Slow page dei Missionari della consolata

Il dialogo nel silenzio

Ci sono luoghi dove non si trova pace. C’è poi la possibilità di mettere tutto in “pausa” per qualche istante.

Ci sono luoghi dove non si trova pace, alcuni rimbombanti di rumore e pieni di gente che se ne fa cullare, ci sono decibel di troppo in città, difficoltà ad ascoltare i suoni della natura anche in campagna.
C’è poi la possibilità di mettere tutto in “pausa” per qualche istante.
Quando si è abituati a vivere nel rumore delle città, ad addormentarsi con ninne-nanne di automobili, ad alzarsi svegliati dai clacson, ad affacciarsi al balcone ad ogni rapina ai distributori di sigarette; a correre al ritmo degli mp3, a mangiare in compagnia della tv, a leggere ascoltando le grida dei vicini, a insultare a voce alta il nulla ogni volta che qualcosa non va per il verso giusto… si può avere paura del silenzio.

Entrare in una chiesetta isolata e ascoltare: un fischio sembra farsi strada nelle orecchie.
Stupore: “Il silenzio parla!”.
Eccome se parla!

Ritrovarsi faccia a faccia con i propri pensieri, le proprie beghe, le difficoltà, i rompicapo.
Ma come si può aver voglia di una cosa del genere?
Eppure, ci sono persone che intorno al silenzio intessono la propria vita: lavoro e preghiera sono l’ordito e la trama delle loro giornate.
Vocazione di pochi. Non c’è nulla c’è di strano se non ci si sente chiamati alla non-parola. Però ci sono occasioni che si possono cogliere, e ci si ritira qualche giorno in silenzio, ad esempio a Taizé.

Se è vero che le giornate di silenzio possono, di primo acchito, sembrare eterne e solitarie – di una solitudine deprimente –, si scopre ben presto che, al contrario, sono piene ed intense, e la solitudine – quella sana – è fatta di introspezione, meditazione, dialogo spirituale con Dio.
Vivere con persone che non si conoscevano fino a poco prima, ma che ora sono presenti nella propria esperienza è una ricchezza incomparabile.

Arrivando da mille strade diverse sotto la spinta della stessa forza (per qualcuno più palese che per altri), ci si ritrova a condividere una vita quotidiana fatta di semplicità e rispetto. Non c’è obbligo di convenevoli, non è necessario sorridersi ad ogni incontro, eppure non si percepisce malessere. Non ci si sente soli, poiché si sta vicini, e nel silenzio la vicinanza è più evidente.
I sogni appaiono con più chiarezza, i dubbi decantano, la speranza cresce, si riscopre la presenza di Dio dentro di sé, ci si conosce reciprocamente senza bisogno di discutere di nulla. Si scopre, come per magia, che attraverso gli occhi si può dire tutto.
 

Di Nadia Anselmo

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