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La condizione giovanile in Italia oggi

Nel «Rapporto Giovani» un'analisi del mondo giovanile odierno

«Non ci sono più i giovani di una volta? In realtà non ci sono mai stati. Si è giovani sempre in modo diverso rispetto alla generazione dei padri e delle madri, e a volte in modo molto diverso. Più che identificare una categoria di persone, la giovinezza è una fase della vita che ciascuna generazione reinterpreta in modo unico e irripetibile, in base ai vincoli e alle opportunità del proprio tempo».

Partendo da questo stralcio di  sapore sociologico dell’introduzione alla pubblicazione edita da Il Mulino: La condizione giovanile in Italia. Rapporto Giovani 2013, esploriamo l’universo giovanile che vive nella nostra penisola, indagando sugli stili e abitudini di vita propri degli adolescenti e dei giovani italiani oggi, tenendo grosso modo presente il frutto della pregevole indagine svolta dall’Istituto Giuseppe Toniolo (Ente fondatore dell’Università Cattolica del sacro Cuore), a cui si deve l’elaborazione del suddetto Rapporto, pubblicato dalla casa editrice bolognese.
Un processo di crescita non facile
Nel contesto esistenziale attuale, caratterizzato dalla globalizzazione, dall’innovazione tecnologica e dalle complesse trasformazioni demografiche, le generazioni giovanili vivono un processo di crescita critico e travagliato, dove fattori come la fine degli studi, l’ingresso alquanto difficile nel mondo del lavoro, l’uscita dalla casa dei genitori, la formazione di una coppia o, più che nel passato, la scelta di restare single, continuano comunque a rappresentare ancora i momenti fondamentali del passaggio alla vita adulta.
L’àncora della famiglia d’origine

Fino agli anni Settanta del secolo scorso si presumeva che questa transizione alla vita adulta avvenisse tendenzialmente intorno ai 25 anni. Oggi come oggi pur avendo 30 o 40 anni, maschi e femmine, per ragioni anche legate alla crisi economica globale che si percepisce pure in molteplici ambiti culturali, restano ancora presso la famiglia d’origine…

Incertezza e precarietà

L’incertezza e la precarietà costituiscono per i giovani d’oggi le caratteristiche principali del loro tipo di approccio alla vita sociale, facendo sì che un’eccessiva prudenza sia la loro peculiare predisposizione psicologica nell’intento di prendere decisioni e assumersi responsabilità in quest’età moderna.

Il tallone d’Achille

La difficoltà nel trovare lavoro, nel cercare di crearsi un’autonomia economica sono per i giovani d’oggi il vero tallone d’Achille del loro personale processo generazionale. Il nostro Paese, da questo delicatissimo punto di vista che concerne appunto le giovani generazioni nel loro aspetto più problematico, si trova a essere un’economia avanzata occidentale con gravissime e non tanto rosee ripercussioni circa il futuro.

Sfiducia e scoraggiamento

I dati forniti da conferme ufficiali nazionali indicano che le percentuali dei giovani italiani occupati, ossia che hanno la possibilità di avere un lavoro che consenta loro di guadagnare e che hanno un’età compresa tra i 15 e i 24 anni, si aggirano intorno al 10% (la percentuale dell’Unione Europea è invece del 27%). I giovani appartenenti alla cosiddetta generazione Neet (coloro che non studiano e non cercano un lavoro, ma se ne restano rintanati in casa) costituiscono circa il 20%… questa situazione di disagio, riscontrabile nella grande difficoltà a trovare un’occupazione, induce i giovani italiani a cadere in un accentuato sentimento di sfiducia e scoraggiamento sia verso la società che chiude loro ogni possibile sbocco, sia in se stessi e nelle proprie potenzialità. Alcuni ragazzi del nostro Paese allora reagiscono a questo spiacevole stato di cose, andandosene all’estero. I giovani under 30, e in particolare i giovani diventati maggiorenni dopo l’anno 2000, sono succubi e vittime di una crisi economica globale che li ostacola e li rinchiude in una condizione di vita priva di opportunità specifiche per loro, non dimostrano che una scarsa fiducia nelle istituzioni, coltivano i loro talenti nel settore delle tecnologie informatiche, trovano nella famiglia d’origine l’unica base in cui possono sentirsi ancora sicuri e rassicurati.

