” risponde l’altro.
A questo punto un terzo anziano, dietro di noi, si alza e fulmina i due viaggiatori dicendo: “Piantiamola di parlare di scarogna negli incidenti. Finiamola di essere patetici e imbecilli!”.
Nuova, sacrosanta e tristissima verità.
Quando avviene un incidente stradale, il giornalista di turno racconta tutto con precisione: giorno, ora e minuto del fatto; nome dei morti e feriti, nome dell’autista e del mezzo, numero di targa… Però non ti dice mai il perché dell’incidente. O, meglio, la causa è sempre… scarogna. Fatalità!
Mi venisse il “famòro”, se qualcuno mi dicesse: “Gli incidenti stradali sono dovuti a: sorpassi criminali, strade dissestate, autisti stanchi e ubriachi, viaggiatori incoscienti che incitano: Corri, sorpassa, di che hai paura?”.
E lo scontro frontale scatta come una molla, con 10, 20, 30, 50 cadaveri per volta ai bordi dell’asfalto insanguinato. In Tanzania, da giugno a settembre 2014, 1.126 persone sono morte, mentre circa 3.800 hanno riportato gravi ferite.
E bene fa quel terzo anziano, nel torpedone proletario Dar Es Salaam-Morogoro, a scomunicare chi addebita le disgrazie alla scarogna.
Ora, cari amici, posso augurarvi “Buona Pasqua”? No, non posso.
A meno che ciascuno di noi non prenda sul serio la pasqua come “passaggio”, “mutamento”, “risurrezione”. Sapendo che si risorge anche durante questa vita.
Lui, risorto, è rimasto ancora “40 giorni” con noi (cfr. Atti degli Apostoli 1, 3): “40 giorni”, secondo il compianto Carlo Maria Martini, simbolo della durata della vita. Poi è “passato” in paradiso, lasciandoci però il suo collega, che si chiama “Spirito Santo”!
Allora, Buona Pasqua?
p. Francesco Bernardi,
missionario in Tanzania
di Francesco Bernardi
Francesco Bernardi
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