Slow page dei Missionari della consolata

Tutti per Uno. La Consolata a Madrid

Centotrenta giovani dei centri dei Missionari della Consolata di tutto il mondo si sono messi in viaggio…

«Cari amici: siate prudenti e saggi, edificate la vostra vita sulla base ferma che è Cristo. Questa saggezza e prudenza guiderà i vostri passi. […] Allora sarete beati, felici, e la vostra allegria contagerà gli altri. Si domanderanno quale sia il segreto della vostra vita e scopriranno che la roccia che sostiene tutto l’edificio e sopra la quale si appoggia tutta la vostra esistenza è la persona stessa di Cristo, vostro amico, fratello e Signore». Benedetto XVI (nome in codice: B16) ha iniziato così l’avventura della Giornata Mondiale della Gioventù tenutasi a Madrid dal 16 al 21 agosto, riprendendone il tema: «radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede».
Anche noi c’eravamo e, insieme ad altri due milioni di giovani, lo abbiamo gridato, cantato e testimoniato: eravamo lì per Cristo!
Preghiera, famiglia e missione. Questi sono gli elementi che hanno caratterizzato la nostra esperienza estiva, iniziata a Toledo tra di noi «consolatini», e proseguita a Madrid seguendo il programma ufficiale della GMG. Centotrenta giovani provenienti dai centri dei Missionari della Consolata di tutto il mondo si sono messi in viaggio per incontrarsi, per condividere le proprie vite e per sentirsi una cosa sola nella dimensione universale della missione.
Keniani, Tanzaniani, Polacchi, Portoghesi, Latinoamericani e Italiani. Culture, realtà, lingue e storie diverse, ma la stessa voglia di fare il punto sul proprio cammino di vita, di combattere per le cose importanti e di testimoniare e rinnovare il proprio impegno per la missione.
Ci siamo sentiti a casa, cercavamo di capirci, parlavamo  principalmente in inglese, ma piano piano anche le altre lingue hanno cominciato a diventare familiari e allora… via a maldestri tentativi di salutare in polacco o di pronunciare qualche parola in portoghese. I canti religiosi in lingua, che costituiscono il repertorio tradizionale dei missionari della Consolata, ci sono stati di aiuto. Chitarre, bonghi, jambé e tastiera; musica e danze ci hanno uniti ancora prima di ogni parola. Alla fine bastava un’occhiata o un gesto e ci si comprendeva al volo. Sombreros grandissimi, tazze di mate, costumi tradizionali; pigiama party sotto le stelle e corse con i sacchi a pelo hanno colorato le nostre giornate. Ma non è tutto qui…
I giorni a Toledo sono stati caratterizzati da lavori di gruppo e da riflessioni guidate sui temi della speranza, della fede e della vita eterna. Non sono mancati momenti culturali, come la visita alla città, e momenti di festa, come i canti e le danze nell’ambito del festival musicale organizzato dalla diocesi di Toledo. Abbiamo anche vissuto un po’ di missione concreta andando a far visita ai malati di un ospedale e agli anziani di una casa di riposo. In entrambi i luoghi siamo stati accolti con entusiasmo, semplicità e… tanta curiosità. Tutti facevano a gara per parlare con noi e per raccontare qualche episodio della loro vita. Abbiamo ricevuto abbracci e sorrisi affettuosi. Nonostante lo spagnolo approssimativo di molti di noi, siamo riusciti a comunicare ugualmente portando un po’ di gioia ed allegria anche attraverso i nostri canti.
La celebrazione della messa, nei giorni di Toledo e poi anche a Madrid, ha sempre rappresentato un momento fondamentale delle nostre giornate. Non potevano proprio mancare momenti dedicati al nostro più grande compagno di cammino, in sintonia con quanto il Papa ci ha detto: «ascoltate veramente le parole del Signore perché siano in voi “spirito e vita” (Gv 6,63), radici che alimentano il vostro essere, criteri di condotta che ci assimilano alla persona di Cristo: essere poveri di spirito, affamati di giustizia, misericordiosi, puri di cuore e amanti della pace. Fatelo ogni giorno con costanza, come si fa con il vero amico che non ci defrauda e con il quale vogliamo condividere il cammino della vita».
Dopo Toledo ci siamo messi in marcia: todos a Madrid!
Nella capitale spagnola, ci siamo uniti ai giovani, provenienti da ogni parte del mondo, che hanno risposto all’invito del Papa. Il fatto che il nostro fosse un gruppo interculturale ci ha permesso di fare festa ogni volta che incrociavamo pellegrini, non solo italiani, ma anche di altri Paesi. Era come un ritrovarsi in famiglia. Le strade della città risuonavano di canti ed erano piene di gente, di colori, di bandiere. Non so se la Spagna abbia mai assistito ad un così grande ritrovo di persone entusiaste della vita e per la vita.
Al mattino animavamo la catechesi spagnola in una parrocchia vicina al collegio dove dormivamo  e nel pomeriggio partecipavamo agli incontri con il Papa.
Dicono che la Spagna sia il paese del sole ed infatti il sole ci ha fatto sempre sentire la sua gradevole presenza picchiando martellate bollenti sulle nostre teste e spesso la temperatura ha superato i 35 gradi. Il livello dell’organizzazione spagnola non è stato proprio “svizzero” (si dirà: per forza sono spagnoli!) ed ha creato un certo numero di problemi a tutti noi poveri pellegrini: nella notte di veglia all’aeroporto dei «4 Vientos» (un nome, un programma!) il viento ha fatto collassare alcune delle tende adibite a cappella. Noi eravamo sotto una di queste e per fortuna nessuno è rimasto ferito, ma lo spavento è stato grande.
Le difficoltà sono state però un «bel» punto di forza: il legame creatosi nel nostro gruppo si è rinforzato; abbiamo fatto squadra; ognuno ha tirato fuori i propri talenti e padri, suore e giovani si sono impegnati a prendersi cura gli uni degli altri.
C’era suor Mary, l’infermiera, con la sua inseparabile valigetta del pronto soccorso, infaticabile e sempre pronta a “prendere al volo” chi sveniva per il caldo e la fatica; Ugo, un ragazzo portoghese, che si è ferito ad un braccio nel tentativo di fermare un’ambulanza, i muscolosi polacchi che ci hanno aiutato ad uscire dalla cappella in fase di crollo mantenendo aperto un varco nella tenda… e tanti altri eroi silenziosi… questa è vera missione!
Ora ciascuno di noi è tornato a casa, arricchito da questa esperienza missionaria e da nuove amicizie sparse in tutto il mondo. Oltre i ricordi, ci portiamo nel cuore le parole di “ B16”: «Penso che la vostra presenza qui, giovani venuti dai cinque continenti, sia una meravigliosa prova della fecondità del mandato di Cristo alla Chiesa: "Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura". Anche a voi  spetta lo straordinario compito di essere discepoli e missionari di Cristo in altre terre e paesi dove vi è una moltitudine di giovani che aspirano a cose più grandi e, scorgendo nei propri cuori la possibilità di valori più autentici, non si lasciano sedurre dalle false promesse di uno stile di vita senza Dio».

Francesca Allasia

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