Il rapporto con i genitori

In un contesto globale caratterizzato da una forte crisi economica la famiglia rimane un sostegno insostituibile a cui i giovani italiani si aggrappano anche da un punto di vista squisitamente emotivo, oltre che legato a fattori di natura prettamente materiale e di mantenimento o sopravvivenza. Il rapporto con i genitori, con la famiglia d’origine è dunque un elemento importantissimo per i ragazzi e le ragazze di oggi, l’unico forse esistente che consente loro di sperare ancora in un futuro migliore. Oltre l’80% di essi si affida ancora alla famiglia d’origine, in pratica per qualsiasi cosa. L’unico neo di questa prospettiva sociale, in cui la famiglia d’origine mantiene per i giovani e con i giovani un ruolo di fondamentale importanza, è rappresentato tuttavia dall’iperprotezione che i genitori o i nonni hanno per i loro figli e nipoti, limitando così le loro capacità reattive ad entrare nella vita adulta, relazionale e sociale.

Bamboccioni

I politici, dal canto loro, non stanno facendo ancora niente di concreto per i giovani, si sono limitati finora a etichettarli e umiliarli con una terminologia spregiativa, mostrando alla collettività la loro incompetenza istituzionale a preparare e gestire politiche di sostegno e guida. Si ricordino infatti epiteti infelici di scalpore mediatico come “bamboccioni” o “schizzinosi”. La realtà pertanto mostra che i ragazzi d’oggi sono di tutt’altra pasta: reagiscono e si mettono in gioco. Ma la crisi si manifesta ostile e dunque più del 70% dei giovani italiani ripiega ad affidarsi all’unico ammortizzatore sociale esistente in Italia: la famiglia d’origine. Nel resto d’Europa, invece, la strategia politica verso i giovani si mostra più matura e responsabile: fornisce a chi fosse in difficoltà un supporto economico  di sostegno, consentito da una politica di welfare più attenta alle esigenze e ai bisogni dei giovani stessi.

Il volontariato

Sul fronte dell’impegno sociale e del volontariato, i ragazzi italiani si dimostrano pieni di attivismo ed entusiasmo, ma in rapporto all’Europa la percentuale dei giovani italiani che si dedicano al volontariato è inferiore rispetto ai loro coetanei europei: 1 su 4 in Europa e 1 su 7 in Italia… Nonostante questo percettibile divario, il senso di solidarietà dei nostri ragazzi nel mondo del volontariato è altamente positivo, sul territorio e a livello locale il loro protagonismo è presente e operativo, caratterizzato  da una sensibilità e intensità davvero straordinarie.

Politica: pollice verso

Sul fronte dei partiti e movimenti politici le scelte dei giovani nel nostro Paese hanno una scarsissima tensione o propensione all’appartenenza, alla mobilitazione o al coinvolgimento. Piuttosto elevata si rivela invece la critica, la diffidenza, quasi il disprezzo, verso la classe dirigente, ossia verso chi fa o farebbe politica e rappresenta il nostro Paese a livello politico e istituzionale.

Nativi digitali

I giovani italiani si distinguono inoltre per un altro fattore legato alle nuove tecnologie. È stato coniato per loro un termine efficace e indicativo: nativi digitali. La generazione degli under 30 è pienamente nativa digitale. Il Web è il loro mondo, la loro chiave di lettura e interpretazione del mondo, della realtà (virtuale), del loro quotidiano. Essi interagiscono con la rete; con twitter, internet e i social network essi ci vanno a nozze.

