La richiesta di democrazia e di un maggiore rispetto dei diritti umani è uno dei fili rossi che hanno caratterizzato il 2011 nel mondo, secondo Amnesty international che il 24 maggio, durante la presentazione a Roma del suo 50° Rapporto annuale, ha rilanciato la richiesta di un forte Trattato globale sul commercio di armi entro l’anno.
La grande dimostrazione popolare di determinazione a partecipare attivamente alle decisioni politiche in molti paesi del Sud del mondo – pensiamo ad esempio alla cosiddetta «primavera araba» -, come in diversi paesi del Nord – i vari movimenti degli indignados e di occupy wall street -, secondo la presidente di Amnesty Italia, Christine Weise, non ha trovato classi dirigenti pronte o disposte ad ascoltala e a darle seguito.
«Il fallimento delle leadership è diventato globale nel 2011, anno in cui i dirigenti politici hanno risposto alle proteste con brutalità o indifferenza. I governi devono dimostrare di possedere una leadership legittima e combattere l’ingiustizia, proteggendo chi è senza potere e limitando l’azione di coloro che il potere ce l’hanno. È giunto il momento di mettere le persone prima delle aziende e i diritti prima dei profitti», ha dichiarato Weise, aggiungendo: «Nel corso dell’ultimo anno è stato troppo spesso evidente come le alleanze opportunistiche e gli interessi finanziari avessero il sopravvento sui diritti umani, mentre le potenze globali si spintonavano per esercitare influenza in Medio Oriente e in Africa del Nord. Il linguaggio dei diritti umani è stato adottato quando funzionale all’agenda delle imprese o della politica e messo da parte quando non è parso opportuno o quando ha ostacolato il profitto».
Secondo Amnesty la mancata azione sullo Sri Lanka e sui crimini contro l’umanità in Siria, uno dei principali acquirenti di armi dalla Russia, rischia di rendere superfluo il ruolo di garante della pace teoricamente ricoperto dal Consiglio di sicurezza dell’Onu, i cui membri permanenti, oltre ad avere potere assoluto di veto su ogni risoluzione, sono i principali produttori e fornitori mondiali di sistemi d’arma. «La conferenza delle Nazioni Unite per trovare un accordo per un Trattato sul commercio di armi sarà la cartina di tornasole per i politici e farà capire se vorranno o meno porre i diritti umani sopra gli interessi egoistici e i profitti», ammonisce Amnesty.
Violazioni e passi avanti
Il Rapporto 2012, che presenta la sua parte principale suddivisa in 5 sezioni, ciascuna dedicata a una regione geografica del pianeta con una panoramica generale seguita da dettagliate schede riguardanti i singoli paesi, documenta una largo ventaglio di violazioni dei diritti umani accertate nel corso del 2011.
Attraverso le molte informazioni presenti nel Rapporto scopriamo che durante l’anno passato la libertà di espressione ha subito restrizioni in 91 paesi, mentre 101 sono i paesi in cui Amnesty ha accertato casi di maltrattamenti e torture.
Asia
Stati repressivi come la Cina hanno scatenato i loro apparati di sicurezza per soffocare le proteste La condizione dei diritti umani in Corea del Nord è rimasta pessima.
Il governo dispotico del Myanmar ha liberato 300 prigionieri politici e consentito la candidatura della leader dell’opposizione Aung San Suu Kyi alle elezioni, ma ha contemporaneamente aumentato le violazioni dei diritti umani nelle zone abitate dalle minoranze etniche in conflitto con l’amministrazione centrale.
Medio Oriente e Africa
In Iran il governo, tra i suoi strumenti di repressione, ha usato in misura massiccia la pena di morte per contrastare il dissenso. L’unico paese che l’ha superato per numero assoluto di condanne è la Cina.
In paesi come Angola, Senegal e Uganda, così come in diversi altri dell’Africa subsahariana, del Nord Africa e del Medio Oriente i governi hanno generalmente utilizzato la violenza contro i manifestanti.
In Africa si è registrato un aumento di attività terroristica da parte di gruppi armati islamisti, un peggioramento delle discriminazioni a causa dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere.
Americhe
Diversi attivisti nelle proteste sociali che in America hanno preso forza contro i potenti interessi economici e politici, sono stati minacciati e uccisi in paesi come Brasile, Colombia, Messico. Le comunità native hanno continuato a subire violazioni dei loro diritti a causa del crescente sfruttamento delle risorse della terra.
Europa
In Russia, dove si è assistito alle più grandi manifestazioni della società civile degli ultimi decenni, alcuni esponenti dell’opposizione hanno subito violazioni dei loro diritti umani e sono stati ridotti al silenzio.
C’è stato un crescendo nell’utilizzo della retorica xenofoba in diversi esponenti politici europei.
Note positive
Il Rapporto 2012 di Amnesty international non manca di indicare anche alcune note positive che nel corso dell’anno passato hanno segnato un progresso nell’affermazione dei diritti umani nel mondo, come gli sviluppi della giustizia europea con l’arresto del generale serbo Ratko Mladić e del serbo-croato Goran Hadić, sotto processo per i crimini commessi nelle guerre degli anni Novanta nell’ex Jugoslavia, le piccole ma significative crepe nell’impunità per i crimini del passato nelle Americhe, i passi avanti verso l’abolizione della pena di morte.
di Luca Lorusso
Luca Lorusso
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