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Apostoli del Brasile

In occasione della Giornata Mondiale della Gioventù di Rio, tredici brevi biografie di figure della Chiesa in Brasile, proposte con stile coinvolgente. Nelle loro vicende di vita e di fede è presentato il volto che le comunità cristiane hanno dato al Vangelo in quella terra: la scelta dei poveri; la diffusione popolare della Parola di Dio; la passione per la giustizia sociale e il riscatto degli oppressi, ad esempio gli indios e gli afro, i piccoli contadini o i meninos de rua.

Gli "apostoli del Brasile" presentati nel libro: i vescovi Helder Câmara, Luciano Mendes de Almeida, José Maria Pires, Pedro Casaldáliga, Franco Masserdotti; donne come Margarida Maria Alves, Dorothy Stang, beata Dulce; e poi Carlos Mesters, Hans Stapel e, dall’Italia: Marcello Candia, p. Augusto Gianola, p. Ezechiele Ramin.

Autori: Bernardelli Giorgio, Fazzini Gerolamo
• Giorgio Bernardelli – Giornalista del mensile "Mondo e Missione", è collaboratore di "Avvenire" e scrive per "Vatican Insider", sito del quotidiano "La Stampa".
• Gerolamo Fazzini – Direttore editoriale di "Mondo e Missione" ed editorialista di "Avvenire". Autore di numerosi libri.

anno: 2013
formato: 13×19
pagg. 64
euro 5.00

INDICE

Presentazione di Marcelo Barros: Servono nuovi testimoni, 5

Per chi va a Rio… e per chi resta, 10
Helder Câmara La fiamma della profezia, 11
Dorothy Stang Martire del creato, 15
Ezechiele Ramin «Abbiate un sogno», 19
Beata Irmã Dulce L’angelo dei poveri, 23
Marcello Candia Da ricco che era, 27
Augusto Gianola L’avventura della missione, 31
Luciano Mendes de Almeida L’amico dei meninos de rua, 35
Margarida Maria Alves Martirio di una sindacalista, 39
Franco Masserdotti Il vescovo imprevisto, 43
José Maria Pires Cristo è anche nero, 47
Hans Stapel Nelle fattorie della speranza, 51
Carlos Mesters La Parola affidata al popolo, 55
Pedro Casaldáliga «Morirò in piedi», 59

