«Con gli occhi fissi al tabernacolo chiedevo in continuazione “mi aspetterai, vero? davvero mi aspetterai qui?”, e mai mi sarei alzata da quel banco se non avessi sentito il Suo sussurro… “ti aspetto”…».
«Mi viene in mente l’ultimo momento passato in quella cappellina prima di partire… non volevo più alzarmi, non me ne volevo andare… c’ero io che, con gli occhi fissi al tabernacolo, chiedevo in continuazione “mi aspetterai, vero? davvero mi aspetterai qui?”, e mai mi sarei alzata da quel banco se non avessi sentito anche solo per un istante il Suo più flebile sussurro… “ti aspetto”…».
Ecco uno stralcio della lettera in cui descrivi gli ultimi istanti della settimana passata nel monastero delle trappiste di Vitorchiano, ancora da «forestiera», in cui hai potuto conoscere un po’ più da vicino la vita delle monache, hai lavorato con loro, seguito le loro funzioni, provato in piccolo il loro ritmo quotidiano… la prima domanda sorge spontanea: cosa ti è saltato in mente di fare questa scelta?
In effetti in tanti mi hanno dato della pazza, e all’inizio me lo dicevo anche io! Ero terrorizzata all’idea di andare in un monastero, avevo solo una pallidissima idea di come si vivesse in clausura, e adesso non è che sia molto più chiara. Poi dopo anni di cammino con le missionarie della Consolata avevo l’orribile sensazione di tradire la famiglia che mi aveva accolto sin dai primi passi del mio discernimento. Ma tutto è cambiato quando il Signore si è ripreso l’indiscusso posto di protagonista, l’unico desiderio che non è mai cambiato in questi anni è quello di consacrarmi totalmente a Lui, e alla domanda «perché missionaria e non monaca?» potevo solo rispondere «Già, perché no? Se Lui mi vuole in un monastero sarò felice di seguirLo!».
Chi è Gavina?
Sono sarda, ho 22 anni, da tre anni studio a Torino e da quattro sono felicemente fidanzata con Gesù!
Come è cominciato il cammino che ti ha portato alla decisione di dedicare la tua vita al Signore?
Non so identificare il momento esatto in cui è iniziato tutto. Durante gli ultimi anni di liceo ho incominciato ad appassionarmi a Gandhi e ai suoi grandi ideali, poi son passata a Madre Teresa, che mi ha permesso di far sposare quei valori con una persona: Cristo. Mentre cresceva la consapevolezza di quanto il mondo non stesse andando proprio a gonfie vele, tra guerre, povertà, aridità spiritale, difficoltà grandi e piccole, e di quanto io fossi piccola davanti a questi problemi, mi sono ritrovata con una sola costante domanda in testa: «Signore, cosa posso fare? Cosa vuoi che faccia?».
La vita di fede della mia famiglia si limitava alla Messa domenicale, nel mio paese non esistevano attività per i giovani, nessun oratorio, nessun centro di animazione, nessuna devozione particolare in famiglia. Mi piace l’idea che il Signore sia venuto a cercarmi nel silenzio della mia cameretta, ed è in quelle quattro mura che ho iniziato a pregare davvero. Da quelle preghiere, da quella domanda martellante, c’è voluto davvero poco per passare al «Mh, diventare suora, perché no?».
Ci sono stati un episodio, una lettura o un incontro particolarmente significativi che ti hanno fatto pensare a questa scelta di vita?
Come ho detto, quel periodo iniziale è abbastanza confuso. Sicuramente fondamentale per il mio cammino è stato l’esempio di Madre Teresa, ho letto il libro Sii la mia luce, in cui sono raccolti i suoi scritti intimi, quando ancora non pensavo alla vita consacrata, e ha continuato ad accompagnarmi in tutti questi anni. Quando poi ha iniziato a sedimentare in me la pazzia di indossare un velo, è cresciuta la curiosità: frugavo nei siti internet, leggevo le riviste di mia nonna in cerca di testimonianze di suore e sacerdoti, guardavo documentari e film in tv… L’unica esperienza diretta, davvero indimenticabile, è stata la professione perpetua di mia cugina e di altre quattro giovani missionarie della Consolata. Per l’occasione con tutta la famiglia siamo stati a Nepi (VT), nella Casa Generalizia delle missionarie. È stato bello vedere che delle persone vere, in carne ed ossa, e neanche tanto lontane (anche se l’avevo vista solo un paio di volte prima e non avevo mai parlato con lei, era pur sempre mia cugina!), desideravano dire il loro «Sì, per sempre!» al Signore. Quello che mi ha colpito di più quel giorno son stati senza dubbio i loro sorrisi!
