Sei un Dio strano, Dio

Sei un Dio strano, Dio.
Ti aspettavo nel palazzo reale dei miei pregi, nella sala da pranzo adornata della mia buona volontà, delle mie prestazioni migliori, anche quelle spirituali; e tu ti sei presentato nella stalla, il posto in cui, se posso, evito volentieri di andare, un luogo che cerco di scordare, quello dell’imperfezione e dell’incuria, maleodorante di urina e sterco, in cui abitano le bestie delle pulsioni che non riesco a controllare, dei miei istinti, delle mie ferite.
È da quando sono nato che provo, senza successo, a rendere pulita, disinfettata, sterilizzata la mia stalla. La chiudo a chiave, la sigillo, cerco di dimenticarla. E tu, Signore, oggi vieni da me passando proprio da lì! Mi cerchi lì. E attendi lì che ci venga anch’io.
Sei proprio un Dio strano, Dio.
L’umanità ti attendeva nei palazzi del potere perché con la tua giustizia regnassi sulle nazioni rendendole a tua immagine; …

… e tu ti sei presentato nella stalla del mondo, lì dove brulica la povertà e la malattia, lì dove la fragilità di ogni proposito umano è schiacciante.
L’umanità globalizzata cerca di sterilizzare la sua stalla collettiva, l’immagine che il mondo ha di se stesso, e tenta di scordare l’ingiustizia e la morte che attanaglia tutti. E tu, Signore, oggi vieni all’umanità passando proprio da lì! La cerchi lì. E attendi che essa proprio lì venga a incontrarti.

Sei un Dio strano, Dio. Stai presso di me e chiami anche me a stare presso di me. Senza temere le tenebre. Stai presso l’umanità e chiami anch’essa a stare presso di sé. Senza temere le tenebre.

Sei un Dio capovolto, Dio. Mentre io grido a te: «Vieni, Signore, vieni!»; tu sei presso di me e sussurri: «Vieni, figlio, vieni».

Siamo esseri strani, Signore. Tu ci visiti nella nostra stalla per mostrarci che essa non è sola, non è disperante insensatezza. Lì ci sei tu che recuperi ciò che facciamo, ciò che siamo: creature tue, fragili e amate.

Da Amico,
BUON NATALE

di Luca Lorusso