Slow page dei Missionari della consolata

Solcare abissi, scalare vette

Custoditi e sospinti fino agli estremi confini della terra

È sabato in sinagoga. Ci sei tu tra i fedeli, ci sono erodiani e farisei, e c’è un uomo dalla mano paralizzata (Mc 3,1-6). La scena è chiara: tu da una parte, con l’uomo, i tuoi nemici dall’altra.
Per te quell’uomo è al centro. Tuo intento è risanare la sua vita.
Per gli erodiani e i farisei, quell’uomo è strumento. Loro intento è conservare se stessi cercando un pretesto per metterti a morte.
E appena lo guarisci, si accordano per condannarti.
Tu lo sai che il tuo gesto di vita costeggia la morte.
Ma se ti lasciassi guidare dalla paura, non ci sarebbe risurrezione.
Il morire, con tutti i suoi terrori, è attraversabile. Lo prendi in carico.

Custodisci l'uomo mentre gli mostri che il morire è attraversabile. Gli lasci il tuo amore per sospingerlo verso gli altri.

È con questa certezza, forse, che dalla sinagoga ti dirigi verso il mare. Le acque profonde sono simbolo del morire, di quel limite e dei demoni che lo popolano, e tu vuoi offrire un segno a chi ti segue.
C’è una grande folla adesso attorno a te. Ti ferma in cerca dei tuoi prodigi. Spaventata dalla sofferenza, ti si getta addosso e ti schiaccia (Mc 3,7-12). Suo intento è conservare se stessa. Fare di tutto per non morire. Trattenerti a riva per eludere il travaglio della condizione umana.
La tua strada, però, non rende immuni dalla sofferenza, l’attraversa.
E allora dici a chi è disposto a venire con te di preparare la barca.
Tuo discepolo è chi sale con te nella barca della sua esistenza. Insieme ai tuoi prendi il largo. Solchi gli abissi sostenuto dalla precarietà di un legno. Tuo intento è mostrare loro che è possibile vivere.

Dal mare, poi, passi al monte. Sono proprio gli abissi navigabili la porta che introduce all’altura. Da lì, da quella posizione che avvicina al cielo e riporta agli uomini, osservi il mondo intero paralizzato – come la mano dell’uomo nella sinagoga – sul bordo del mare, con la sua sete di vita e la sua paura della morte.
È lì sul monte che ora scegli i tuoi apostoli tra i discepoli, e li costituisci missionari perché stiano con te e perché vadano a predicare la buona notizia (Mc 3,13-19). Il tuo intento è dare loro la vita e darla in abbondanza, perché loro stessi, a loro volta, la ridonino con eccedenza.
Li costituisci e li mandi a mani vuote perché ricordino sempre che sei tu a scacciare i demoni tramite la loro fragilità, e non loro tramite le loro forze.
Loro forza e loro canto è rimanere in te – che li custodisci – e nel tuo amore – che li sospinge – di generazione in generazione, fino agli estremi confini della terra.

In questo mese missionario straordinario amico ti augura
di lasciarti risanare da Lui,
di attraversare i tuoi abissi con Lui,
e di stare alla sua presenza portandolo al mondo.
Luca Lorusso

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