Slow page dei Missionari della consolata

Dacci oggi la nostra acqua quotidiana

L’acqua è vita.
In ogni tempo, in ogni luogo, l’acqua è considerata dall’uomo la fonte primaria dell’esistenza.
Oggi milioni di persone in tutto il mondo non hanno accesso all’acqua, i Paesi del Nord consumano l’acqua del Sud, nuovi conflitti scoppiano per la gestione dell’acqua.
Il processo di privatizzazione dell’acqua è globale, ma in Italia un referendum tenta di affermare che l’acqua non è una merce.

SOMMARIO:
– L’acqua è vita
– Impronta idrica
– Idroconflitti
– L’acqua in via di privatizzazione in Italia
– Appello assemblea dei movimenti per l’acqua
– BOX1: Tabella. L’impronta idrica media globale dei prodotti animali e di quelli vegetali
– BOX2: LA RISOLUZIONE ONU: L’ACQUA è DIRITTO UMANO
– BOX3: PERCHÉ UN REFERENDUM?
– BOX4: I QUESITI REFERENDARI
– BOX5: LE TAPPE E I TEMPI DEL REFERENDUM
– Aggiornamento del 18-01-2011
– PER APPROFONDIRE

L’ACQUA È VITA
Non si sa da quanto tempo fosse creato il mondo quando gli dei, disgustati dal comportamento degli uomini, ordinarono a Chalchiutlicue, dea dell’acqua, di distruggerli.
La dea dal corpo forte e bellissimo, coperto di svolazzi azzurri, la testa coronata d’un diadema azzurro, ornata con orecchini di turchese, con una collana di pietre preziose e pendenti d’oro, discese agitando con le mani gli stendardi del fulmine e della pioggia, e li piantò sulla cima d’una montagna che si coprì subito di grandi nuvole nere. Discese al piano e, entrata in una capanna dove vivevano tranquillamente due sposi, disse loro che dalla montagna sarebbe venuta giù tant’acqua da inondare al terra; ordinò loro di salire subito su un tronco vuoto e di sistemarsi nella sua cavità portando con sé il fuoco. Dovevano mangiare solo una focaccia di mais al giorno perché le provviste non venissero a mancare.
Tornata al monte sventolò gli stendardi verso i quattro punti cardinali. Allora il cielo si riempì di lampi; si scatenarono tuoni e fulmini e le nuvole si sciolsero in un diluvio d’acqua. La gente corse sulle colline, s’arrampicò sugli alberi, ma inutilmente perché l’acqua vorticosa travolgeva tutto. Gli uomini imploravano pietà, ma gli déi, implacabili, cedettero solo quando i poveri mortali chiesero d’essere trasformati in pesci. Così avvenne, e l’acqua si riempì di pesci che fuggivano terrorizzati in tutte le direzioni. Sul mare burrascoso galleggiava solo il tronco salvatore in cui la coppia di sposi custodiva il fuoco prezioso.
Calarono finalmente le acque, emerse la terra, e i due sopravvissuti tornarono a casa, riconoscenti, portando il fuoco, fonte di calore benefico per l’umanità nuova.