Preoccupazione per il futuro

La preoccupazione per il futuro è sentita dai giovani in maniera preponderante: i sociologi li definiscono sotto quest’ottica come dei “pessimisti moderati”, relativamente alla precarietà dominante e allo stato di incertezza onnipresente, riequilibrati pertanto da una volontà tenace di non rassegnarsi e tentare di reagire.

Fede e religione

Sul fronte della religione i ragazzi e le ragazze del nostro Paese dimostrano una tendenza ben definita, quella di allontanarsi dalla tradizione e da una fede imposta, e di compiere una scelta di fede personale, che a volte sfiora il fai da te, a volte dialoga o si contrappone all’ortodossia dominante o istituzionale (la Chiesa).

Due fattori negativi

Assolutamente negativa è la fiducia nelle istituzioni, partiti, parlamento e governo vengono letteralmente bocciati. Verso la famiglia d’origine, invece, tutti i dati di indagini nazionali confermano che i giovani mantengono, per forza di cose, un legame molto forte. Il sostegno dei genitori copre tutti i campi: materiale, morale, affettivo. La famiglia d’origine rimane un punto di riferimento imprescindibile di fronte a difficoltà di ogni sorta o disorientamento nelle scelte di vita. Un risvolto negativo in questo quadro di fiducia e sicurezza che reca la famiglia d’origine, è che riduce nei giovani la loro capacità di agire responsabilmente, perché si affidano troppo ai genitori, che li proteggono in modo eccessivo.

Una conclusione

Essere giovani in Italia oggi significa in definitiva vivere in una condizione di effettiva incertezza permanente e di marginalità sociale. Negli ultimi vent’anni i ragazzi e le ragazze del nostro Paese hanno visto affievolirsi in modo sempre più marcato ogni possibilità di rendersi autonomi. A loro la crisi economica globale ha tarpato le ali. È una deriva sociale che non conosce vie d’uscita. I giovani, pur tentando di reagire e mettersi in gioco comunque, sono tagliati fuori. Non esistono tuttora strategie e strumenti concreti per far sì che i giovani di oggi in Italia riescano con serenità a entrare nella vita adulta. Il ripiego, il rifugio nella famiglia d’origine resta una soluzione, ma è auspicabile che la reiterata dipendenza dai genitori non diventi per i giovani un’arma a doppio taglio, un boomerang. Ma sinora mamma e papà o addirittura i nonni costituiscono per i giovani under 30 italiani un’àncora di salvezza inevitabile e imperativa. Il Paese mina strutturalmente le basi del loro futuro. Si fa poco o niente a livello politico per fornire delle risposte convincenti e risolutive. Non si possono più accettare alibi. La crisi economica globale è un dato di fatto. La situazione di precarietà e incertezza in cui versano i giovani è una relativa drammatica conseguenza dalle caratteristiche quasi irreversibili. Si è verificata un’erosione senza precedenti tra i giovani e la società. Le prospettive economiche si sono ridotte al lumicino. L’unico faro che può aiutare i giovani a guardare l’orizzonte con coraggio e speranza, a orientarsi senza cedere alla rassegnazione è e rimane… la famiglia d’origine. I genitori continuano a prendersi cura dei figli, anche ultra quarantenni. Quest’anomalia sociologica e culturale è un effetto inaspettato della crisi economica attuale. I giovani restano più a lungo del previsto fra le mura di casa della famiglia d’origine, e usufruiscono senza problemi delle risorse che continuano a fornire i loro genitori, rafforzando sempre più un legame privato che forse può nuocere ai giovani stessi, rendendoli poco propensi a “uscire di casa”, non trovando più fuori alcuna certezza, poiché l’hanno identificata e provata soltanto fra le mura domestiche.  L’unica altra alternativa è quella di avere la possibilità di scegliere di andarsene via dall’Italia per diventare finalmente adulti e indipendenti…

Per saperne di più: www.rapportogiovani.it 

di Nicola Di Mauro

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