Slow page dei Missionari della consolata

Missione senza se e senza ma

L’annuncio alle genti dal Concilio a Papa Francesco.
«Lo Spirito Santo è lo stesso oggi com’era duemila anni fa.
Può compiere ancora oggi le meraviglie di cui sono testimoni i missionari fra i cristiani; può soffiare sull’Europa cristiana ridando ai nostri popoli nuovi stimoli per un cammino di ritorno alla fede.
Nulla è impossibile a Dio.
Dipende anche da tutti noi, se preghiamo e seguiamo umilmente Papa Francesco, dando ciascuno il proprio contributo alla Chiesa che è chiamata ad evangelizzare».

L’autore racconta il dibattito sull’idea di missione di cui è testimone fin dagli anni precedenti il Concilio Vaticano II e durante i lavori dello stesso, fino all’enciclica di Giovanni Paolo II, Redemptoris missio, di cui fu uno dei redattori, e al pontificato di Benedetto XVI.
Alla luce della sua lunga e variegata esperienza, con linguaggio vivace e ricco di aneddoti ribadisce che i punti fermi che andrebbero sempre rispettati dai missionari rimangono – a dispetto di crisi e di mutazioni culturali – quelli di sempre, ancorati nel Vangelo.

Prefazione di Sandro Magister

Autore:
Gheddo Piero
(1929) è missionario del Pime dal 1953. A lungo direttore di "Mondo e Missione", ha fondato l’agenzia "AsiaNews", è stato tra gli iniziatori di Mani Tese e dell’Emi, con cui ha pubblicato un’ottantina di volumi, soprattutto biografie di missionari. È stato perito al Concilio Vaticano II per il decreto "Ad gentes". Ha diretto l’Ufficio storico del Pime. Collabora con "Avvenire" e cura un blog su "www.missionline.org". Ha conseguito vari premi giornalistici, come il "Campione d’Italia" (1972) e il "Natale Ucsi alla carriera" (2011).

anno: 2013
formato: 14×21
pagg. 256
euro 13,00

INDICE

Prefazione, di Sandro Magister, 7

1. Al Concilio Vaticano II c’ero anch’io, 11
Sono nato nel tempo delle certezze, 11 – Il fervore missionario degli anni Cinquanta, 14 – La breve e faticosa preparazione al Concilio, 18 – Giornalista e «perito» per l’Ad gentes, 20.

2. Genesi laboriosa e contrastata dell’Ad gentes, 25
Il forte influsso di Giovanni XXIII sul Concilio, 26 – Il prodigioso lavoro del Concilio, 28 – «Un magistero a carattere prevalentemente pastorale», 30 – L’Ad gentes ridotto a 13 proposte?, 33

3. Per l’Ad gentes lo Spirito Santo c’era davvero, 39
La Via Crucis dell’ottobre e novembre 1965, 39 – Anche le giovani Chiese sono missionarie, 41 – Incompiuta la riforma di Propaganda Fide, 44 – L’unico Decreto commemorato con un’enciclica (1990), 48 – È mancato il dialogo fra teologi e missionari, 50.

4. Crisi dell’ideale missionario dopo il Concilio, 53
Il terremoto che ha sconvolto l’Occidente, 53 – La crisi dell’ideale missionario in Occidente, 55 – «La missione alle genti è ancora agli inizi», 58 – Il Sessantotto, negativo per la fede e la vita cristiana, 61 – Il mondo nuovo è possibile solo con Cristo, 63 – L’esperienza scioccante in Mani Tese, 67 – «Crollato il socialismo, chi difenderà i popoli poveri?», 70.

5. L’Ad gentes rilanciato da Paolo VI, 73
Il movimento missionario italiano si divide, 73 – La Evangelii nuntiandi riafferma la missio ad gentes, 76 – Il grande amore di Paolo VI per l’Africa, 79 – Dalle Filippine la missione a tutta l’Asia, 82 – La visita a Tondo, la baraccopoli di Manila, 86 – Per l’unità della Chiesa in Oceania, 88 – Alle porte della Cina proibita, 90 – Due tendenze nel Sinodo sull’evangelizzazione (1974), 91 – Come deve essere la «liberazione evangelica», 93 – «Il vero umanesimo deve essere cristiano», 97.

6. Giovanni Paolo II, il centravanti della missione, 99
Il Papa Missionario: aprite le porte a Cristo!, 99 – Giovanni Paolo II all’Assemblea di Puebla (1979), 102 – «Ripartire da Cristo» alle Chiese d’America Latina, 104 – Giovanni Paolo II e le giovani Chiese, 108 – I viaggi del Papa, annunzio di Cristo ai popoli, 111 – In Messico la forza del cattolicesimo popolare, 112 – «Chi vuole portare la multa al Papa?», 114 – Il maggior successo nella bufera di neve in Giappone, 116 – «È come se Cristo fosse tornato fra noi», 118.

