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Missione e Martirio nel mondo odierno

Mons. Teissier, vescovo emerito di Algeri, ospite dei Capitoli Generali dei missionari e delle missionarie della Consolata.

La basilica di San Bartolomeo, sull’Isola Tiberina, che sorge nel bel mezzo del Tevere davanti a Trastevere, custodisce la memoria dei martiri contemporanei, fra i quali i martiri di Algeria. La basilica raccoglie gli archivi di 12 mila nuovi martiri che, per motivi e in luoghi differenti, hanno dato la loro vita a causa della fede. Lo ha ricordato padre Giuseppe Ronco, del Segretariato generale per la missione, nell’introduzione all’ospite d’onore che i missionari e le missionarie della Consolata, riuniti a Roma in occasione dei loro Capitoli Generali, hanno ricevuto oggi, 12 maggio: Sua Eccellenza, Mons. Henry Teissier, vescovo emerito di Algeri. Nato a Lione, in Francia, mons. Henri si è trasferito bambino con la sua famiglia in Algeria dove ha iniziato gli studi nel seminario di Algeri. Divenuto sacerdote e vescovo, Mons. Teissier ha vissuto da pastore della chiesa algerina tutto il periodo tenebroso della rivoluzione culturale islamica che ha colpito il paese Nordafricano negli anni ’90. Si calcola che, in otto anni, per lo meno 150 mila persone siano state assassinate in quella guerra civile. Tra di essi, 19 religiosi e religiose furono martirizzati. Si ricordano i sette monaci trappisti di Tibihrine, assassinati il 21 maggio 1996 e i cui corpi non furono mai ritrovati. La vita degli ultimi giorni della comunità trappista di “Notre Dame de l’Atlas”, a Tibhirine, in Algeria, è stata recentemente raccontata dal bellissimo film “Uomini di Dio”.
La lettura del testamento spirituale di padre Christian de Chergé, allora superiore della comunità, ha fatto da introduzione alla mattinata di studio sul tema Missione e Martirio che ha sottolineato in modo particolare gli aspetti della fedeltà e della testimonianza.
Mons. Teissier ha iniziato la sua esposizione raccontando che nel bel mezzo del periodo turbolento vissuto in Algeria, durante un discernimento comunitario circa il permanere o no in Algeria, il priore della comunità, padre de Chergé, interrogato da un confratello sulle ragioni del martirio, rispose: “Il martire non desidera nulla per se stesso, nemmeno la gloria personale del martirio, ma diventa martire per amore”. I monaci – ha continuato Mons. Teissier – non erano in Algeria per farsi martiri, ma per obbedienza alla missione.
A questo riguardo, scrive padre de Chergé all’inizio del suo testamento spirituale: “Se mi capitasse un giorno – e potrebbe essere oggi – di essere vittima del terrorismo che sembra voler coinvolgere ora tutti gli stranieri che vivono in Algeria, vorrei che la mia comunità, la mia Chiesa, la mia famiglia si ricordassero che la mia vita era "donata" a Dio e a questo paese.
Un altro aspetto sottolineato da Mons. Teissier è stato quello della fedeltà, condizione per vivere la missione. I monaci non erano soli, ma inseriti in una chiesa locale che viveva minacciata e che li ha aiutati ad essere fedeli al loro mandato, anche perché condivideva la stessa missione. Nel 1993 tutti gli stranieri vivevano sotto un’opprimente minaccia di morte; molti – ha ricordato Mons. Teissier – hanno lasciato il paese, ma la grande maggioranza di loro scelse di restare, in fedeltà al Vangelo e alla missione.
Mons. Teissier ha terminato il suo primo intervento leggendo qualche riga di una lettera scritta da una donna mussulmana, madre di famiglia, pochi giorni dopo la morte dei sette monaci di Tiberhine.
“Dopo il sacrificio vissuto da voi e da noi, dopo le lacrime versate da noi e da voi e dopo i messaggi di vita, rispetto e tolleranza dato dai nostri fratelli monaci, a noi e a voi presi la decisione di leggere il testamento di Christian ai miei figli, perché sentii profondamente che era destinato a tutti noi. Il testamento è più di un messaggio: è un’eredità … il nostro dovere è quello di continuare il percorso di pace, amore a Dio e agli uomini, tutti, colti nelle loro differenze. Ringrazio molto la chiesa per stare in mezzo a noi … ringrazio tutti”.
Questo è un esempio di martirio e missione – ha concluso Mons. Teissier.
 

Ugo Pozzoli

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