Slow page dei Missionari della consolata

Li prese con sé, in disparte, loro soli

Il Signore li tiene con sé nel suo Amore, possono osare crederci!

Isoliamo due particolari tra i molti ricchissimi del brano della Trasfigurazione del Vangelo di Marco (che trovi qui al fondo): «Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli». Gesù li prende con sé. Loro soli.
«Prendendo la parola, Pietro disse […]. Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati». Erano spaventati.
Questo brano del Vangelo di Marco ci parla di un’esperienza di profonda intimità, vissuta con paura.
Ma cosa spaventa Pietro, Giacomo e Giovanni? Sono spaventati dalla soprannaturalità dell’evento? Dal non sapere cosa fare o dire, come «ci si comporta in certe situazioni»? Dal sentirsi inadeguati? Dal dubbio che tutta quella luce abbagliante illumini le loro povertà? Dalla consapevolezza di non essere in grado di trattare adeguatamente gli ospiti illustri che hanno di fronte? Dall’idea che Gesù se ne vada con Mosé ed Elia, lasciandoli soli? Sono spaventati dalla loro paura? Cioè hanno timore che la loro stessa paura li tenga inchiodati su se stessi, rendendoli incapaci di accogliere ciò che viene loro donato?
Pietro è talmente ingabbiato da se stesso, dal proprio timore, e forse anche dal proprio ruolo – non richiesto – di leader, da non riuscire a far altro, mentre gli altri due se ne stanno inebetiti in silenzio, che «prendere la parola», con un atto impulsivo e addirittura sopra le righe, impositivo – «prende», non «chiede» – per dire una «fesseria», cui né Gesù, né Mosé o Elia, né, tantomeno, la voce dalla nube, rispondono. Forse per non accrescere il suo imbarazzo.
E con il fatto di prendere la parola Pietro mostra in modo chiarissimo proprio ciò che, prendendo la parola, impulsivamente, pensava di mascherare: di non aver capito nulla, o quasi. Di non aver capito che Gesù l’ha «preso con sé», a prescindere da ogni condizione o sua risposta, e l’ha preso con sé, non per mostrargli quanto è glorioso, e così intimorirlo, o intimidirlo, ma per farlo partecipare alla sua gloria, per renderlo più consapevole di qual è la luce e la bellezza e la posizione di chi «sta con Lui».
Pietro è tanto amato da essere inserito pienamente e senza condizioni nella Storia della Salvezza, da essere portato da Gesù a partecipare alla convergenza di tutte le strade che Dio ha percorso nel mondo dalla sua fondazione.
Gesù prende con sé Pietro, Giacomo e Giovanni, per farli partecipare all’incontro con Mosé ed Elia, non per farli essere spettatori passivi. I tre invece se ne stanno in un angolo, per motivi che Marco non ci dice, e si sentono fuori da quel cerchio di luce, fotografi, portantini, sottoposti, invece che «amici» di Gesù.
Il Signore li tiene con sé nel suo Amore, possono osare crederci! Possono osare viverlo con piena partecipazione e tranquillità.

Dal Vangelo secondo Marco 9, 1-9
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli.
Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro.
Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.

Di Luca Lorusso

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