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Nigeria a libertà religiosa limitata

Gli attentati alle chiese da parte degli islamisti Boko Haram mettono in pericolo la libertà di religione.

Da diverse settimane quasi ogni domenica diversi cristiani vengono uccisi da uomini armati e attentati kamikaze. E diversi musulmani rimangono vittime di rappresaglie indiscriminate da parte dei cristiani esasperati. L’ultimo episodio è quello di domenica 17 giugno, costato 23 vittime, tra cui 4 bambini, tra i cristiani di tre chiese dello stato settentrionale a maggioranza islamica di Kaduna prese di mira da un attacco coordinato del gruppo islamista radicale Boko Haram. Nello stesso giorno la furia dei sopravvissuti ha provocato altri 25 morti tra la popolazione musulmana.
Domenica scorsa 24 giugno non si sono verificati assalti alle chiese che in alcune città settentrionali sono sempre più vuote per l’esodo dei cristiani verso il sud e per la paura provata da quelli rimasti, ma il gruppo armato non ha concesso tregua ai nigeriani assaltando la prigione di Damaturu, liberando circa 40 prigionieri e uccidendo quattro agenti. Nella serata dello stesso giorno un attentato esplosivo ha preso di mira alcuni bar nella città di Bauchi ferendo nove persone, tra cui una donna e un bambino di tre mesi.  Dal 1999 più di 14mila nigeriani sono stati uccisi in episodi di violenza legati alla religione. L’annosa tensione tra il sud del paese a maggioranza cristiana, ricco di petrolio, e il nord povero a maggioranza musulmana si sta esprimendo negli ultimi mesi in un’escalation di violenze che vanno ad aggravare una situazione generale caratterizzata da continue violazioni dei diritti umani anche da parte delle forze di sicurezza istituzionali.
Boko haram (locuzione che in lingua hausa significa “l’educazione occidentale è peccato”) è una setta musulmana nigeriana che lotta per l’islamizzazione del paese. Fondata nel 2002 a Maiduguri, capoluogo dello stato di Borno, da Ustaz Mohammed Yusuf, negli ultimi anni ha incrementato la sua presenza e le sue azioni contro stazioni di polizia, militari regolari, funzionari governativi, bar e birrerie, chiese cristiane, ma anche musulmani ritenuti troppo moderati o apertamente contrari al loro operato. Dopo l’uccisione del fondatore, avvenuta nel luglio 2009 e seguita da scontri sanguinosi che hanno provocato più di 800 vittime in pochi giorni, Boko Haram ha impresso una svolta alla propria attività divenendo una vera e propria milizia di impronta qaedista. Sembrano certi infatti i contatti con Aqmi (Al Qaeda nel Magreb Islamico).
Il paese, abitato da 162 milioni di persone, di cui circa il 50% musulmane, il 40% cristiane e il 10% appartenenti a religioni tradizionali, al 156° posto nella classifica dell’UNDP (Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo) per l’indice di sviluppo umano, conta diverse etnie e più di 500 dialetti locali. Inserito nella lista dei paesi da tenere sotto osservazione da parte dell’USCIRF (Commissione Usa per la libertà religiosa) già nel 2002, e nella lista dei paesi a più alto rischio per la libertà religiosa dal 2009, è considerato un paese con livello moderato di restrizioni governative della libertà religiosa, ma con un indice di ostilità sociale molto alto dagli studi del Pew Forum (autorevole Ong con base a Washington).

di Luca Lorusso

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