A chi appartiene alla tradizione ebraico-cristiana il racconto riguardante il sole dell’acqua che costituisce la prima parte del mito della tradizione azteca della leggenda dei quattro soli sull’origine del mondo, ricorda la narrazione biblica centrata sulla figura mitologica di Noè. In entrambi i diluvi universali, così come nei numerosi miti omologhi di cui si possono raccogliere testimonianze in ogni tradizione culturale del mondo, l’elemento simbolico cardinale è l’acqua: trasformazione, purificazione, vita e morte, e morte per una vita nuova, rinnovata.
La parola acqua, nella Bibbia, nelle due forme singolare e plurale, ricorre 691 volte: nell’Antico Testamento l’acqua è l’elemento sul quale aleggia lo spirito di Dio al principio della creazione, e dal quale emerge la terra; è la prima cosa che Abramo offre al Signore venuto a visitarlo alle querce di Mamre perché possa lavarsi i piedi; è il Mar Rosso attraversato da Israele all’uscita dall’Egitto; è il dono vitale di Dio che scaturisce dalla roccia a Massa per dissetare il popolo d’Israele errante nel deserto; è il fiume Giordano attraversato da Israele guidato da Giosué per insediarsi nella terra promessa, è un elemento fortemente simbolico in molti altri passaggi dei racconti storici, dei libri profetici, dei salmi e degli altri scritti sapienziali. Nel Nuovo Testamento l’acqua è un elemento con il quale Gesù si relaziona fin dal principio facendosi battezzare da Giovanni con l’acqua del Giordano, trasformando l’acqua in vino a Cana di Galilea, dicendo a Nicodemo che “se uno non nasce da acqua e da Spirito non può entrare nel regno di Dio”, offrendo alla samaritana accanto al pozzo di Giacobbe “l’acqua viva che zampilla per la vita eterna”. L’acqua è una realtà simbolica nel racconto della tempesta sedata o in quello in cui Gesù cammina sulla superficie del lago, come in altri episodi disseminati nel corpo dei quattro Vangeli fino al racconto della Passione nel quale Gesù, in vista della preparazione della Pasqua, indica a due discepoli di seguire un uomo con una brocca d’acqua e di preparare la “celebrazione” nel luogo in cui l’uomo sarebbe entrato; lava i piedi ai suoi amici durante l’ultima cena; muore sulla croce versando sangue e acqua dalla ferita nel costato.
In quanto simbolo fortemente presente nella letteratura biblica l’acqua è simbolo altrettanto presente nella prassi della vita quotidiana della Chiesa, basti pensare all’acqua benedetta con cui i fedeli si segnano entrando in chiesa ed uscendone, all’acqua mischiata al vino dal sacerdote durante la liturgia eucaristica o all’acqua del battesimo.
Si potrebbe condurre un discorso simile per le tradizioni religiose di ogni tempo e luogo nei cui testi sacri e riti la presenza dell’acqua è evidente, o addirittura centrale: nella tradizione ebraica la parola mikveh indica il bagno rituale, atto di profonda trasformazione, rito prescritto a coloro che vogliono convertirsi all’ebraismo; nella tradizione islamica i fedeli compiono l’abluzione rituale prima delle preghiere giornaliere lavandosi tre volte le mani, le narici, la bocca, il viso, e le braccia fino al gomito, una volta la testa, la nuca ed il collo, tre volte i piedi fino alla caviglia; durante la festa dell’acqua che cade nel mese di aprile e segna l’inizio dell’anno i buddhisti si gettano vicendevolmente dell’acqua addosso, si lavano i capelli a scopo purificatorio, i giovani offrono acqua e profumi agli anziani; nella tradizione induista il fiume Gange, adorato come divinità, è meta di pellegrinaggio per ottenere la salvezza e nelle sue acque vengono disperse le ceneri dei morti.

I pochi esempi riportati mostrano l’attribuzione di un valore sacrale all’acqua da parte degli uomini di ogni tempo e Paese, e l’universalità di tale sacralità evoca il legame tra l’acqua e il senso profondo della vita, tra l’acqua e la vita in quanto tale in ogni sua forma.

Affermare che “l’acqua è vita” non è solo la ripetizione di uno slogan fortunato ma esprimere la sintesi di tutto ciò che si può affermare riguardo a questo elemento da un punto di vista religioso, storico, sociale, culturale, scientifico. Abbiamo scritto del valore sacrale dell’acqua, avremmo potuto scrivere dei primi nove mesi di vita che ogni essere umano trascorre immerso nell’acqua, della nascita dei primi insediamenti stanziali e delle prime città nella storia umana antica presso fonti d’acqua, dell’acqua come tema poetico, artistico, architettonico, e così via, allo scopo di avvalorare maggiormente l’idea che l’acqua sia un elemento imprescindibile per la vita biologica e per l’identità umana, e per affermare la non liceità della prassi mercantile contemporanea, imposta ai popoli di ogni latitudine, che di fatto considera l’acqua come una merce.