Si sente spesso parlare di “discernimento”, in cosa consiste?
Credo di averlo capito solo un paio di anni dopo averlo cominciato. Per me non è altro che approfondire il dialogo a tu per Tu con Dio, come un vero rapporto di amicizia, cercare di conoscerLo sempre meglio e con Lui il progetto che ha pensato per me. L’aspetto più bello del mio discernimento è stata la Sua incredibile capacità di meravigliarmi, continuava a sconvolgere i progetti e le idee che avevo sul mio futuro (il passaggio dalla missione alla clausura è solo un esempio tra i tanti!), e ogni volta che mi proponeva qualcosa di nuovo, dopo l’iniziale sorpresa e il mio immancabile «Ma sei pazzo? Ma sei proprio sicuro?», capivo che non poteva proporre niente di meglio per me. Per dirla in altri termini, discernimento credo sia semplicemente RICERCA, ricerca di Dio, del Suo progetto su di me, insomma, ricerca della felicità!
Non hai valutato altre scelte possibili di vita come ad esempio la famiglia?
Prima della terza liceo sognavo di fare l’ingegnere civile e già avevo in mente come sarebbe stata la mia cucina, in una di quelle case all’americana, con il giardino, il vialetto e un canestro sul muro del box-auto. Mettere su famiglia era come una tappa naturale che prima o poi sarebbe arrivata, ma non credo di aver mai seriamente pensato al matrimonio, come credo sia normale prima dei 17 anni!
Mi ricordo che molte domande della mia guida spirituale all’inizio erano proprio sul matrimonio, mi chiedeva cosa ne pensavo, che idea di famiglia avevo, e io che mi dicevo «Mah, certo che è strana, le dico che voglio diventare suora e lei continua a chiedermi del matrimonio!»… la chiave della risposta me l’aveva data proprio lei durante il nostro primo incontro, quando mi ha spiegato la differenza tra il sacramento del matrimonio e la consacrazione al Signore con i voti di obbedienza, castità e povertà. Sentivo che volevo essere Sua e di nessun altro, e solo a partire da questo rapporto, da questa totalità, avrei potuto amare tutti gli altri.
Sentendo ora la domanda «Ma hai pensato a quello a cui stai rinunciando? A una famiglia, un marito, dei figli!» non posso fare a meno di sorridere… è come se chiedessi a una ragazza che sta organizzando il suo matrimonio se ha mai considerato il fatto che sta rinunciando alla clausura! Assurdo, vero? È ovvio che penso a tutte le cose che non potrò fare o non potrò avere, ma davanti all’ipotesi di rinunciare a Lui, di voltarGli le spalle, le altre rinunce si riducono drasticamente! Anche se non entrassi in clausura sono sicura che ci sarà sempre qualcosa che non potrò fare, avere o ottenere, nel momento in cui fai una scelta lasci sempre indietro qualcosa. Io ho semplicemente deciso di fidarmi di Chi si è fatto tanto vicino da permettermi di innamorarmi di Lui, ed è a questo che non voglio rinunciare!
Quali sono state le reazioni dei tuoi genitori quando li hai informati della tua intenzione di diventare suora?
Non avendo al tempo un padre spirituale, le prime persone a cui l’ho detto sono state quelle della mia famiglia. In quel periodo credevo di voler diventare missionaria, pensiero che si è intensificato quando ho cominciato il cammino con le missionarie della Consolata, e quando l’ho detto ai miei, dopo un primo comprensibile shock, sembravano davvero contenti! Solo pochi mesi fa ho detto alla famiglia che i progetti sono cambiati e che desidero entrare in un monastero. Il cambio non è stato facile, perché è, se possibile, una scelta ancora più incomprensibile della prima, ma sono felice e ringrazio ogni giorno per come hanno sempre accettato tutto, per come mi hanno accompagnato in questi anni e per come continuano ad accompagnarmi! Sento spesso di suore che son dovute scappare da casa, che non parlano con i genitori da anni… il Signore ha deciso di farmi anche questo grande regalo, avere dei genitori così; ho due sorelle e un fratello ed è capitato tante volte di avere dei progetti che i miei non condividevano, ma non hanno mai fatto tanta resistenza e non ci hanno mai voltato le spalle… e posso solo intuire quanto questo sia costato loro! È in famiglia che ho imparato cosa significhi scegliere in piena libertà, con tutte le responsabilità che ne derivano, sempre con la fiducia nel loro costante appoggio, e di questo davvero non ho che da ringraziare, i miei e Lui!