PRESENTAZIONE
Servono nuovi testimoni
di Marcelo Barros

«Fornai, falegnami, sarte e tessitrici cercansi». Un tempo si potevano vedere di frequente cartelli come questo sui muri o ai cancelli di imprese e officine nell’interno del paese o nelle periferie delle città del Brasile. Mi piacerebbe leggere, oggi, sulle porte delle nostre chiese: «Profeti e apostoli cercansi».
Un annuncio come questo sarebbe necessario non perché le nostre comunità siano prive di profeti e apostoli. Grazie a Dio ce ne sono, e molti. Ma l’esigenza è così grande e permanente che ci sembrano pochi. Servirebbero più uomini e donne con la stessa forza e dinamismo di quei profeti che hanno dato alla nostra chiesa il volto specifico e originale delle razze e dei colori di questo continente sofferente e sfruttato. Forse stiamo chiedendo tanto perché lo Spirito ci ha abituati male. In un passato recente, in Brasile e in America Latina ci ha dato talmente tanti profeti, profetesse e apostoli che adesso, pur sapendo che ne abbiamo ancora di validi, non possiamo evitare la nostalgia di un’epoca in cui la nostra chiesa era un vero vivaio di profeti e apostoli.
In un continente come quello latinoamericano, in cui la fede cristiana arrivò insieme ai colonizzatori, la chiesa che qui ha messo radici non ha sempre percepito la stridente contraddizione esistente fra Vangelo e realtà sociale e politica dei nostri paesi. A Medellín, in Colombia, la seconda Conferenza dell’episcopato latinoamericano nel 1968 parlò di una realtà di «ingiustizia strutturale e istituzionalizzata». Da quel momento la chiesa, chiamata a essere povera, missionaria e pasquale, si mise al concreto servizio del popolo nel suo cammino di liberazione. Quella opzione ha suscitato nelle comunità gruppi profetici e pastori fedeli. Questi non si distinsero tanto come predicatori di una dottrina religiosa o di una morale, quanto perché si posero come fratelli e sorelle dei più impoveriti, di indios, neri e gente delle periferie. Sono stati profeti e apostoli perché con le loro vite, molto concretamente, hanno testimoniato la presenza amorevole e liberatrice di Dio nella vita e nelle lotte del popolo. In greco, il termine «apostolo» significa inviato; nel Vangelo, Gesù chiama i suoi discepoli, li lega a sé perché siano apostoli, ossia inviati e rappresentanti del regno del Padre − in altre parole: del progetto divino sul mondo. Questi uomini e donne possono certo svolgere questa missione attraverso un servizio religioso (nella società del tempo di Gesù tutta la vita era immersa nella religione). Però essi sono apostoli in quanto profeti: portavoce del Regno. Nei nostri tempi avvertiamo talvolta, nell’aria che respiriamo nella chiesa, un vento gelido che pare voler zittire i profeti e impedire alla primavera di fiorire. È grave, perché una chiesa senza profeti e senza apostoli del Regno è anemica e destinata a diventare sale insipido. Non serve più a niente. Ora, i profeti e le profetesse che resistono a questa ondata di freddo invernale hanno bisogno di sostegno fraterno, di incoraggiamento, per proseguire il loro cammino spesso incompreso.
In tale contesto ecclesiale, e del mondo in cui viviamo, questo libro è un regalo prezioso, necessario al popolo di Dio e specialmente alla gioventù cristiana. Ci fa conoscere una serie di uomini e donne, profeti e apostoli di Dio nel Brasile degli ultimi trent’anni. Fra i tredici qui presentati ci sono vescovi, preti, religiose. Alcuni, come Margarida Alves e Marcello Candia, sono laici o laiche. Tutti, come dice Gesù, sono «beati perché hanno avuto fame e sete di giustizia» e come i profeti antichi sono stati perseguitati (Matteo 5,6.12). Grazie a Dio, alcuni di loro sono vivi e ancora in azione. La maggior parte ha già dato la vita per la giustizia e perché il regno divino si realizzi in questo mondo.
Ho avuto la grazia di conoscere personalmente diversi di questi profeti e martiri, di essere loro amico e compagno di missione. Ciascuno di quelli qui raccontati in poche pagine ha una sua peculiarità e un carisma proprio. La lista è esemplificativa e potrebbe essere allungata con altre figure note, tanto in campo ecclesiale come nel contesto sociale e politico. I brasiliani fanno memoria anche di persone come Betinho (Herbert de Souza), che fondò la Commissione nazionale contro la fame, e Chico Mendes, che diede la vita per difendere l’Amazzonia e i popoli della foresta. Solo per citarne due che non avevano un rapporto diretto con la chiesa, ma che la maggior parte dei brasiliani riconosce come profeti del regno di Dio. Potremmo aggiungere a questa lista anche profeti e profetesse di altre tradizioni spirituali, come Mãe Menininha do Gantois, sacerdotessa del candomblé, che ha dedicato tutta la vita alla difesa dell’identità e della cultura afro, e Chico Xavier, un medium spiritista che si spendeva per venti ore al giorno a consolare i sofferenti e gli afflitti. Sono stati entrambi veri apostoli dell’amore divino nelle loro culture e religioni.
Nel leggere questo libro vi sentirete stimolati anche voi ad aggiungere altri nomi, per esempio quelli di volontari e missionari, di gente comune, che conoscete o di cui avete sentito parlare, e che sapete essere dediti alla causa del regno di Dio e della sua giustizia. Se da parte mia volessi elencarli tutti, servirebbero molti libri anche solo per riassumere la vita di giovani e ragazze liberamente consacrati in organizzazioni come il Movimento dei lavoratori cristiani o il Movimento dei lavoratori senza terra, o che semplicemente aiutano le nostre parrocchie a costituirsi come comunità locali nella linea che la chiesa latinoamericana propose nelle Conferenze di Medellín e di Puebla (Messico, 1979).
Sono stato discepolo di uno dei grandi profeti proposti nelle pagine seguenti e che la chiesa del Brasile ha avuto la grazia di avere come pastore e apostolo: dom Helder Câmara. Ricordo una visita, quando era quasi nel suo letto di morte. Ero stato ordinato prete da lui e per anni avevo lavorato come suo segretario per l’ecumenismo. Gli chiesi una parola di vita. Con molto sforzo, ormai quasi incapace di parlare, mi sussurrò: «Non lasciar cadere la profezia!». Ho la convinzione che quella parola non fosse rivolta solo a me, ma a voi tutti, in particolare ai giovani che leggono questo piccolo libro.
La maggiore utilità della sua lettura, e la gioia più profonda dei suoi autori come pure degli apostoli e delle apostole qui rappresentati, sarà per l’appunto di veder avverarsi questa conseguenza: che le storie e le testimonianze vive qui descritte facciano sentire altri giovani e ragazze di oggi eredi di questi profeti e profetesse. E che, pur nel mezzo delle difficoltà inerenti a ogni profezia, sappiano porsi con umiltà ma anche con chiarezza come nuovi testimoni del meraviglioso mistero che rivelano: che il nome del volto divino è giustizia. Fin dai tempi biblici i profeti dicevano: il nome del nostro Dio è giustizia (cfr. Isaia 30,18).
Che questa lettura vi aiuti a riprendere la loro missione profetica e ad essere testimoni del Dio che rinnova l’umanità e dice: «Io faccio nuove tutte le cose» (Apocalisse 21,5-7).

di EMI – Editrice Missionaria Italiana

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