IMPRONTA IDRICA.
Dire “l’acqua è vita” vuole indicare anche quanto concretamente l’acqua sia presente in ogni momento della vita di ciascuno, in ogni gesto, in ogni oggetto, in ogni cibo. Può impressionare sapere che ogni italiano quotidianamente utilizza in maniera diretta in media 213 litri di acqua, per lavare il proprio corpo, cibi e manufatti, per cucinare, per giocare, per bere; impressiona ancor di più venire a conoscenza del fatto che ogni italiano, secondo il calcolo del Water Footprint Network quotidianamente utilizza, oltre ai 213 litri già menzionati, altri 6170 litri in modo indiretto e che più della metà di essa non è acqua italiana.
L’impronta idrica è un indicatore che consente di calcolare l’uso di acqua, prendendo in considerazione sia l’utilizzo diretto che quello indiretto di acqua di un individuo, di una comunità, di un’azienda. L’impronta idrica è definita come “il volume totale di acqua dolce utilizzata per produrre i beni e i servizi consumati da quell’individuo, comunità o impresa”.
Nella pagina web italiana del Water Footprint Network si legge: “L’interesse nell’idea di impronta idrica è radicata nel riconoscimento che l’impatto sulle risorse di acqua dolce presenti sul pianeta può essere ricondotto al consumo umano e che questioni come scarsità di acqua ed inquinamento delle risorse idriche possono essere meglio comprese ed affrontate considerando il processo produttivo e la filiera produttiva come una cosa unica […]. I problemi legati all’acqua sono spesso strettamente collegati alla struttura dell’economia globale. Molti paesi hanno esternalizzato in modo massiccio la loro impronta idrica, importando da altri luoghi quei beni che richiedono una grande quantità d’acqua per essere prodotti. Questo mette sotto pressione le risorse idriche dei paesi esportatori dove troppo spesso scarseggiano meccanismi finalizzati ad una saggia gestione e conservazione delle risorse d’acqua. Non solo i governi, ma anche consumatori, imprese ed ogni comunità civile può fare la differenza, affinché si possa raggiungere una migliore gestione delle risorse idriche”.
Il Water Footprint Network fornisce dati ed analisi dettagliate, ed anche alcuni esempi molto efficaci per aiutare i cittadini a comprendere quanto siano rilevanti le scelte di consumo di ciascuno. Veniamo quindi informati del fatto che la produzione di un kilo di carne di manzo richiede 16 mila litri di acqua, che per produrre una tazza di caffè ci vogliono 140 litri di acqua, che per una pizza margherita di 750 grammi ne sono necessari 1216, così come per un chilo di mozzarella ce ne vogliono 7117 e per una maglietta di cotone 3000. (Ndr.: vedi anche BOX1).
Veniamo altresì informati che una quota rilevante dell’impronta idrica di gran parte dei paesi più industrializzati ricade al di fuori dei propri confini: l’impronta idrica del Giappone, di 1150 metri cubi all’anno pro capite, per il 65% ricade al di fuori dei confini nazionali, il che vuole dire che il Giappone ha un alto consumo di servizi e prodotti realizzati all’estero con risorse idriche straniere, la quota di impronta idrica italiana che ricade fuori dei confini nazionali è del 51%, l’impronta idrica della Cina, di circa 700 metri cubi all’anno pro capite, ricade al di fuori dei confini nazionali “solo” per il 7%.