7. Redemptoris missio completa e aggiorna l’Ad gentes, 121
Il Papa vuol rilanciare la missione alle genti, 121 – È possibile avere «missionari senza Cristo»?, 124 – I punti fondamentali della Redemptoris missio, 128 – La missione ad gentes esige missionari santi, 131 – Perché il Vangelo promuove lo sviluppo dei popoli?, 134 – «La missione alle genti è solo agli inizi», 137 – A pranzo col Papa per la Redemptoris missio, 139 – Un lavoro modesto ma appassionante, 143 – Ammirato per come nasce un’enciclica, 145.

8. Benedetto XVI, il relativismo e la missio ad gentes, 149
Tre rivoluzioni moderne contro la Chiesa, 150 – La crisi dell’Occidente porta all’autodistruzione, 152 – Il cardinale Martini e la «morale laica», 155 – Bastano i «valori evangelici» o ci vuole Gesù Cristo?, 157 – Comunicare all’Europa la verità del cristianesimo, 159 – La Nuova Evangelizzazione e il Cortile dei Gentili, 161 – La Chiesa divisa dal «magistero parallelo», 164 – Lo stile e il programma di Benedetto XVI, 167 – «La più grande persecuzione viene dal peccato nella Chiesa», 170 – «Portate a tutti il dono della fede», 171 – Papa Benedetto per la missione alle genti, 173.

9. Il primo viaggio in Africa di Benedetto XVI, 177
Il cristianesimo maggioritario in Africa, 178 – La missione ad gentes nell’Africa di oggi, 180 – Catechisti e laici protagonisti della missione, 183 – Cristiani e musulmani insieme per l’uomo africano, 185 – Cristiani e musulmani nel Nord Camerun, 187 – La Chiesa e le difficoltà dello sviluppo africano, 189 – Primo scenario. La Dottrina sociale della Chiesa, 191 – Secondo scenario. Il Vangelo libera dalla paura degli spiriti malvagi, 193 – Terzo scenario. La famiglia e le donne, 197 – Due esempi di «donne straordinarie» in Angola, 199 – La vana e sciocca polemica sul preservativo, 201 – L’uso vincente del metodo Abc in Uganda, 203.

10. La missione alle genti nell’Italia di oggi, 207
«Accendere il fuoco della missione», 207 – «Ridateci lo stupore del primo annunzio del Vangelo», 210 – «Abbiamo molto da imparare dalla scuola della missione», 214 – Cosa significa «missionarietà della Chiesa italiana»?, 216 – «Dobbiamo essere innamorati di Cristo», 218 – Il primo annunzio di Cristo ai non cristiani, 221 – Il cristianesimo è amore e conversione a Cristo, 223 – Formare i cristiani ad essere missionari, 226 – Ogni battezzato è missionario, 227 – Quando i laici evangelizzano i popoli, 230 – «Tu stai vivendo gli Atti degli Apostoli», 232 – Le giovani Chiese, più dinamiche e ottimiste, 234 – «Lo Spirito Santo protagonista della missione», 237.

11. Francesco, il Papa che viene dalle missioni, 241
La sua elezione rafforza la nostra fede, 242 – Com’è la Chiesa che Papa Francesco vorrebbe, 244 – Riforma la Chiesa con l’esempio e la parola, 246.

