Slow page dei Missionari della consolata

Io di qua, tu di là… della montagna.

La differenza e l’uguaglianza esistono una in virtù dell’altra: si stabilisce un confine e si decide chi o cosa è di qua, chi e cosa è di là.

Cosa cambia e come sopravvivere nel transalpino.

La differenza e l’uguaglianza esistono una in virtù dell’altra: si stabilisce un confine e si decide chi o cosa è di qua, chi e cosa è di là.
Siamo abituati a pensare che, rispetto a noi, il diverso è infinitamente lontano e del tutto opposto, completamente irraggiungibile e definitivamente inconciliabile.
I “diversi” che bussano alle nostre porte sono gli extracomunitari: “sono uomini anche loro, noi non siamo razzisti, ci apriamo alle novità … però”. Però la nigeriana sul pullman grida al cellulare come se stesse parlando con il polo opposto dell’universo, il marocchino ha un odore strano e non parliamo poi della zingarella del mercato che col bambino in braccio, i capelli unti e gli occhi sulla nostra borsa proprio non ci va giù. In fondo – sosteniamo – il nostro problema non è umano, bensì ha a che fare con il nostro profondo senso civico: queste persone non hanno documenti, non si trovano in una posizione regolare sul nostro territorio nazionale, vi sono entrati dopo un viaggio in barcone al cui termine noi, pietosi, li abbiamo accolti anche se avremmo potuto respingerli.
Al contrario, chi fa parte dell’Europa è come noi.

E invece… no.

Abito in Francia da diversi mesi e vi posso assicurare che le cose più banali e quotidiane cambiano in un modo sorprendente.
Arrivate in un paese straniero, anche il più vicino a casa vostra, e di colpo diventate stranieri.
Siete fortunati: stranieri, ma “comunitari”. Cosa significa? Che avrete molti più diritti e vantaggi di un extracomunitario ad ambientarvi, socialmente e amministrativamente. In pratica, però, dovrete rimboccarvi le maniche per trovare la maniera di “sopravvivere”.
Attenti a seguire un cartello verde e partire ai 130 km/h: rischiate una multa, siete su una statale; le autostrade sono indicate in blu, non il contrario.
Non fermatevi ad un semaforo lampeggiante per paura di andare incontro ad un pericolo: l’auto che vi segue entrerà istantaneamente col cofano nel vostro bagagliaio perché il giallo intermittente, qui, significa via libera.
Cercate un lavoro non specializzato? Studiate e postulate per uno stage? Stracciate le vostre quattro pagine di CV “formato europeo” che avete utilizzato per cercare un lavoro in nero come cameriere a Torino se non volete farvi ridere dietro dal reclutatore a causa del curriculum troppo “pretenzioso”… scrivetene uno che rientri in una facciata di un foglio formato A4, coloratelo, non raccontate tutto il vostro passato, limitatevi alle vostre competenze pratiche, inserite una foto scattata in un bel momento della vostra vita (che probabilmente non corrisponde ai minuti di claustrofobia trascorsi all’interno della macchinetta automatica che vi diceva di sorridere meglio): sarà tutto molto più apprezzato!
Non stupitevi se appena entrati in un grande magazzino di articoli per la casa o per il giardino qualcuno vi saluterà e in ogni reparto un membro del personale apparirà al vostro servizio, domandandovi se avete bisogno di qualcosa in particolare: non c’è un grande fratello che vi tiene d’occhio, semplicemente si usa così.
Le prime persone a cui vi presenterete e che vorranno baciarvi sulle guance non hanno alcuna intenzione di saltarvi addosso: qui ci si bacia anche quando non ci si conosce, indipendentemente dal sesso. A seconda della zona del paese e del momento della giornata il numero di baci potrà variare da uno a tre; ma se oggi avete incontrato e baciato qualcuno ad una certa ora, rifarlo più tardi con la stessa persona risulterà un’azione di troppo. Molto limitato è qualsiasi altro genere di contatto fisico se non tra intimissimi.
Se vi offrono qualcosa e voi rispondete ça va, va bene, rischierete di rimanere delusi nel vedervi portare via da sotto il naso ciò che desideravate: “va bene” sottintende che state già bene così, senza ciò che vi era stato proposto!
Avete bisogno di un dottore? Tranquilli! Avete il vostro codice fiscale/Carta Europea di Assicurazione Malattia con voi e siete in Europa, dunque siete a cavallo! Non stupitevi, però, se nessuno sa cosa sia. Portate dei soldi liquidi con voi, qui una consultazione dal medico la si paga come le caramelle al supermercato (solo un po’ più cara). Il rimborso è un’altra storia. Ci va un po’ di esperienza e tanta fortuna negli incontri giusti (come trovare qualcuno che ne sappia qualcosa?)… non vi svelerò tutto per non togliervi il gusto di galérer un po’, “dare i numeri”!
Per comprare due pesche al supermercato o pagare un trattamento di bellezza potrete usare un assegno; al contrario il bancomat è poco utilizzato.
A Natale non stupitevi se non vedrete troppe luci colorate per le strade, né a Pasqua di trovarne ancora nei giardini: il paese è talmente laico che è addirittura inutile commercializzare troppo le feste religiose.
Raccontate del vostro Bel Paese, della varietà che lo caratterizza: tutti si stupiranno nel sentirvi dire che a distanza di trenta chilometri da casa vostra la gente ha un altro accento, parla un dialetto diverso dal vostro e conosce cibi differenti. Insegnate a preparare dei buoni piatti di pasta e mostrate come si usa una moka per il caffè… insistete, metteteci l’anima nel trasmettere la vostra cultura, ma non deprimetevi se tutti continueranno a fare n’importe quoi, quel che vogliono: pasta incollata e scondita da usare al posto del pane e caffè che sembra acquerello marrone (tenetevi una caffettiera da parte solo per voi se non la volete vedere bruciata dopo due giorni!).

Vi racconto tutto ciò per due motivi: per fornirvi in pillole qualche consiglio pronto all’uso se dovesse capitarvi di varcare le Alpi per un giorno o forse più. Per dimostrarvi che l’affermazione “gli extracomunitari sono diversi da noi europei, che invece siamo tutti uguali” non è un assioma (un principio ritenuto evidente e quindi indimostrabile e da non dimostrare, su cui ci si basa per costruire quadri teorici complessi), bensì un teorema del tutto sbagliato.

Di tutto ciò che ho descritto non mi stupisco più, ma ancora mi tocca il quotidiano sentir parlare di suicidi da quando vivo in Francia; mi disturba il clacson istantaneo dell’auto dietro la mia se sono la prima della fila al semaforo che da rosso diventa verde appena entro in Italia. Non sopporto il “ma perché fanno tutto al contrario da noi?” che sento rispettivamente da una parte e dall’altra delle Alpi: chi è nel torto? Vi risponda chi sa dimostrarmi se è nato prima l’uovo o la gallina…

 

Nadia Anselmo

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