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Il Vangelo di Luca, a partire dal fondo

Luca 01. Anno (liturgico) nuovo, vita nuova.

Domenica 29 novembre 2015, per la comunità Cristiana, è iniziato il nuovo anno (liturgico), e durante questo nuovo anno ci terrà compagnia il Vangelo di Luca, il terzo Vangelo. Sarà attraverso la testimonianza di Luca che ogni domenica ci avvicineremo a Gesù guardando i suoi gesti e ascoltando le sue parole.

Luca non si ferma al Vangelo
Tra tutti i Vangeli, quello di Luca ha una particolarità: non si chiude col racconto della risurrezione di Gesù e con l’invio degli apostoli in missione (avete notato come termina ognuno dei quattro Vangeli? Può essere un utile esercizio spendere qualche minuto a leggere le ultime righe di Matteo, Marco e Giovanni per confrontarle con quelle di Luca). In Luca 24, i discepoli, dopo aver visto Gesù «portato in cielo» (v. 51), obbedendo alle sue parole «restate in città finché siate rivestiti di potenza dall’alto» (v. 49), tornano al «Tempio lodando Dio». Ma, unico degli evangelisti, Luca non si ferma qui, egli aggiunge una seconda parte al suo Vangelo. È curioso e interessato a indagare cosa è successo dopo che Gesù è salito al cielo, e perciò scrive un secondo libretto, che sarà chiamato «Atti degli Apostoli», indirizzato allo stesso personaggio, Teofilo, cui aveva indirizzato il primo. Atti inizia agganciandosi all’ultima pagina del Vangelo, con la promessa dello Spirito e l’affidamento agli Apostoli del compito di «essere testimoni a Gerusalemme, in Giudea, in Samaria e fino all’estremità della terra» (At 1,8).  Questa seconda parte dell’opera di Luca racconterà proprio l’espandersi della testimonianza a Gesù sino all’estremità della terra, sotto la forza dello Spirito Santo.

Le prime comunità cristiane andavano a messa?
Atti inizia con la nascita della comunità Cristiana a Gerusalemme. Il suo atto di nascita è l’esperienza della Pentecoste (2,1-13). Una forza dall’alto che investe i discepoli – «Tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue» – e li trasforma in testimoni coraggiosi. Al discorso di Pietro (2,14-41) che annuncia Gesù Messia e Salvatore, seguono le prime conversioni e nasce la prima comunità di circa tremila persone.
«Essi erano perseveranti nell’insegnamento degli Apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere» (2,42). Sono qui elencate le caratteristiche che definiscono l’identità di questa nuova comunità e che saranno elementi permanenti di ogni comunità Cristiana lungo i secoli e in tutti i luoghi.
Un altro particolare interessante di quella prima comunità di Gerusalemme, inizialmente formata da soli Ebrei, è che «ogni giorno erano perseveranti insieme nel Tempio e spezzando il pane nelle loro case, prendevano cibo con letizia e serenità di cuore» (2,46). Come Ebrei frequentavano il tempio, ma, come cristiani, avevano acquistato anche un’altra identità nell’atto di spezzare il pane nelle loro case. Spezzare il pane è il termine più antico per indicare il riunirsi dei discepoli di Gesù allo scopo di ripetere ciò che Egli aveva fatto nell’ultima cena: «Prese il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo “questo è il mio corpo che è dato per voi, fate questo in memoria di mè”» (Lc 22,9).

Per trasmettere la fede
Quando i testimoni oculari scomparvero, l’insegnamento degli apostoli fu trasmesso nelle comunità con la lettura dei Vangeli. Quando si partecipa alla Messa, in qualsiasi parte del mondo si ascolta l’insegnamento degli Apostoli e si spezza il pane come facevano i primi cristiani di Gerusalemme.

«Gesù scelse la mensa anche per consegnare ai discepoli il suo testamento spirituale – lo fece a cena – condensato nel gesto memoriale del suo Sacrificio: dono del suo Corpo e del suo Sangue quali Cibo e Bevanda di salvezza, che nutrono l’amore vero e durevole». (Papa Francesco)

di Mario Barbero

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Mario Barbero

Padre Mario Barbero, missionario della Consolata, nato nel 1939, è stato a Roma durante il Concilio, poi in Kenya, negli Usa, in Congo RD, in Sudafrica, in Italia, di nuovo in Sudafrica, e ora, dal 2021, nuovamente in Italia. Formatore di seminaristi, ha sempre amato lavorare con le famiglie tramite l’esperienza del Marriage Encounter (Incontro Matrimoniale).

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Padre Mario Barbero, missionario della Consolata, nato nel 1939, è stato a Roma durante il Concilio, poi in Kenya, negli Usa, in Congo RD, in Sudafrica, in Italia, di nuovo in Sudafrica, e ora, dal 2021, nuovamente in Italia. Formatore di seminaristi, ha sempre amato lavorare con le famiglie tramite l’esperienza del Marriage Encounter (Incontro Matrimoniale).

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