IDROCONFLITTI
L’impronta idrica così come la più nota impronta ecologica sono indicatori che, oltre a descrivere la situazione di utilizzo delle risorse ambientali da parte dell’uomo e a illustrare cosa significhi quantitativamente il concetto di “scarsità” di tali risorse, spingono a riflettere sulla sperequazione che ne caratterizza il consumo: alcuni Paesi del mondo (i cosiddetti Paesi “sviluppati”) sostengono il proprio stile di vita con risorse idriche e di ogni altro genere provenienti da altri Paesi (i cosiddetti Paesi in via di sviluppo); allo stesso tempo molti di quei Paesi in via di sviluppo si trovano alle prese con situazioni di povertà, fame, mancanza di accesso all’acqua, piuttosto ampie, nonostante spesso “posseggano” risorse teoricamente più che sufficienti per soddisfare i bisogni dei propri cittadini: un esempio significativo è fornito dal Brasile il quale, pur potendo contare su un bacino idrografico che detiene l’11% di tutta l’acqua dolce del pianeta, conta circa 45 milioni di persone prive di accesso all’acqua potabile.
Viene facile intuire come dietro dati come quelli che denunciano il consumo dell’88% di tutta l’acqua dolce disponibile all’uomo sulla terra da parte dell’11% più ricco della popolazione siano presenti numerose situazioni di conflitto. Il 40% della popolazione mondiale dipende da sistemi fluviali comuni a due o più Paesi, così che – solo per fare alcuni degli esempi più conosciuti – il Giordano e le falde sotterranee della Cisgiordania, sfruttate per 82% da Israele e per il rimanente dalla popolazione palestinese, si configurano come uno degli elementi in gioco nel conflitto in atto da diversi decenni in quelle zone; l’Eufrate è motivo di attriti tra Turchia, Siria e Iraq; il Gange è causa di tensioni tra India e Bangladesh.
A questi conflitti di “tipo tradizionale” nei quali un Paese, un gruppo umano, rivendica un diritto superiore su una data fonte d’acqua rispetto ad altri Paesi o gruppi, si affianca sempre di più una nuova tipologia di conflitto per l’acqua che, pur nascendo da una somigliante presunzione di possesso privilegiato se non esclusivo dell’acqua, si diffonde in ogni angolo del mondo: sono i conflitti causati dal fenomeno globale della privatizzazione dei servizi idrici, conflitti che spesso vedono la popolazione in contrasto con il proprio governo, oltre che con le “super aziende” transnazionali che, assumendo il controllo della gestione dell’acqua, perseguono il proprio connaturale obiettivo del profitto contribuendo spesso a spingere le fasce sociali più povere nell’indigenza e ad ingrossare il numero di quanti nel mondo oggi non hanno accesso all’acqua potabile.
Il processo di privatizzazione dei servizi idrici, cresciuto all’interno del più ampio fenomeno della globalizzazione economica, anche grazie alle politiche cosiddette di “aggiustamento strutturale” imposte dal Fondo Monetario Internazionale ai Paesi debitori del Sud del Mondo, ha suscitato, e sta suscitando, da ogni parte del mondo, ampi movimenti popolari che sempre più confluiscono nell’affermazione della natura della risorsa idrica come “bene comune”, come diritto umano inalienabile e, in quanto tale, non privatizzabile, gestibile solo attraverso la partecipazione diretta della cittadinanza. La grossa e articolata riflessione sui beni comuni che trova un vigoroso nutrimento nelle problematiche connesse alla gestione di una risorsa vitale per l’umanità e per ogni altra forma di vita come l’acqua individua nel processo di privatizzazione dei servizi idrici la trasformazione di un diritto (che deve essere garantito a ciascuno dalla comunità internazionale e dai singoli Stati) in un bisogno (che ciascun individuo deve dimostrare e soddisfare sul mercato secondo le proprie possibilità), e postula la necessità per la sopravvivenza della democrazia di ri-convertire il processo passando dalla gestione privata ad una gestione pubblica e locale, sotto il controllo democratico dei cittadini.

