Slow page dei Missionari della consolata

06/ Atti. Pietro il disobbediente (At 3,11-4,22)

Se sia giusto dinanzi a Dio obbedire a voi invece che a Dio, giudicatelo voi.

Diamo la parola alla Parola.

«Di me sarete testimoni a Gerusalemme» (1,8): queste parole del testamento di Gesù agli Apostoli si realizzano anzitutto con l’evento della Pentecoste, seguito dal grande discorso di Pietro che dà inizio alla prima comunità (2,1-36).
Ora questa testimonianza si allarga al cuore della vita religiosa dei Giudei, il Tempio (Atti 3,1-4,25). Infatti la guarigione del paralitico alla porta bella del Tempio è raccontata brevemente e fa da scenario e introduzione al secondo discorso missionario di Pietro nel Tempio stesso (3,12-25).

L’annuncio quasi sacrilego del nome di Gesù nel Tempio scatena la reazione irosa dei Sacerdoti e dei Sadducei che fanno arrestare Pietro e Giovanni (4,1-3) per poi farli comparire di fronte al Sinedrio, ed ecco che si apre agli Apostoli uno scenario più ampio per annunciare Gesù e la sua risurrezione (4,5-22).

Discorso di Pietro al popolo (3,11-26)

La guarigione del paralitico, il primo dei miracoli di Pietro narrati in Atti, offre all’Apostolo l’occasione per pronunciare il suo secondo discorso missionario rivolto ai Giudei. Partendo dalla spiegazione del miracolo come opera di Dio, Pietro presenta i contenuti fondamentali del messaggio cristiano: Dio ha glorificato il suo servo Gesù risuscitandolo dai morti. In Gesù si compiono le promesse fatte ad Abramo ed ai profeti e i Giudei di Gerusalemme sono ora i primi destinatari di queste promesse. Tramite i Giudei le benedizioni promesse a Israele saranno estese a tutte le nazioni.

11Mentre egli tratteneva Pietro e Giovanni, tutto il popolo, fuori di sé per lo stupore, accorse verso di loro al portico detto di Salomone. 12Vedendo ciò, Pietro disse al popolo: «Uomini d’Israele, perché vi meravigliate di questo e perché continuate a fissarci come se per nostro potere o per la nostra religiosità avessimo fatto camminare quest’uomo? 13Il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe, il Dio dei nostri padri ha glorificato il suo servo Gesù, che voi avete consegnato e rinnegato di fronte a Pilato, mentre egli aveva deciso di liberarlo; 14voi invece avete rinnegato il Santo e il Giusto, e avete chiesto che vi fosse graziato un assassino. 15Avete ucciso l’autore della vita, ma Dio l’ha risuscitato dai morti: noi ne siamo testimoni. 16E per la fede riposta in lui, il nome di Gesù ha dato vigore a quest’uomo che voi vedete e conoscete; la fede che viene da lui ha dato a quest’uomo la perfetta guarigione alla presenza di tutti voi.
17Ora, fratelli, io so che voi avete agito per ignoranza, come pure i vostri capi. 18Ma Dio ha così compiuto ciò che aveva preannunciato per bocca di tutti i profeti, che cioè il suo Cristo doveva soffrire. 19Convertitevi dunque e cambiate vita, perché siano cancellati i vostri peccati 20e così possano giungere i tempi della consolazione da parte del Signore ed egli mandi colui che vi aveva destinato come Cristo, cioè Gesù. 21Bisogna che il cielo lo accolga fino ai tempi della ricostituzione di tutte le cose, delle quali Dio ha parlato per bocca dei suoi santi profeti fin dall’antichità. 22Mosé infatti disse: Il Signore vostro Dio farà sorgere per voi, dai vostri fratelli, un profeta come me; voi lo ascolterete in tutto quello che egli vi dirà. 23E avverrà: chiunque non ascolterà quel profeta, sarà estirpato di mezzo al popolo. 24E tutti i profeti, a cominciare da Samuele e da quanti parlarono in seguito, annunciarono anch’essi questi giorni.
25Voi siete i figli dei profeti e dell’alleanza che Dio stabilì con i vostri padri, quando disse ad Abramo: Nella tua discendenza saranno benedette tutte le nazioni della terra. 26Dio, dopo aver risuscitato il suo servo, l’ha mandato prima di tutto a voi per portarvi la benedizione, perché ciascuno di voi si allontani dalle sue iniquità».

Il paralitico che cammina e danza davanti a loro è stato guarito non dal potere taumaturgico di Pietro, ma nel nome di Gesù il Nazareno (3,7), glorificato dal Dio di Abramo. E allora Pietro illustra l’identità di Gesù attraverso sette termini diversi: servo, santo, giusto, autore della vita (archegon tes zoes, battistrada della vita), profeta, Cristo (Messia sofferente), discendente di Abramo. A questa ricchezza di titoli cristologici, Pietro aggiunge alcune espressioni particolarmente significative “voi avete ucciso l’autore della vita” (3,15) ma Dio lo ha risuscitato dai morti e noi ne siamo testimoni.

In questo episodio Luca presenta in modo narrativo gli elementi della testimonianza della Chiesa di tutti i tempi: liberazione, annuncio del potere di Gesù risuscitato e vivo in mezzo al suo popolo, denuncia, invito alla conversione e a un cambio di vita e infine la creazione di una nuova comunità (La Biblia de nuestro pueblo).