Quanto è durato il tuo discernimento?
Ufficialmente credo sia iniziato quattro anni fa, da quando ho iniziato il cammino con le missionarie, e se proprio devo identificare una fine, metterei la settimana che ho passato a Vitorchiano pochi mesi fa, in cui non ho trovato niente che mi potesse far declinare l’invito a entrare nella Trappa per dei mesi di prova. Lì ho capito quanto sarebbe sciocco rinunciare a questo progetto solo perché sembra tutto troppo bello! …ma ancora non posso escludere sorprese!
Durante il discernimento sei stata seguita da qualcuno con il quale hai condiviso le tappe della tua crescita spirituale?
Ovviamente! Sono certa che se non avessi avuto delle guide fedeli e sagge avrebbe prevalso la mia volontà sulla Sua… è stato un lento cammino di abbandono a Lui (che è appena all’inizio, ne sono consapevole), e in questi passi non sono mancate delle mani amiche pronte ad accompagnarmi! Per questo devo ringraziare (e non immaginate quanto!) prima di tutti la mia già citata cugina missionaria, la prima persona che ha accolto questo pazzo desiderio e… sapeva cosa farne!! I passi più importanti, i vari bivi e le varie decisioni per la maggior parte sono nati dalle sue domande, a cui io non sapevo rispondere (una lunga serie di «Già, perché no?») e che si traducevano quindi in un desiderio sempre più intenso di dialogo intimo con Dio, l’unica Luce possibile! Da quando sono al Cam ho avuto degli incontri con un padre missionario e da circa un anno sono in contatto con la maestra delle novizie di Vitorchiano, con cui è iniziato uno scambio di mail, intensificato negli ultimi mesi in cui la prospettiva di entrare in monastero si è fatta più concreta. Il desiderio di consacrarsi al Signore è troppo grande per gestirlo da soli, ho avuto (e ho ancora) la fortuna di avere delle guide che sempre mi hanno indirizzato a Lui e al Suo volere (dei missionari che mi accompagnano in monastero, non è commovente?!), ed è quindi anche grazie a loro se ora sono qui davanti a questo grande progetto!
Quando hai capito che il tuo discernimento era giunto al termine?
Non sono sicura che sia davvero finito, in questi anni si è divertito tanto a scombussolare sempre i miei piani e le mie fantasie, e il desiderio di lasciarGli ancora carta bianca è sempre vivo! Ora aspetto con trepidazione il momento in cui potrò iniziare quei mesi di prova al monastero, semplicemente perché è lì che L’ho sentito più vicino, perché stando lì ho avuto la sensazione che ci fosse un posto per me, ci stavo bene, anche se non riuscivo a capire bene come o perché… se poi più avanti mi proporrà un’altra pazzia, sono certa che mi darà la forza per seguirLo. Dopotutto, chi mai si farebbe scappare un Principe azzurro così?! È questo il bello, ti può chiedere qualsiasi cosa, può farti fare dei salti assurdi nel buio più completo, ma con Lui puoi star certa che cadrai sempre in piedi, sempre tra le Sue braccia!
Che cosa pensano i tuoi amici di questa tua scelta?
Un gruppo molto, ma molto ristretto è felicissimo per me, mi accompagna e già organizza future visite in monastero.
Per gli altri è difficile dirlo, in tanti sperano ancora che io cambi idea, quando parlavo del desiderio di diventare missionaria mi dicevano che non era necessario il velo per aiutare la gente, che tanti laici fanno molto più di diversi preti e suore… e potete immaginare i commenti sulla clausura «ma stanno rinchiuse! Cosa fanno tutto il giorno mentre fuori il mondo va a rotoli, c’è gente che soffre, che ha bisogno di aiuto concreto?». Ma continuano a starmi vicino, anche se non approvano o non capiscono la mia scelta, e questo è l’importante!
Perché diventare trappista oggi?
Questa è facile, perché se il Signore mi vuole trappista non posso immaginare niente di meglio per me! Mi fido di Lui, sono sicura che se davvero mi vorrà lì, le mie azioni, le mie preghiere, le mie intere giornate saranno per Lui e quindi per la Chiesa e per il mondo intero… il come e il perché non credo che lo capirò mai, ed è giusto che sia così. È Lui l’Onnipotente, mica io!
Come ti vedi tra 20 anni?
Festeggiando con un grande sorriso l’anniversario della mia professione religiosa, magari nel bellissimo Coro del monastero di Vitorchiano, mentre rinnovo con gioia i miei voti al Signore, che mi ha creato, mi ha scelto, mi ha conquistato e alla fine mi ha davvero sposato!
