Si trovavano tutti insieme cercando di trattenere Dio con loro.
Gesù era sparito tra le nubi e il loro Dio sembrava più sfuggente che mai.
Chiusi nel cenacolo s’accanivano su una parola univoca per uniformare le divergenze, su un modo conforme per esprimere l’esperienza vissuta.
Maria era quasi sempre in silenzio e, quando parlava, la sua lingua sembrava loro straniera. Dopo l’ascensione di Gesù era l’unica che usciva ancora, a volte accompagnata da Giovanni, senza timore d’incontrare la gente e di dire qualcosa d’impreciso sul Signore Risorto.
Un giorno risuonò una voce tra loro. Erano trascorse poche ore dalla prima volta in cui avevano impedito a Maria di uscire. Quella voce, di un membro autorevole del gruppo, li invitava: «Venite, costruiamoci una città, e facciamoci una lingua e un nome, per non disperderci su tutta la terra».
A Maria, che stava in silenzio a pregare, non sfuggì l’assonanza di quell’esortazione con le parole dei lontani costruttori di Babele (Gn 11, 1-9) e ricordò come invece il Signore Dio, fin dal principio, avesse detto: «Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra» (Gn 1, 28), e a Noè: «Esci dall’arca tu e tua moglie, i tuoi figli e gli animali perché si diffondano sulla terra» (Gn 8, 16-17), e alle sue creature amate di ogni epoca: «Andate!».
Fu allora, mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, che venne dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, riempiendo tutta la casa dove si trovavano, e apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d’esprimersi (At 2, 1-11).
Qualcuno, preso da stupore, cominciò a domandarsi ad alta voce perché il Signore, che non si era rivelato a Elia nel vento impetuoso, nel terremoto e nel fuoco, ma nel mormorio di un vento leggero (1Re 19, 11-13), stesse invece usando tanta forza con loro. E tutti videro Maria ridere, come da tempo non l’avevano più vista. E a tutti parve improvvisamente più bella e più vicina. E divenne per loro immediatamente chiaro che quell’impeto e quell’ardore di Dio dipendesse dal loro terrore della Sua piccolezza e morte, e della Sua assenza. Elia poté riscoprire il suo Creatore in un soffio umile e appena percettibile perché temeva un Dio troppo grande, onnipotente e implacabile. Loro Lo riscoprivano nel rombo e nel fuoco: un Dio che fa ardere e manda, non terribile, non assente.
Fu dopo quell’irruzione di vento e fuoco che videro meglio se stessi, comprendendo finalmente le parole dette da Maria, e che uscirono dalla paura paralizzante del Maestro lontano.
Dicono che più tardi Maria prese in disparte Giovanni allontanandosi dal tumulto della folla che aveva disperso gli apostoli nelle strade fino a notte fonda per parlare di Gesù, e pianse di gioia.
di Luca Lorusso
Luca Lorusso
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