L’ACQUA IN VIA DI PRIVATIZZAZIONE IN ITALIA
La questione della privatizzazione dei servizi idrici che ad alcuni può sembrare un tema per esperti di problematiche del Sud del Mondo, oggi riscuote un grande interesse da parte di una vasta fascia di popolazione italiana a causa del processo di privatizzazione che sta caratterizzando anche i servizi del nostro Paese.
Un numero sempre maggiore di italiani, nonostante la scarsissima copertura mediatica su un tema così rilevante, è informato del fatto che il parlamento italiano negli ultimi anni ha gettato le fondamenta legislative per trasformare l’acqua in una merce.
Meno di due mesi prima che Parigi, il 1 gennaio 2010, ritornasse alla gestione pubblica del servizio idrico dopo 25 anni di gestione privata in cui si sono registrati oltre ai prezzi gonfiati e all’assenza di miglioramenti del servizio, casi di abusi e corruzione, il 19 novembre 2009 il parlamento italiano approvava il cosiddetto “decreto Ronchi”, dal nome del ministro per le politiche europee, la legge 166/09 che stabilisce all’articolo 15 l’obbligo di cessazione di tutte le gestioni in house (società a capitale pubblico) del servizio idrico a favore di società con un minimo di capitale privato pari al 40%, entro il 31 dicembre 2011. Il decreto Ronchi stabilisce inoltre che il servizio idrico, così come una serie di altri servizi, è da considerarsi un servizio di rilevanza economica, cioè, appunto, una merce.
Contro questo atto legislativo, ultimo in ordine di tempo di una lunga serie di leggi che dal 1994 in avanti hanno percorso la strada della privatizzazione del servizio idrico, il forum italiano dei movimenti per l’acqua ha promosso una raccolta firme per tre quesiti referendari che hanno come fine quello di “restituire questo bene essenziale alla gestione collettiva […] garantirne l’accesso a tutte e tutti […] tutelarlo come bene comune […] conservarlo per le future generazioni.” Il Forum propone una gestione pubblica e partecipativa convinto che l’acqua, oltre ad essere un diritto umano, può essere fonte di democrazia.
La prima dimostrazione concreta della fondatezza di una tale convinzione, se ce ne fosse bisogno, è il numero di firme raccolte (400mila, benché ne bastassero 50mila) per la proposta di legge d’iniziativa popolare per la tutela, il governo e la gestione pubblica dell’acqua che dal 2007 giace (ancora oggi) non discussa nei cassetti delle commissioni parlamentari.
La seconda dimostrazione viene dalla campagna di raccolta firme per i tre quesiti referendari iniziata ad aprile che aveva come obiettivo quello di portarne alla Corte Costituzionale 500mila, e che il 19 luglio 2010 ne ha portate più di 1 milione e 400mila, un numero mai raggiunto da nessun referendum nella storia repubblicana.
La sfida che il comitato promotore ha davanti a sé è quella di portare almeno 25 milioni di italiani a votare tre “sì” la prossima primavera contro la privatizzazione dei servizi idrici. Un risultato che oggi, alla luce del “risveglio democratico” a cui si è assistito nei mesi della raccolta firme, sembra raggiungibile.

Anche AMICO sottoscrive quindi l’appello dell’assemblea dei movimenti per l’acqua tenutasi a Firenze nel settembre scorso.

APPELLO ASSEMBLEA MOVIMENTI PER L’ACQUA di Firenze, 18-19 Settembre 2010

BOX1: Tabella.
L’impronta idrica media globale dei prodotti animali e di quelli vegetali

 

Prodotto animale

Litri/kg

Prodotto agricolo

Litri/kg

Pelle di bovino

16600

Riso

3400

Carne di manzo

15500

Arachidi (con guscio)

3100

Carne di pecora

6100

Grano

1300

Formaggio

5000

Granturco

900

Carne di maiale

4800

Mele o pere

700

Latte in polvere

4600

Arance

460

Carne di capra

4000

Patate

250

Pollo

3900

Cavoli

200

Uova

3300

Pomodori

180

Latte

1000

Lattuga

130

Fonte: Hoekstra e Chapagain, Globalization of Water, 2008
http://www.impronta-idrica.org

BOX2:
LA RISOLUZIONE ONU: L’ACQUA è DIRITTO UMANO

L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha dichiarato che l’accesso all’acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari di base è un diritto umano essenziale. La decisione è stata presa a fine luglio 2010 adottando la risoluzione A/64/L.63/Rev.1 proposta dalla Bolivia ed approvata con 122 voti a favore, nessuno contrario e 41 astensioni (tra cui, quella degli Stati Uniti D’America).
La risoluzione approvata rileva che 884 milioni di persone sono prove di accesso all’acqua potabile e che 2,6 miliardi mancano di servizi igienico-sanitari di base.
Esorta inoltre gli Stati e le organizzazioni internazionali a destinare risorse finanziarie, sviluppare competenze e trasferimento di tecnologie, in particolare verso i paesi meno sviluppati, accrescendo gli sforzi per fornire a tutti acqua pulita, sicura ed economicamente accessibile.