Perché hai fatto una scelta di vita consacrata all’interno della Chiesa di oggi che sembra essere incapace di adattarsi al nostro tempo, che appare concentrata sulla ricchezza, su quelli che il papa stesso ha definito carrierismi e che è oggetto di scandali?
Quando un giornalista disse a Madre Teresa «Ma insomma… questa Chiesa va così male, non crede anche lei? Cosa possiamo fare per migliorarla?», lei rispondeva «Ah, guardi, è semplicissimo: cominciamo da me e da lei!». Sento che il mio posto è nella Chiesa e non potrebbe essere altrove, mi sento parte di questo Corpo Mistico di Cristo, ed è fuori da Essa che non vedo speranza. Ovviamente questo non crea dei paraocchi che mi impediscono di vedere quanto i membri siano tanto imperfetti, ma sinceramente preferisco agire come posso dall’interno, facendo prima di tutto un lavoro su di me, come suggerisce Madre Teresa, e fidandomi ciecamente di Chi ancora tiene questa barca a galla, davvero nonostante tutto!
Ti vengono mai dubbi?
Quasi ogni giorno. Per questo una vera áncora per me è la preghiera, la fede è un dono che solo Dio può alimentare e sostenere, per questo chiedo a Lui di sostenermi nelle giornate nuvolose, di sole coperto. Mi è di grande aiuto anche il quaderno in cui scrivo preghiere, riflessioni, meditazioni. Forse non ci crederete, ma gran parte del dialogo che ho con Lui è epistolare… e nei momenti di dubbio torno lì, tra quelle pagine, che sono lì per ricordarmi quanto Lo sentissi vicino in quei momenti, quanto quelle parole venissero più da Lui che da me, e confortata da queste certezze da lì riparto, col desiderio di rispettare i Suoi tempi e i Suoi spazi, e tutti i Suoi modi, strani e non sempre chiari, di farsi vicino. Lui tante volte è costretto ad aspettarmi, è giusto che ogni tanto sia Lui a fare il prezioso, a voler essere cercato con più desiderio… non sempre è facile, ma grazie a Lui la fede non vacilla, e con lei la certezza che Dio è presente anche nella nostra stessa sete di Lui!
C’è un brano del Vangelo che è stato più importante di altri nel tuo cammino?
Una delle prime domande (oltre a quelle sul matrimonio) che mi è stata fatta è stata proprio questa: «Qual è l’aspetto di Gesù che ti piace di più, che senti più vicino?»… All’inizio, quando ero immersa nella spiritualità di Madre Teresa, non poteva che essere Matteo 25, «quello che avete fatto ai più piccoli dei miei fratelli l’avete fatto a me»… poi ne ho trovato uno ancora più mio, il capitolo 15 del Vangelo di Giovanni, delle frasi in particolare: «Senza di me non potete far nulla» e, ancora più bello, «vi ho chiamati AMICI»! Gesù è il mio migliore amico, ma solo perché è stato Lui ad essersi abbassato tanto da rendermi Sua amica!
Il Gesù di cui sono innamorata è senza dubbio Gesù Crocifisso, e non potrebbe essere altrimenti: «Non c’è amore più grande di questo, dare la vita per i propri amici»… è questo per me il centro, Lui è morto per me e per ciascuno di noi… ma come si fa a non amarLo?
Che cosa diresti ai tuoi coetanei che stanno cercando il senso della loro vita?
A te che stai leggendo, ho 22 anni e mi sento la ragazza più felice della terra! Cerca il Salmo 138 (139) e mentre lo leggi prova per un attimo a valutare il fatto che dall’eternità Dio ha pensato proprio a te, ha aspettato che tu nascessi, ha seguito i tuoi primi passi, che dietro ogni tua cellula c’è il Suo pensiero, e che ogni giorno continua ad aspettarti e ad amarti, nella gratuità più completa! Ha creato te e, insieme a te, un progetto che ti calza a pennello, creato su misura, che è in grado di renderti davvero felice, di quella felicità incontenibile e inevitabilmente contagiosa, da estendere ai tuoi amici, ai tuoi familiari, alla Chiesa, al mondo intero! Non temere di sperare troppo, è Lui che dice «chiedi e ti sarà dato, bussa e ti sarà aperto»… e aspetta solo che tu faccia un passo verso Lui! FIDATI, ne vale la pena!
di Nicholas Muthoka
Nicholas Muthoka
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