Una lettura nuova della tua vita, un modo nuovo di metterti al servizio. È l’esortazione che il Santo Padre Benedetto XVI ti rivolge col suo messaggio per la quaresima 2012 Prestiamo attenzione gli uni agli altri, per stimolarci a vicenda nella carità e nelle opere buone.
Mettiti al servizio! Suscita, proteggi, promuovi la vita, la fraternità, la comunione.
Presta attenzione agli altri – ti suggerisce il papa – presta attenzione a te stesso, al mondo.
Rispondi ai bisogni delle persone che incontri e di quelle che vivono altrove, in altri contesti.
Mettiti al servizio, cioè sii capace di aiutare e, allo stesso tempo, di lasciarti aiutare a leggere con verità la vita. Mettiti al servizio, cioè servi gli altri nella la tua debolezza, e lasciati servire nella la tua risolutezza.
A febbraio la festa del Beato Giuseppe Allamano, il 16, e l’inizio del cammino quaresimale ti invitano a ingranare la marcia per metterti su una strada intensamente trafficata: quella che porta al centro della tua esistenza, …
alla verità più profonda di ciò che sei, di ciò che è il creato, di ciò che è Dio nella storia del mondo, nella tua storia.
Il papa, nel suo messaggio, così come il Beato Allamano nelle sue lettere di inizio Novecento ai Missionari, nelle sue conferenze, e ancora di più nella discrezione dei colloqui personali con gli uomini e le donne della sua Torino, ti invitano a metterti in gioco. Non all’attivismo che a volte prende i cristiani impegnati, portandoli sulla china del super-dovere, dell’agenda fitta di cose da fare e priva di vita da incontrare, del machismo individualista tipico dell’eroe, o dell’eroina, che non si spezza mai e che non ha mai bisogno (né degli altri, né del Signore e nemmeno di se stesso), dei sacrifici cercati come fine e misura unica del valore delle opere di carità compiute. L’invito non è quello a essere più indaffarati, nemmeno spiritualmente. Non è quello ad aggiungere, ma piuttosto a sottrarre, allo scopo di raggiungere il cuore, il senso. Sgomberando la strada dalle tante cose che rischiano di renderla impraticabile, belle e sante di per sé, ma diverse da quelle poche e personalizzate che il Signore desidera per te, per la pienezza della tua vita.
Se leggi il messaggio del papa o la vita dell’Allamano, con gli occhiali della cultura «vincente» del nostro mondo, quella dell’efficienza, della produzione, della prestazione, del merito, della competizione, essi potrebbero infonderti un’ebbrezza di rinnovato slancio sul versante del «darTi da fare» per gli altri, invece che sul versante del «lasciarTi fare» per/dagli altri; del «devo», piuttosto che del «desidero»; del domandare agli altri le ragioni dei loro peccati, invece che del rispondere agli altri di quali sono le ragioni della tua speranza. Se al contrario li leggi con gli occhiali dell’amore gratuito «che tutto copre», potresti correre il rischio di trovare in essi l’invito a un’attività imprescindibile, personale e comunitaria, particolarissima e apparentemente passiva, opposta all’attivismo: attendere (aspettare, ma anche badare a…) la gioia pasquale. Attraverso la preghiera, la condivisione, il silenzio, il digiuno. Attendere attraverso l’atto di prestare attenzione gli uni gli altri, sapendo che l’attenzione non può esserci durante una corsa, sapendo che per essere attento e per permettere ad altri di essere attenti a te, puoi (finalmente) concederti in questa Quaresima la libertà di fermarti, di ascoltare, di cercare la verità di te stesso.
Quando riesci a riconoscerti bisognoso, mancante, senza condannarti, lasciandoti toccare dagli occhi accoglienti e misericordiosi di Dio, allora riesci a far combaciare il contenuto (la fede che vuoi trasmettere in quanto battezzato, e quindi missionario) con il contenitore (la tua vita «nei fatti»). Non ci sarà distonia, né tantomeno confusione, tra fini e mezzi, tra il messaggio e lo strumento utilizzato per comunicarlo.
Il Beato Giuseppe Allamano aveva questa capacità di accogliere se stesso con i propri peccati, gli altri, lo sguardo amoroso di Dio su di sé e su tutto e tutti, e di non confondere i mezzi (l’ascolto, la preghiera, i soldi, il Santuario, le opere …) con il fine (le persone verso cui indirizzava la sua attenzione, a Torino come in Africa, per mostrare loro quanto il Signore le amasse).
A lui e alla Vergine Consolata affidiamo il nostro cammino quaresimale verso il Signore risorto.
Di Luca Lorusso
Luca Lorusso
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