Il testo della risoluzione si può scaricare da: http://www.acquabenecomunetoscana.it

BOX3: (da: http://www.acquabenecomune.org)
PERCHÉ UN REFERENDUM?

Perché l’acqua è un bene comune e un diritto umano universale. Un bene essenziale che appartiene a tutti. Nessuno può appropriarsene, né farci profitti. L’attuale governo ha invece deciso di consegnarla ai privati e alle grandi multinazionali. Noi tutte e tutti possiamo impedirlo. Mettendo oggi la nostra firma sulla richiesta di referendum e votando SI quando, nella prossima primavera, saremo chiamati a decidere. E’ una battaglia di civiltà. Nessuno si senta escluso.
Perché tre quesiti?
Perché vogliamo eliminare tutte le norme che in questi anni hanno spinto verso la privatizzazione dell’acqua.
Perché vogliamo togliere l’acqua dal mercato e i profitti dall’acqua.
Cosa vogliamo?
Vogliamo restituire questo bene essenziale alla gestione collettiva. Per garantirne l’accesso a tutte e tutti. Per tutelarlo come bene comune. Per conservarlo per le future generazioni. Vogliamo una gestione pubblica e partecipativa.
Perché si scrive acqua, ma si legge democrazia.
Dai referendum un nuovo scenario   
Dal punto di vista normativo, il combinato disposto dei tre quesiti sopra descritti, comporterebbe, per l’affidamento del servizio idrico integrato, la possibilità del ricorso al vigente art. 114 del Decreto Legislativo n. 267/2000.
Tale articolo prevede il ricorso ad enti di diritto pubblico (azienda speciale, azienda speciale consortile, consorzio fra i Comuni), ovvero a forme societarie che qualificherebbero il servizio idrico come strutturalmente e funzionalmente “privo di rilevanza economica”, servizio di interesse generale e scevro da profitti nella sua erogazione. Verrebbero di conseguenza poste le premesse migliori per l’approvazione della legge d’iniziativa popolare, già consegnata al Parlamento nel 2007 dal Forum italiano dei movimenti per l’acqua, corredata da oltre 400.000 firme di cittadini.
E si riaprirebbe sui territori la discussione e il confronto sulla rifondazione di un nuovo modello di pubblico, che può definirsi tale solo se costruito sulla democrazia partecipativa, il controllo democratico e la partecipazione diretta dei lavoratori, dei cittadini e delle comunità locali

BOX4: (da: http://www.acquabenecomune.org)
I QUESITI REFERENDARI

Estensori:
Gaetano Azzariti (ordinario di diritto costituzionale Università di Roma La Sapienza)
Gianni Ferrara (emerito di diritto costituzionale Università di Roma La Sapienza)
Alberto Lucarelli (ordinario di diritto pubblico Università di Napoli Federico II)
Ugo Mattei (ordinario di diritto civile Università di Torino)
Luca Nivarra (ordinario di diritto civile Università di Palermo)
Stefano Rodotà (emerito di diritto civile Università di Roma La Sapienza)
 
Primo quesito:
«Volete voi che sia abrogato l’art. 23 bis (Servizi pubblici locali di rilevanza economica) del decreto legge 25 giugno 2008 n. 112 “Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria” convertito, con modificazioni, in legge 6 agosto 2008, n. 133, come modificato dall’art. 30, comma 26 della legge 23 luglio 2009, n. 99 recante “Disposizioni per lo sviluppo e l’internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia” e dall’art. 15 del decreto-legge 25 settembre 2009, n. 135, recante “Disposizioni urgenti per l’attuazione di obblighi comunitari e per l’esecuzione di sentenze della corte di giustizia della Comunità europee” convertito, con modificazioni, in legge 20 novembre 2009, n. 166?»
 
