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Evangelii gaudium, la gioia missionaria

Animare gruppi alla gioia della missione

Ecco il primo di tre schemi d’incontro per animare gruppi giovanili a partire dall’esortazione apostolica di papa Francesco, «Evangelii gaudium», in occasione del decennale dalla sua pubblicazione.

Tema: la gioia dell’evangelizzazione.
Obiettivo: stimolare la riflessione dei giovani sulla gioia di evangelizzare per invitarli a rendersi protagonisti della missione della Chiesa come operatori pastorali.
Durata dell’incontro: due ore.
Destinatari: dai 17 anni in su.
Materiale: PC, proiettore, penne, cartelloni, post-it.

In occasione dei dieci anni dalla pubblicazione della prima esortazione apostolica di papa Francesco, vogliamo riprendere quel testo, per molti versi un «manifesto programmatico» del pontificato, per rileggerlo alla luce degli anni trascorsi.
Usiamo il capitolo 3, intitolato L’annuncio del Vangelo, per stimolare la riflessione dei giovani sulla gioia di evangelizzare e invitarli, così, a rendersi protagonisti della missione della Chiesa come operatori pastorali.

Introduzione

Dinamica iniziale. Dopo un momento di accoglienza e saluto, l’animatore inviti i ragazzi a vivere un momento di dinamica, chiedendo a ognuno di pensare a una frase bella che vorrebbe condividere con gli amici nei social. Lo faccia dire a tutti a turno, come fosse un «annuncio mediatico» di una cosa bella che vale la pena gridare a tutti.
Se il gruppo non è molto comunicativo, si può far scrivere la frase su un post-it da attaccare poi a un cartellone. I ragazzi, mentre vanno al cartellone per posizionare il proprio post-it, lo leggono ad alta voce.

Un annuncio diverso…

L’animatore, quindi, legga a sua volta l’annuncio fatto da Giovanni Battista ai suoi amici (Gv 1,35-51). Dopo la lettura del brano, chieda ai ragazzi quali sono le caratteristiche dell’annuncio di Giovanni, “mediatico” in modo diverso, e quali ripercussioni ha avuto.
Anche noi abbiamo risposto a modo nostro e nel nostro momento storico, diverso da quello di Giovanni il Battista ma ugualmente bello e ricco, alla chiamata di Gesù. Anche a noi Gesù ha detto “vieni e vedi!”, e per quello siamo qui.
Abbiamo ricevuto l’annuncio del Vangelo, la nostra vita è stata cambiata in tanti modi dall’incontro con Gesù, e ora in tanti modi ci mettiamo anche a servizio degli altri per condividere la bellezza dell’Amore di Dio.

Racconto di missione

L’animatore a questo punto racconti con parole sue, o legga la testimonianza di un giovane catechista che vive la sua fede e servizio in una zona povera della periferia sud di Lima, molto provata dalla pandemia da Covid-19 e dalle conseguenze che questa ha portato con sé.
Un giovane, simile ai ragazzi a cui ci stiamo rivolgendo, che, con creatività e forza d’animo, ha saputo trovare energia e risorse per evangelizzare, in situazioni di prova e sofferenza, rispondendo all’amore di Gesù da cui si sentiva chiamato personalmente.
«Mi chiamo Alexis, ho 20 anni, studio economia e commercio, lavoro e sono parte della famiglia della Cappella Cruz de La Solidaridad, parrocchia La Trinità, a San Juan de Miraflores, Lima. Sono catechista, e non è stato facile continuare ad esserlo nell’epoca della pandemia. Nel 2020 accompagnavo un gruppo di adolescenti nella preparazione alla prima comunione. Per continuare a fare questo servizio nel tempo della pandemia mi sono aggrappato alla mia scelta, sigillata nel mio cuore, di seguire sempre Gesù con fede, perseveranza e amore.
Quando è iniziato il lockdown, avevo bisogno di uscire per lavorare e, dato che non c’erano più i mezzi di trasporto, ci andavo in bicicletta (impiegando 3 ore). Continuavo anche, in qualche modo, gli studi e, inoltre, dato che avevo preso l’impegno del catechismo, mi sentivo responsabile dei ragazzi che seguivo, ed ero contento di raggiungerli con videochiamate.
Anche se con molti sforzi e fatiche, ce l’ho fatta; mi hanno aiutato anche i genitori dei ragazzi.
In quest’ultimo periodo ho dovuto dire addio a tante persone care a causa del Covid, inoltre studiavo e lavoravo tantissimo per avere qualche spicciolo.
Non mi sono arreso, ogni tanto riuscivo a ricavarmi del tempo anche per visitare i ragazzi.
A un certo punto ero comunque molto scoraggiato, ho preso il Covid due volte, e poi non avevo più temi nel sussidio per catechisti, non sapevo più cosa fare. Ma non mi sono fermato, ho cercato dinamiche e chiesto consigli; mi sembrava troppo importante far sapere a quei ragazzi che Gesù è al loro fianco in ogni momento, anche in mezzo a tanta sofferenza e solitudine.
Quando una persona mi ha ringraziato per quello che stavo facendo come catechista, ho pianto dalla gioia e consolazione. Mi mancava tanto frequentare la mia chiesa, vivere la messa, vedere i miei amici, ma la certezza che Gesù era sempre al mio fianco mi ha sostenuto e mi ha aiutato a superare quei momenti difficilissimi».

