Slow page dei Missionari della consolata

Il senso di te

scoprire il senso profondo della tomba vuota

 

I racconti evangelici di questa settimana narrano invariabilmente tutti lo stesso fatto: la Resurrezione di Gesù. L’insistenza rivela l’importanza, la centralità che questo evento riveste nell’economia della storia della salvezza e questi racconti sono lì per aiutarci a scoprire il senso profondo della tomba vuota.
Dico senso, e non ragione, per evitare il pericolo di imboccare un cammino squisitamente razionale e per poter esplorare tutta la gamma di sensazioni, emozioni, percezioni di cui i racconti evangelici sono ricchissimi. Quelli della Resurrezione non fanno eccezione.
Gesù risorto appare, viene visto, intuito, parla, viene ascoltato e viene toccato, abbracciato. Essere testimoni di Gesù significa, innanzitutto, aver incontrato Gesù, avere fatto esperienza diretta, "fisica" della sua presenza.
Ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita (poiché la vita si è fatta visibile, noi l’abbiamo veduta e di ciò rendiamo testimonianza e vi annunziamo la vita eterna, che era presso il Padre e si è resa visibile a noi), quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi (1GV 1, 1-3).

L’inizio dell prima lettera di Giovanni non lascia spazio ad equivoci e interpella noi missionari ad un serio esame di coscienza. L’annuncio si fonda su una testimonianza, altrimenti non è annuncio, ma conversazione da intrattenimento o, nella migliore delle ipotesi un reportage con uno spessore culturale più o meno pronunciato. Non annunziamo una dottrina, ma presentiamo una persona che abbiamo incontrato, conosciamo bene e di cui, davanti al mondo intero, possiamo garantire.
Davvero ci è così difficile rinverdire le occasioni in cui, nella nostra vita, possiamo aver incontrato il Risorto? In una pagina della Scrittura? Magari in un momento di particolare silenzio? Nella contemplazione di qualcosa di estremamente bello? O, forse, nelle parole o nei gesti di qualche persona che attraverso un gesto di bontà, perdono, misericordia… o anche dolore, ci ha rivelato il senso profondo di quanto in questi giorni celebriamo.

di Ugo Pozzoli – da ovunquevado.blogspot.it

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