Secondo quesito:
«Volete voi che sia abrogato l’art. 150 (Scelta della forma di gestione e procedure di affidamento) del Decreto Legislativo n. 152 del 3 aprile 2006 “Norme in materia ambientale”, come modificato dall’art. 2, comma 13 del decreto legislativo n. 4 del 16 gennaio 2008
 
Terzo quesito:
 «Volete voi che sia abrogato il comma 1, dell’art. 154 (Tariffa del servizio idrico integrato) del Decreto Legislativo n. 152 del 3 aprile 2006 “Norme in materia ambientale”, limitatamente alla seguente parte: “dell’adeguatezza della remunerazione del capitale investito”?»

PRIMO QUESITO: fermare la privatizzazione dell’acqua
Si propone l’abrogazione dell’art. 23 bis (dodici commi) della Legge n. 133/2008 , relativo alla privatizzazione dei servizi pubblici di rilevanza economica.
È l’ultima normativa approvata dal Governo Berlusconi. Stabilisce come modalità ordinarie di gestione del servizio idrico l’affidamento a soggetti privati attraverso gara o l’affidamento a società a capitale misto pubblico-privato, all’interno delle quali il privato sia stato scelto attraverso gara e detenga almeno il 40%.
Con questa norma, si vogliono mettere definitivamente sul mercato le gestioni dei 64 ATO (su 92) che o non hanno ancora proceduto ad affidamento, o hanno affidato la gestione del servizio idrico a società a totale capitale pubblico. Queste ultime infatti cesseranno improrogabilmente entro il dicembre 2011, o potranno continuare alla sola condizione di trasformarsi in società miste, con capitale privato al 40%. La norma inoltre disciplina le società miste collocate in Borsa, le quali, per poter mantenere l’affidamento del servizio, dovranno diminuire la quota di capitale pubblico al 40% entro giugno 2013 e al 30% entro il dicembre 2015.
Abrogare questa norma significa contrastare l’accelerazione sulle privatizzazioni imposta dal Governo e la definitiva consegna al mercato dei servizi idrici in questo Paese.
 
SECONDO QUESITO : aprire la strada della ripubblicizzazione
Si propone l’abrogazione dell’art. 150 (quattro commi) del D. Lgs. n. 152/2006 (c.d. Codice dell’Ambiente), relativo ala scelta della forma di gestione e procedure di affidamento, segnatamente al servizio idrico integrato.
L’articolo definisce come uniche modalità di affidamento del servizio idrico la gara o la gestione attraverso Società per Azioni a capitale misto pubblico privato o a capitale interamente pubblico. L’abrogazione di questo articolo non consentirebbe più il ricorso né alla gara, né all’affidamento della gestione a società di capitali, favorendo il percorso verso l’obiettivo della ripubblicizzazione del servizio idrico, ovvero la sua gestione attraverso enti di diritto pubblico con la partecipazione dei cittadini e delle comunità locali. Darebbe inoltre ancor più forza a tutte le rivendicazioni per la ripubblicizzazione in corso in quei territori che già da tempo hanno visto il proprio servizio idrico affidato a privati o a società a capitale misto.
 
TERZO QUESITO : eliminare i profitti dal bene comune acqua
Si propone l’abrogazione dell’’art. 154 del Decreto Legislativo n. 152/2006 (c.d. Codice dell’Ambiente), limitatamente a quella parte del comma 1 che dispone che la tariffa per il servizio idrico è determinata tenendo conto dell’ “adeguatezza della remunerazione del capitale investito”.
Poche parole, ma di grande rilevanza simbolica e di immediata concretezza. Perché  la parte di normativa che si chiede di abrogare è quella che consente al gestore di ottenere profitti garantiti sulla tariffa, caricando sulla bolletta dei cittadini un 7% a remunerazione del capitale investito, senza alcun collegamento a qualsiasi logica di reinvestimento per il miglioramento qualitativo del servizio.
Abrogando questa parte dell’articolo sulla norma tariffaria, si eliminerebbe il “cavallo di Troia” che  ha aperto la strada ai privati nella gestione dei servizi idrici, avviando l’espropriazione alle popolazioni di un bene comune e di un diritto umano universale.