PRESENTAZIONE

Prefazione di Sandro Magister

Alla vigilia dell’ultimo conclave, il cardinale argentino che sarebbe divenuto Papa aveva ammonito: «Ci sono due immagini di Chiesa: la Chiesa evangelizzatrice che esce da sé stessa, o la Chiesa mondana che vive in sé, da sé, per sé». Il dramma della Chiesa cattolica di questi ultimi decenni è tutto qui. La Chiesa missionaria, che sembrava al culmine della sua spinta espansiva all’inizio del Concilio Vaticano II, ha avuto un repentino crollo. Ed è stata largamente soppiantata da una Chiesa che si diceva e si dice più «aperta», ma talmente aperta al mondo da vederlo salvato anche senza conoscere e accogliere Cristo, e quindi anche senza annuncio del Vangelo e conversione e battesimo, in breve, senza più missione.
Padre Piero Gheddo è un testimone straordinario di questo dramma. Missionario da sessant’anni, ne ha vissute in prima linea tutte le fasi, che qui racconta e analizza con molte rivelazioni inedite riprese dai suoi fogli di diario. Soprattutto sui retroscena di due documenti capitali alla cui scrittura egli lavorò intensamente: il decreto conciliare sulle missioni e l’enciclica con cui un quarto di secolo dopo Giovanni Paolo II tentò di ravvivare nella Chiesa quella coscienza missionaria che sembrava sul punto di perdersi.
Al Concilio, padre Gheddo fu chiamato subito come perito. E presto capì che «la missione alle genti era considerata l’ultima o la penultima ruota del carro ecclesiale». La stesura di quello che diventò alla fine il decreto Ad gentes passò attraverso sette rifacimenti successivi. Rischiò di essere cancellato del tutto. A metà del cammino il lavoro fin lì fatto fu accantonato, con l’ordine perentorio di ridimensionare il tutto in un breve elenco di «proposte».
A risollevare le sorti del documento fu la capillare azione di convincimento messa in opera dai padri conciliari più impegnati sul campo. C’erano tra questi, ricorda padre Gheddo, dei «missionari di foresta che solo al vederli non si poteva dire loro di no». Ciò non toglie che «c’era in commissione un senso di ansia, in qualcuno quasi di disperazione». Il miracolo avvenne sul finire del Concilio. Dopo ulteriori, faticosissime riscritture, il decreto fu approvato nell’ultima seduta pubblica con 2.394 voti favorevoli e solo 5 contrari, il più alto livello di unanimità mai raggiunto.
Già nell’immediato dopoconcilio, tuttavia, il sogno di una nuova Pentecoste missionaria cedette il passo a una realtà opposta. Si riduceva l’obbligo di evangelizzare a impegno sociale. Ma il Padre non ha mandato il Figlio sulla terra per scavare pozzi, né la Chiesa può ridursi a un’agenzia di pronto soccorso. Per contrastare questa deriva, Paolo VI convoca nel 1974 un Sinodo sull’evangelizzazione. L’anno dopo pubblica una esortazione apostolica, la Evangelii nuntiandi, per riaffermare con forza che «anche la più bella testimonianza si rivelerà a lungo impotente se il nome, l’insegnamento, la vita e le promesse, il regno, il mistero di Gesù di Nazaret, Figlio di Dio, non sono proclamati».
«Ma Paolo VI non fu ascoltato», commenta padre Gheddo. E anche il suo successore Giovanni Paolo II, con l’enciclica Redemptoris missio del 1990, si scontrò con un muro di incomprensione. Il fuoco di sbarramento entrò in azione prima ancora che l’enciclica fosse scritta. È inutile, si obiettava, ha già detto tutto il Concilio. Quando invece, spiega padre Gheddo, Papa Karol Wojtyla voleva proprio dire forte ciò su cui il decreto Ad gentes era stato troppo timido o silenzioso.
Quando Giovanni Paolo II chiamò a Roma padre Gheddo e gli affidò il compito di scrivere l’enciclica, per il missionario cominciarono mesi di lavoro mozzafiato: «Scrivere, pregare, mangiare e dormire, nient’altro». Finito un capitolo, lo faceva arrivare al Papa, che alcuni giorni dopo glielo rimandava con le sue annotazioni a margine, scritte a matita o con la biro: qui aggiungi questo, spiega meglio il concetto, cita questo passo del Vangelo. Ultimata la prima stesura, ce ne vollero una seconda e una terza, a loro volta inviate sotto segreto a una serie di persone, per raccoglierne le osservazioni. La Segreteria di Stato coordinava il tutto e anche metteva del suo, smussando e cancellando le espressioni che giudicava «non adatte a un Papa». Ma lo stile diretto, «giornalistico», di padre Gheddo, che Papa Wojtyla aveva voluto, in buona misura è rimasto. La Redemptoris missio è l’enciclica meglio scritta delle quattordici di quel pontificato.
Poi è venuto Benedetto XVI, anche lui Papa dalla fortissima sensibilità evangelizzatrice, e anche lui in questo largamente incompreso. Il 3 dicembre 2007, festa del missionario per eccellenza Francesco Saverio, la Congregazione per la dottrina della fede pubblica una Nota dottrinale su alcuni aspetti dell’evangelizzazione che inizia diagnosticando con molto realismo l’anemia missionaria della Chiesa attuale: «Si dice che basta aiutare gli uomini a essere più uomini o più fedeli alla propria religione, che basta costruire comunità capaci di operare per la giustizia, la libertà, la pace, la solidarietà. Inoltre, alcuni sostengono che non si dovrebbe annunciare Cristo a chi non lo conosce, né favorire l’adesione alla Chiesa, poiché sarebbe possibile essere salvati anche senza». Eppure anche questo documento è parso cadere nel vuoto. «È stato quasi ignorato dalla stampa cattolica e missionaria», scrive padre Gheddo.
Nonostante tutto, il libro termina con annotazioni cariche di fiducia. Al crollo delle vocazioni missionarie nel vecchio mondo corrisponde la vitalità delle giovani Chiese, che si fanno esse stesse missionarie fuori dei propri paesi. In Africa, in Asia, l’espansione del cattolicesimo è più vivace che mai. Ma proprio i leader di queste giovani Chiese sono convinti che il ruolo dei missionari italiani, europei, nordamericani non deve essere consegnato al passato. Padre Gheddo riporta le parole di un vescovo del Camerun: «Abbiamo una fede certamente molto viva e ne ringraziamo il Signore, ma è una fede emozionale, superficiale, non ancora penetrata in profondità. Se non avessimo più missionari stranieri, sono convinto che in venti o trent’anni torneremmo sotto gli alberi a fare sacrifici agli spiriti. I missionari ci portano il respiro della Chiesa universale, che ha una storia e una tradizione che noi non abbiamo».
Con Papa Francesco la sfida continua. In questo libro, padre Gheddo ce la racconta come mai nessuno prima di lui ha fatto.

di EMI – Editrice Missionaria Italiana

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