Ma ecco che arrivano le autorità religiose del Tempio, i sacerdoti e i sadducei irritati dalla presenza di questi due illetterati che predicano nel tempio e osano parlare ancora di Gesù di Nazaret. Essi li fanno arrestare, ma incredibilmente questo evento offre ai due Apostoli l’opportunità di parlare di Gesù e annunciare la sua risurrezione davanti al sinedrio, la massima autorità religiosa dei Giudei. Compare qui una realtà nuova nella vita della comunità: la persecuzione che era stata preannunciata da Gesù (Lc 12,4-12) e che non abbandonerà più i testimoni del Vangelo in tutto il libro degli Atti. La testimonianza a Gesù non consiste solo in parole e azioni ma è corroborata dalla sofferenza causata dalle persecuzioni.

Pietro e Giovanni davanti al sinedrio (4,1-20)

1Stavano ancora parlando al popolo, quando sopraggiunsero i sacerdoti, il comandante delle guardie del tempio e i sadducei, 2irritati per il fatto che essi insegnavano al popolo e annunciavano in Gesù la risurrezione dai morti. 3Li arrestarono e li misero in prigione fino al giorno dopo, dato che ormai era sera. 4Molti però di quelli che avevano ascoltato la Parola credettero e il numero degli uomini raggiunse circa i cinquemila.
5Il giorno dopo si riunirono in Gerusalemme i loro capi, gli anziani e gli scribi, 6il sommo sacerdote Anna, Caifa, Giovanni, Alessandro e quanti appartenevano a famiglie di sommi sacerdoti. 7Li fecero comparire davanti a loro e si misero a interrogarli: «Con quale potere o in quale nome voi avete fatto questo?». 8Allora Pietro, colmato di Spirito Santo, disse loro: «Capi del popolo e anziani, 9visto che oggi veniamo interrogati sul beneficio recato a un uomo infermo, e cioè per mezzo di chi egli sia stato salvato, 10sia noto a tutti voi e a tutto il popolo d’Israele: nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato dai morti, costui vi sta innanzi risanato. 11Questo Gesù è la pietra, che è stata scartata da voi, costruttori, e che è diventata la pietra d’angolo. 12In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati».
13Vedendo la franchezza di Pietro e di Giovanni e rendendosi conto che erano persone semplici e senza istruzione, rimanevano stupiti e li riconoscevano come quelli che erano stati con Gesù. 14Vedendo poi in piedi, vicino a loro, l’uomo che era stato guarito, non sapevano che cosa replicare. 15Li fecero uscire dal sinedrio e si misero a consultarsi fra loro 16dicendo: «Che cosa dobbiamo fare a questi uomini? Un segno evidente è avvenuto per opera loro; esso è diventato talmente noto a tutti gli abitanti di Gerusalemme che non possiamo negarlo. 17Ma perché non si divulghi maggiormente tra il popolo, proibiamo loro con minacce di parlare ancora ad alcuno in quel nome». 18Li richiamarono e ordinarono loro di non parlare in alcun modo né di insegnare nel nome di Gesù. 19Ma Pietro e Giovanni replicarono: «Se sia giusto dinanzi a Dio obbedire a voi invece che a Dio, giudicatelo voi. 20Noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato». 21Quelli allora, dopo averli ulteriormente minacciati, non trovando in che modo poterli punire, li lasciarono andare a causa del popolo, perché tutti glorificavano Dio per l’accaduto. 22L’uomo infatti nel quale era avvenuto questo miracolo della guarigione aveva più di quarant’anni.

Pietro e Giovanni vengono arrestati e passano la loro prima notte in prigione, ma le loro parole e la loro disponibilità ad andare in carcere per testimoniare il nome di Gesù di Nazaret producono frutti: molti infatti credettero e il numero dei credenti raggiunse i cinquemila (4,4).

Comparsi davanti al sinedrio convocato per interrogarli, Pietro prende la parola annunciando la risurrezione e l’autorità di Gesù con alcune espressioni particolarmente significative: “nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato dai morti, costui vi sta dinanzi risanato (4,10). Questo Gesù è la pietra scartata dai costruttori che è diventata testata d’angolo. In nessun altro c’è salvezza, non vi è infatti sotto il cielo altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati” (4,12). Di fronte alle autorità religiose gli accusati, umile gente del popolo senza istruzione, tengono loro testa e diventano gli accusatori e non solo continuano a nominare colui di cui non si deve più parlare, ma affermano qualcosa di inaudito di lui: in nessun altro nome c’è salvezza se non in quel nome proibito.

A questo punto le autorità religiose capiscono che, dopo che sono stati con Gesù (4,13), qualcosa è avvento in quegli uomini semplici (idiotes) e senza istruzione (agrammatoi): sono stati trasformati.

I membri del sinedrio si consultano e non trovano miglior soluzione che imporre a Pietro e Giovanni di non parlar più di Gesù (4,18), per sentirsi rispondere con un’altra affermazione coraggiosa e scandalosa: «Se sia giusto dinanzi a Dio obbedire a voi invece che a Dio, giudicatelo voi. Noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato» (4,19-20).

Tacere ciò che hanno visto e udito sarebbe rinnegare la loro stessa identità di testimoni. Lungo i secoli molti martiri (testimoni) cristiani affermeranno questo principio e pagheranno con prigionia e morte la fedeltà alla loro identità di testimoni di Gesù di Nazaret.

di Mario Barbero

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Mario Barbero

Padre Mario Barbero, missionario della Consolata, nato nel 1939, è stato a Roma durante il Concilio, poi in Kenya, negli Usa, in Congo RD, in Sudafrica, in Italia, di nuovo in Sudafrica, e ora, dal 2021, nuovamente in Italia. Formatore di seminaristi, ha sempre amato lavorare con le famiglie tramite l’esperienza del Marriage Encounter (Incontro Matrimoniale).

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