BOX5
(da: http://www.acquabenecomune.org)

LE TAPPE E I TEMPI DEL REFERENDUM

Avendo ricevuto da molti la richiesta di ricapitolare l’iter del referendum proviamo a sintetizzarlo in 4 punti basati sulla Legge 352/70 e su alcuni precedenti in tema di referendum. Unica nota da fare è che su questo percorso incombono le sorti del governo e della possibile convocazione di elezioni anticipate.
 
La Cassazione:
Come sapete il 19 Luglio 2010 abbiamo depositato in Corte di Cassazione, in particolare presso l’Ufficio Centrale per il Referendum, oltre 1.400.000 firme per ognuno dei 3 quesiti. Quest’organo, entro il 31 ottobre, avrà il compito di verificare la validitià delle 500.000 firme necessarie per ogni quesito e, in caso di altre richieste referendarie simili ritenute valide, proporre l’accorpamento di quesiti “che rivelano uniformità o analogia di materia”.
Entro il 15 dicembre la Cassazione, sentiti i promotori, emette con ordinanza definitiva la decisione sulla legittimità delle richieste, provvedendo all’eventuale accorpamento (art. 32). Nel nostro caso l’unico “rischio” di accorpamento è tra il nostro primo quesito e il quesito sull’acqua proposto dall’IDV.
 
La Corte Costituzionale:
A questo punto il Presidente della Corte Costituzionale dovrà stabilire un’udienza entro il 20 Gennaio in cui valutare i referendum in relazione al dettato costituzionale. Da questo momento fino a tre giorni prima della data fissata per l’udienza è possibile la presentazione di memorie sulla costituzionalità dei quesiti da parte di promotori e del Governo.
Successivamente, con atto dal pubblicarsi entro il 10 Febbraio, la Corte si dovrà esprimere su “quali tra le richieste siano ammesse e quali respinte, perché contrarie al disposto del secondo comma dell’articolo 75 della Costituzione.” (art. 33)
 
Il Presidente della Repubblica:
Avuta notifica della sentenza della Corte Costituzionale il Presidente della Repubblica, su delibera del Consiglio dei Ministri, dovrà fissare una data per lo svolgimento del referendum in una domenica compresa tra il 15 Aprile e il 15 giugno.
Nel caso di anticipato scioglimento delle Camere o di una di esse, il referendum, sebbene già indetto, si intende automaticamente sospeso all’atto della pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del decreto di indizione dei comizi elettorali; i termini del procedimento per il referendum riprendono a decorrere a datare dal 365° giorno successivo alla data della elezione. (art. 34)
 
Elezioni anticipate:
Nel caso in cui si vada a voto politico anticipato viene influenzata la tappa relativa agli atti che l’esecutivo deve compiere per l’indizione del referendum. In caso si andasse alle elezioni anticipate durante quest’ultima fase (orientativamente tra febbraio e giugno 2011), per legge il voto slitta quindi alla primavera del 2012 (art. 34), a meno di approvazione da parte del “nuovo” parlamento di una legge deroga che consenta di svolgere il referendum al di fuori del periodo previsto dalla legge (ad es. nell’autunno del 2011), come già avvenuto nel caso del referendum sul nucleare (L. 332/87).

AGGIORNAMENTO DEL 18-01-2011:

Acqua, la corte costituzionale ha detto sì ai referendum. Due dei tre quesiti hanno passato il vaglio della Consulta.

http://www.referendumacqua.it/
http://www.acquabenecomune.org
http://www.altreconomia.it

PER APPROFONDIRE:

http://www.referendumacqua.it/
http://www.acquabenecomune.org
BLOG IMBROCCHIAMOLA (ALTRECONOMIA)
UNIMONDO
CONTRATTO MONDIALE SULL’ACQUA
UNWATER statistiche
IMPRONTA IDRICA
Video ABUELA GRILLO
VIDEO ACQUA DAL SITO DEL FORUM


Luca Lorusso

The following two tabs change content below.

Luca Lorusso

Ultimi post di Luca Lorusso (vedi tutti)

Be the first to comment

Leave a Reply

L'indirizzo email non sarà pubblicato.