Giovani gioiosi

L’animatore potrebbe leggere i numeri 119, 120 e 121 (per intero o alcune parti significative) contenuti nel terzo capitolo dell’Evangelii gaudium che invita tutti a farsi protagonisti dell’annuncio del Vangelo.
«Ogni cristiano è missionario nella misura in cui si è incontrato con l’amore di Dio in Cristo Gesù; non diciamo più che siamo “discepoli” e “missionari”, ma che siamo sempre “discepoli-missionari”. Se non siamo convinti, guardiamo ai primi discepoli, che immediatamente dopo aver conosciuto lo sguardo di Gesù, andavano a proclamarlo pieni di gioia: “Abbiamo incontrato il Messia” (Gv 1,41)» (EG 120).
«Certamente tutti noi siamo chiamati a crescere come evangelizzatori. Al tempo stesso ci adoperiamo per una migliore formazione, un approfondimento del nostro amore e una più chiara testimonianza del Vangelo. In questo senso, tutti dobbiamo lasciare che gli altri ci evangelizzino costantemente; questo però non significa che dobbiamo rinunciare alla missione evangelizzatrice, ma piuttosto trovare il modo di comunicare Gesù che corrisponda alla situazione in cui ci troviamo. In ogni caso, tutti siamo chiamati a offrire agli altri la testimonianza esplicita dell’amore salvifico del Signore, che al di là delle nostre imperfezioni ci offre la sua vicinanza, la sua Parola, la sua forza, e dà senso alla nostra vita. Il tuo cuore sa che la vita non è la stessa senza di Lui, dunque quello che hai scoperto, quello che ti aiuta a vivere e che ti dà speranza, quello è ciò che devi comunicare agli altri» (121).

Con passione

Dinamica. L’animatore chieda ai giovani in quali situazioni è bene annunciare il Vangelo e in quali modi. Ad esempio: al lavoro, nel luogo dove studiano, alle scuole superiori o università, in piazza, per strada, in chiesa, al mercato, al centro commerciale, con gli amici, al bar, ecc.
Divida il gruppo in sotto gruppi da 4 o 5 ragazzi ciascuno e proponga di preparare delle scenette con situazioni tipo. Ogni gruppetto mette poi in scena ciò che ha preparato.
L’animatore, a questo punto, aiuti i ragazzi a comprendere che ogni luogo e ogni tempo è un’occasione per annunciare il Vangelo e la bellezza dell’incontro con Gesù: non solo quando si frequenta la parrocchia e non solo con parole esplicite che parlino di Gesù, ma anche in ambienti laici e con la semplice testimonianza silenziosa.
Tutto il popolo di Dio è soggetto dell’evangelizzazione, si legge nell’esortazione di Papa Francesco. Cosa vuol dire questo per i ragazzi?
Per i giovani, “viandanti della fede”, sempre in continua scoperta e crescita, essere missionari vuol dire soprattutto condividere con gli altri la bellezza che si vive nella propria vita.
I giovani hanno la gioia di poter sognare cose belle e autentiche, e anche di aiutare gli adulti a continuare a sognare.
Recita così la preghiera del gesuita spagnolo servo di Dio padre Pedro Arrupe, intitolata Innamòrati!: «Nulla è più pratico che trovare Dio, che innamorarsi in modo assoluto, definitivo.
Ciò di cui sei innamorato, che colpisce la tua immaginazione, influirà su ogni cosa.
Deciderà cosa ti farà alzare dal letto la mattina, cosa farai nelle tue serate, come trascorrerai i tuoi fine settimana, cosa leggerai, chi conoscerai, cosa ti spezzerà il cuore, e cosa ti colmerà di stupefatta gioia e gratitudine.
Innamòrati, non smettere di amare, e tutto ne sarà deciso».

Conclusione

In conclusione dell’incontro, l’animatore proietta il video di un canto che ricalca le parole dell’arcivescovo brasiliano dom Helder Camara, Missão é partir, reperibile su Youtube
«Missione è
partire, camminare, lasciare tutto,
uscire da se stessi, rompere la crosta
di egoismo che ci chiude
nel nostro io.
Missione è smettere di girare
intorno a noi stessi,
come se fossimo
il centro del mondo e della vita.
Missione è non lasciarsi bloccare
dai problemi del piccolo mondo
al quale apparteniamo:
l’umanità è più grande.
Missione è sempre partire,
ma non è divorare chilometri.
È, soprattutto, aprirsi agli altri
come a fratelli,
è scoprirli e incontrarli.
E se per incontrarli e amarli
è necessario attraversare i mari
e volare lassù nel cielo,
allora missione è partire
fino ai confini del mondo».

di Elena Salvagnin
Comunità missionaria di Villaregia

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Elena Salvagnin

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