«Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla», gli aveva detto poco prima, e poi, con poca convinzione, «ma sulla tua parola getterò le reti». Era stanco e assonnato, ma soprattutto pieno di sconforto. Pur desiderando fidarsi di quell’uomo di cui aveva tanto sentito parlare, non ne aveva la forza: non in quel momento. Era interdetto: proprio in un mattino così infruttuoso doveva incontrarlo? Mentre puzzava, mentre si tratteneva per non imprecare, mentre aveva la testa ingombra di preoccupazione? Sarebbe stato meglio conoscerlo in un momento di riposo, con la mente lucida, il cuore aperto e lo spirito pronto.
E invece no. Quello era il giorno. Quella la situazione.
Accettò per formalità e per timore. Per curiosità, anche.
E forse un po’ per sfida.
Quando sentì le reti tirare tanto da rischiare la rottura non si rese subito conto del prodigio. Quando sentì la barca scricchiolare sotto il carico del pesce, era tanto stupito da non percepire nemmeno la paura di affondare.
Più avanti si sarebbe domandato se fosse stata inconsapevolezza, oppure il dono, già ricevuto, della fede.
Solo quando il Signore lo fece alzare – lui, peccatore inginocchiato che chiedeva a quel Gesù così vicino di allontanarsi – lo stupore mutò finalmente in un primo barlume di apertura. E non gli parvero assurde le parole che seguirono: «Non temere, d’ora in poi sarai pescatore di uomini» (Lc 5, 1-11).
Da amico, buon ottobre missionario.
Vi aspettiamo nei nostri centri.
di Luca Lorusso
Luca Lorusso
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